Pietro Pisano
Le scienze umaniste dovrebbero accompagnare, limitare e contenere lo sviluppo tecnologico, producendo regole. Nei confronti dell’intelligenza artificiale, per esempio, sono necessarie una serie di norme che mantengano quest’innovazione all’interno di un preciso binario etico. Appiattirsi totalmente sulla tecnologia, significa infatti arrendersi di fronte a una forma di piattezza eretica, che genera disoccupazione e declina pericolosamente verso il dominio delle macchine sull’uomo. Un rischio che dovrebbe diventare prioritario, in quanto emergenza da non sottovalutare. Lo ha ammesso anche l’ideatore di ChatGPT, Sam Altman, di fronte al Congresso Usa. E lo ha ribadito il professor Osborne dell’Università di Oxford, dichiarando, in un’intervista al ‘Guardian’, che si tratta “di rischi esistenziali, che stanno diventando una preoccupazione concreta”. Per la nostra generazione, cresciuta a ‘pane e fantascienza’, l'intelligenza artificiale era un semplice elemento narrativo. Solo Isaac Asimov lo poneva come argomento centrale della sua produzione letteraria. Il tema risulta da sempre collegato a quella ‘ribellione delle macchine’, in cui i computer sono destinati a rivoltarsi contro gli esseri umani che li hanno programmati. E’ questo il caso del computer Multivac, prodotto dalla penna dello stesso Asimov e di Hal 9000, di Stanley Kubric, richiamato nei primi anni duemila dallo stesso Waletr Veltroni. Ma questo è anche il messaggio sotteso nel film ‘Terminator’, un cyborg sterminatore che scatena una spietata guerra contro la specie umana, mentre in ‘Matrix’, scritto e diretto dalle sorelle Wachowski, le macchine intelligenti tengono in schiavitù miliardi di esseri umani, per trarre da essi energia elettrica. I robot e gli androidi sono, insomma, un classico del cinema e della letteratura, nell'ipotesi che le macchine possano man mano diventare sempre più simili agli esseri umani sviluppando una personalità ‘umanizzata’, estremamente evoluta. Un nuovo nemico all’orizzonte, insomma. Creato, però, proprio dall’uomo, che dunque rimane il vero demone originario. Come quando Nobel inventò la dinamite per costruire gallerie. E non per fare le guerre.





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