Pietro PisanoSono passati più di sette mesi dalla fatidica data (24 febbraio) che ha sancito l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Un’aggressione su larga scala, diretta conseguenza del piano imperialistico di Vladimir Putin e del suo entourage, messo in atto già a partire dall’annessione della Crimea nel 2014, fino al sostegno militare del Donbass separatista. In momenti come questi, dove la nebbia della guerra sembra prevalere su tutto, un libro come quello della giornalista Marta Ottaviani, intitolato: ‘Brigate Russe: la guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker’ (Ledizioni, gennaio 2022), diviene uno strumento davvero utile e prezioso per capire le strategie dell’infowar perpetrata dalla Federazione russa. Il lavoro della Ottaviani, costellato da una vasta documentazione sia web, sia cartacea, mette in guardia il lettore dal pericolo della disinformazione russa, la quale si avvale  di un vero e proprio esercito di troll: le ‘brigate del web’ al soldo del Cremlino che, oltre a diffondere fake news, cercano di influenzare l’opinione pubblica su internet pubblicando migliaia di commenti favorevoli alle posizioni di Putin. La ‘dottrina Gerasimov’ (dal nome di un generale russo, Valerij Gerasimov, che ne ha indirettamente forgiato i principi, ndr) è la strategia che ha permesso alla Russia di invadere la Crimea quasi silenziosamente e di appoggiare i separatisti del Donbass senza mai dichiarare guerra all’Ucraina. Tuttavia, a partire dal 24 febbraio di quest’anno, i metodi del nuovo imperialismo russo sembrano essere cambiati: da un tipo di guerra non lineare, si è passati a un conflitto armato ben più convenzionale e aggressivo. L’intervista che abbiamo fatto a Marta Ottaviani ci rivela da dove nasce il ‘putinismo’ e perché il nostro Paese sia quello che, più di ogni altro in Europa, risulta innervato da posizioni ‘filorusse’. Abbiamo parlato anche delle critiche mosse al cosiddetto ‘pensiero unico’ e di un possibile scenario ‘post-Putin’.

Marta Ottaviani, i canali di informazione e, soprattutto, di controinformazione sono stati largamente colonizzati dalla propaganda russa: cosa ha permesso una diffusione e un consenso così ampio, sia a destra che a sinistra? La sua presenza era così pervasiva anche prima dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Federazione Russa?
 “La presenza russa in Italia è sempre stata molto importante. La guerra in Ucraina ha segnato, da una parte, l’apogeo, dall’altra la dimostrazione che la Russia riesce, direttamente o indirettamente, a influenzare non solo la nostra informazione, ma anche il sentimento dell’opinione pubblica. I motivi sono tanti e diversi. Non dimentichiamoci che l’Italia ha avuto un Partito comunista molto potente, che ha lasciato strascichi di molti tipi. Il presidente Berlusconi è amico personale del presidente Putin e Matteo Salvini è una persona che, in passato, ha espresso giudizi lusinghieri nei confronti del capo del Cremlino. Ciò significa che la simpatia per la Russia, in Italia, ha radici culturali e politiche diverse, legate a motivazioni diverse”.

Nel suo libro ‘Brigate Russe – La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker’, lei ha illustrato con estrema chiarezza come la Russia stia manipolando l’opinione pubblica nel resto del mondo secondo le tecniche occulte della guerra non lineare: questo modo di operare mediante disinformazione e propaganda è in qualche modo equiparabile a quanto fatto dagli Stati Uniti, in passato, per mezzo della Cia?
 “No, direi proprio no. La Russia lo usa come vera e propria arma offensiva e, soprattutto, si rivolge alla manipolazione dell’opinione pubblica per destabilizzare i Paesi dall’interno con la disinformazione, che sfocia nel ribaltamento della realtà su larga scala”.

Aleksandr Gel'evic Dugin è stato spesso presentato da parte della stampa nostrana come l’ideologo di Putin, ma è davvero cosi? Come nasce e si sviluppa il ‘putinismo’? Quali sono le personalità più influenti che ne hanno formato il sostrato ideologico?
“Putin è sicuramente affascinato dagli ‘euroasianisti’, ma dire che Dugin sia il suo ideologo è un’esagerazione non accettabile. Diciamo che il presidente si è ispirato a più filosofi, prendendo spunto, di volta in volta, da alcune parti del loro pensiero, per poi metterle tutte insieme. Il pensatore che lo ha ispirato maggiormente è Ivan Il'in, ma ha attinto anche al pensiero del ‘Nietzsche russo’, Konstantin Leont'ev, dagli slavofili Chomjakov, Kireevskji, Danilevskij e, appunto, dagli eurasiatisti Gumilëv e Savitskij”.

La controinformazione accusa spesso il ‘mainstream’ e il ‘pensiero unico’ di ridurre la narrazione della guerra in Ucraina a una contrapposizione tra buoni e cattivi. Eppure, seguendo i discorsi dei filorussi, gli Stati Uniti e la Nato sarebbero responsabili di tutti i mali del mondo, mentre la Russia agisce e ha agito in maniera violenta solo perché provocata: non sembra anche a lei che ci sia l’intenzione, da parte del Cremlino e dei suoi simpatizzanti, di creare un altro ‘pensiero unico’, ancor più semplicistico e intollerante di quello occidentale?
 “Assolutamente. Come dice Vladislav Surkov, ex advisor di Putin, nell’epoca della confusione una sola verità non esiste. E la Russia vede la libertà di espressione che c’è da noi e non da loro, come un ‘ventre molle’ in cui colpire per fare passare la sua versione dei fatti”.

Nel nostro Paese, moltissimi esponenti politici e culturali ‘equidistanti’ dichiarano con forza di essere contro Putin e il suo operato. Tuttavia, nei discorsi di costoro affiorano sempre, in un modo o nell’altro, le tesi della propaganda russa: come spiegherebbe questo apparente contrasto? Come è possibile distinguere la ‘buona fede’ da un tipo di propaganda che mira a farsi sempre più raffinata e credibile?
“Onestamente, sto seguendo molto poco il dibattito nel nostro Paese: sono molto più concentrata su quello che succede a Mosca. Quello che posso dire è che, forse, alcuni di loro per primi sono oggetto di manipolazione da parte della propaganda russa e non se ne rendono conto”.

Nelle ultime settimane, dopo il successo della controffensiva ucraina e le proteste dei russi contro la mobilitazione parziale, si è iniziato a vociferare di un possibile ‘regime change’ in Russia. Secondo alcuni, però, il ‘dopo Putin’ sarebbe tutt’altro che roseo, poiché all’opposizione vi sarebbero esponenti di estrema destra ed estrema sinistra che considerano l’attuale capo del Cremlino troppo moderato in merito alla guerra in Ucraina: qual è, a suo giudizio, lo scenario più plausibile?
“Anzitutto, sostituire Putin non è un’impresa così facile, anche se sta attraversando il momento più difficile da quando ha preso il potere. In secondo luogo, se il ‘regime change’ ci sarà, non avverrà né dal basso, né per opera dell’opposizione, ma per azione del ‘cerchio magico’ all’interno del Cremlino, che oggi è il garante del suo potere. Ma, ripeto, dobbiamo vedere quando cadrà, come e per opera di chi”.

L’autrice
Marta Federica Ottaviani è nata a Milano nel 1976. Laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano, si è specializzata all’Istituto per la Formazione al Giornalismo Carlo De Martino. Nel 2005 è partita per Istanbul, dove ha iniziato a scrivere per le principali testate italiane, a iniziare dall’agenzia stampa 'Apcom'. Oggi collabora soprattutto per i quotidiani 'Avvenire' e 'La Stampa', 'Radio In Blu' e il periodico 'Strade', intervenendo spesso come opinionista a 'Radio3mondo', sul 'Tgcom' e alla trasmissione 'Omnibus' su La7. È considerata uno dei maggiori esperti italiani di Turchia. Con il libro, 'Il Reis', ha vinto il Premio Fiuggi-Storia per la sezione Gian Gaspare Napolitano-Inviato Speciale (2016). Ha pubblicato 'Il Reis. Come Erdogan ha cambiato la Turchia' (Textus Edizioni, 2016); 'Cose da Turchi' (Mursia, 2008); 'Mille e una Turchia' (Mursia, 2010); 'Brigate Russe: la guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker' (Ledizioni, gennaio 2022).





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