Pietro PisanoNon condividiamo la scelta, effettuata in questi giorni dalla struttura televisiva di Rai 2, relativa all’eliminazione del programma ‘Una pezza di Lundini’ dai palinsesti del 2023. Si tratta, infatti, di una ‘striscia satirica’ innovativa, che stava cercando di innestare nuovi linguaggi e un punto di vista spesso ‘laterale’, ma non assimilabile al ‘trash’ delle ‘sconcezze’ e del ‘politicamente scorretto’ a tutti i costi. Difendiamo Valerio Lundini, anche se non apprezziamo tutto di lui. Alcune cose, le abbiamo lasciate ‘passare’ perché non ‘disturbanti’, o comunque più raffinate del solito. Non è mai banale, Lundini. Mai. Questo salva anche le sue idee più discutibili, o vagamente inquietanti. La 'carrellata' dedicata ai nostri politici ‘storici’, da Ciriaco De Mita a Enrico Berlinguer, passando per Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, è stata rivelatrice delle sue enormi potenzialità, oltre a inserire questi protagonisti del nostro passato in contesti più vicini alla nostra realtà di tutti i giorni. Ciriaco De Mita spiega perché Pippo e Pluto, i due personaggi ‘disneyani’ amici di Topolino, siano diversi pur essendo entrambi dei cani; l'indimenticabile Berlinguer teme di dover pagare di tasca propria una serata in pizzeria; Bettino Craxi va a pesca durante le ferie estive, ma finisce col portarsi a casa l’ennesimo ‘squalo’. Messaggi illuminanti, per chi è in grado di decodificarli. Una ‘pezza’ a dir poco geniale, in cui Silvio Berlusconi non solo dimostra di non essere un Lord Voldemort camuffato da liberale, ma si lascia quasi convincere ad acquistare, per 150 euro, tutta la serie in Vhs di ‘Turisti per caso’, il format di Fabrizio Roversi e Syusy Blady mandato in onda dalla Rai negli anni ’80 del secolo scorso, perché “devo far spazio e liberare l’armadio”, spiega lo stesso Lundini. I nostri politici di un tempo che tornano a vivere tra noi, occupandosi di questioni più leggere. Un’idea splendida, che ha lasciato intravedere qualcosa di ‘grande’. Con Berlinguer ci siamo accorti che aveva i tratti e gli atteggiamenti dei nostri padri, a cui volevamo un gran bene; con Craxi scopriamo un uomo buono, persino un po’ timido e con un sorriso dolcissimo; con De Mita ci rendiamo conto che avevamo di fronte un intellettuale irpino che cercava di recuperare il proprio elettorato, il quale lo aveva abbandonato, nell’estate del 1983, con un umiliante 32% tra le mani; infine, non poteva mancare un Silvio Berlusconi amante della ‘carbonara’ sia col guanciale, sia con l’intera Regione Marche. Insomma, le potenzialità di Valerio Lundini sono enormi, si faccia attenzione. Forse, si tratta di un autore ancora in fase di crescita, come Fiorello dopo i primi successi del suo ‘Karaoke’. Ma ogni tanto, egli dimostra un’intuitività che ci riconnette tutti quanti con il nostro passato, senza ideologie e con una comicità diversa dal solito. Tra l’altro, è anche un ‘amico di amici’ e sappiamo bene come la pensa: la demagogia tribunizia - anzi “i pipponi”, come li definisce lui - appesantiscono e non servono, perché troppo ‘fumosi’. Ci vuole un altro ‘taglio’, per parlare di certe cose. E, probabilmente, ha ragione. Anche in ‘chiave’ giornalistica. Forse, Lundini deve ancora fare il salto di qualità definitivo. O forse, è solo in anticipo sui tempi, poiché ci ritroviamo ancora alle prese con un dibattito tanto assurdo, quanto superficiale, stracolmo di menzogne e ‘fake news’. Ma in mezzo a tutto questo ‘casino’, il ragazzo ha lasciato intravedere qualcosa di realmente diverso dal solito. Lundini è un talento vero: teniamone conto.





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