Pietro PisanoLa scomparsa di Andrew Fletcher, avvenuta nei giorni scorsi nella sua casa di Nottingham, nel Regno Unito, non è una notizia secondaria per il mondo della musica. Egli era il tastierista e l’arrangiatore dei brani del gruppo synth-pop, Depeche Mode: la band che ha rivoluzionato più di altre il modo di fare musica negli anni ’80 del secolo scorso. Ma Andy non era solamente una figura di ‘sfondo’ della band, anche se i brani sono quasi tutti firmati dal chitarrista, Martin Gore e i testi vengono in genere composti dal cantante, David Gahan. Ma il prezioso Andy Fletcher, per gli amici ‘Fletch’, era la vera anima del gruppo, per il suo carattere riservato e tranquillo: qualità che hanno sempre garantito ai Depeche Mode di superare gli anni più difficili del loro percorso artistico, ormai più che quarantennale. Ancora oggi, l’uscita di un loro nuovo album è salutato con interesse da tutti, perché nei loro lavori è sempre presente una novità, un suono innovativo, un arrangiamento particolare, che in seguito viene adottato da tutti gli altri gruppi e artisti. Ancora oggi, anche le generazioni più giovani riconoscono i Dm come un gruppo composto “da autentici leader”, anche se tanti anni son passati. E il vero segreto, la vera anima ‘synth-pop’ dei Depeche era proprio lui: il caro ‘Fletch’. Nato a Nottingham, egli si trasferì con la sua famiglia a Basildon quando aveva solamente due anni. E già nel periodo del liceo passava le sue giornate a sperimentare suoni innovativi con la sua tastierina, riascoltando tutta la musica del momento e provando a ‘inserire’ suoni e idee nuove. E infatti, quando si ascolta un brano qualsiasi dei Dm, sempre - ma proprio sempre - si nota che a ogni ascolto appaiono o si notano suoni diversi, idee e strumenti distinti, armoniosamente riplasmati tutti insieme proprio da Fletch. Egli aveva fondato i Dm insieme al tastierista/percussionista, Vince Clarke - inizialmente leader e mente del gruppo - suonando il basso. Ma ben presto passò alle tastiere e ai sintetizzatori, anche se con molti ritorni di ‘fiamma’. Presto si unirono alla band il chitarrista, Martin Gore e il carismatico cantante, Dave Gahan: un vocalist con due 'polmoni' eccezionali. Inoltre, sin dalla nascita del nucleo originario, Andrew si è sempre occupato della parte organizzativa e manageriale della band, fino a diventare egli stesso un produttore discografico per l’etichetta ‘Mute’, fondando, agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, una propria casa discografica chiamata: ‘Toast Hawaii’, dal nome del suo toast preferito. Sin dall'ingresso di Alan Wilder nei Depeche Mode, avvenuto nel 1982, il buon Fletch si è sempre occupato di essere il portavoce del gruppo, partecipando alle conferenze stampa o alle interviste legate alla promozione di un nuovo album, diventando il vero ‘collante’ negli ‘anni bui’ dei Dm, nonostante depressioni ed esaurimenti nervosi che lo colpirono durante le registrazioni dei loro album più belli: 'Violator' del 1990 e 'Songs of faith and devotion', del 1993. In quel periodo, il cantante Dave Gahan rischiò la morte per una overdose causata dall'abuso di droghe; Martin Gore stava cominciando ad avere numerosi problemi legati all'abuso di alcool; e Alan Wilder, nel frattempo divenuto batterista del gruppo, decise di abbandonare i compagni di avventura a causa del fiume di stupefacenti che stava vedendo passare ogni giorno, entrando in crescente tensione con gli altri membri della band. In particolare, Fletch stava cercando di ‘barcamenarsi’ tra i continui litigi, nel tentativo di riappacificare tutti, senza però riuscirci. Solo negli anni successivi, grazie alla disintossicazione affrontata con maturità e coraggio da Dave Gahan, che aveva rischiato di lasciarci la ‘pelle’, le acque si calmarono, anche se Alan Wilder, che nel frattempo si era rigenerato, a sua volta, come produttore discografico, non ha più voluto saperne di rientrare, nonostante molte polemiche del passato siano, oggi, ritenute da tutti superate. In ogni caso, proprio grazie agli sforzi e alla ‘moral suasion’ di Fletch, i Dm riuscirono a tornare in pista con i successivi album del 2005, l'ottimo ‘Playing the angel’ e del 2009, ‘Sounds of the universe’, chiudendo la carriera di questi ragazzi britannici con nuovi successi e una gestione assai più consapevole dei loro tour e concerti ‘live’ in tutto il mondo. Se veramente si vuole andare a cercare il vero ‘segreto’ del duraturo successo dei Dm, è impossibile non ritrovarsi, a un certo punto, di fronte alla figura del caro, carissimo Fletch, che ha sempre voluto bene a tutti i membri della band, intravedendone, sin dal principio, la fortunata prospettiva di successi. Perché è vero che gli artisti sono ‘genio e sregolatezza’, ma è altrettanto vero che essi hanno sempre bisogno di un ‘alter ego’, di un riequilibratore, di qualcuno che aiuti tutti gli altri a superare i momenti difficili, uscendo da quella retorica del ‘lieto fine’ che ha spesso rovinato e portato a scioglimento tanti gruppi che avevano ancora molte cose da dire. E’ giusto, pertanto, ricordare oggi la figura di Andrew Fletcher. Il quale, oltre ad aver fondato un bellissimo gruppo che ha mietuto successi in tutto il mondo, è stato una presenza preziosa per gli amici della sua band, assicurando loro – e a se stesso – un posto indiscutibile nella storia del rock. Grazie Fletch: sarai sempre con noi, con la tua presenza serena e silenziosa.





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