Marcello ValeriIl Governo Draghi ha ottenuto la fiducia delle due Camere. Ma la vera notizia di questi giorni è la ‘fronda’ esplosa tra le fila del Movimento 5 stelle, guidata da Barbara Lezzi in parlamento e ‘aizzata’ da Alessandro Di Battista dall’esterno. Una frangia di pazzi meno preoccupante del previsto nei numeri, ma totalmente scriteriata in termini di strategia politica. Si tratta di un gruppo decisamente stravagante: secondo loro, il Governo Conte era frutto di un’alleanza con il Partito democratico, giudicato come “la morte nera” da Alessandro Di Battista. E oggi, di fronte a un esecutivo di unità nazionale? Qual è il loro giudizio ‘ponderato’ della nuova situazione? Semplicistico, come al solito: secondo costoro, siamo di fronte al Governo delle banche o a una sorta di ‘commissariamento’ del Paese da parte delle forze europeiste, le quali hanno ottenuto, questa volta, una vittoria secca, innegabile, nettissima persino sul fronte di destra, dato che anche la Lega è rientrata tra i ranghi di governo. Insomma, non gli sta mai bene niente e nessuno a questi qui, da autentici teorici dell’instabilità a tutti i costi, anche durante fasi politiche in cui il Paese non se lo può permettere. Il loro metodo è uguale e identico a quello del 2018: dar ragione a chiunque abbia un ‘tiramento’, promettendo soluzioni irrealizzabili e obiettivi irraggiungibili. Essi sono i veri utopisti del Terzo millennio. Per lo meno, i ragazzi di Casapound sono nostalgici di qualcosa. La Lezzi e Di Battista, invece, sono totalmente privi di passato. Non hanno Storia, né ideali, né morale, nel loro nichilismo demagogico. Ma cosa vogliono, in buona sostanza, questi qui? Il 51% dei voti? E per quando sarebbe previsto, di grazia, un ‘terremoto’ di simili proporzioni? Essi promisero agli ambientalisti che il gasdotto proveniente dal mar Caspio non sarebbe mai approdato sulle coste della Puglia. Risultato: il Tap è quasi pronto, fatto e finito. Persino gli ulivi del Tavoliere, che a loro stavano improvvisamente a cuore, sono stati prima spostati e poi ripiantati esattamente lì dov’erano. E dove son sempre stati. Per non parlare del Tav in val di Susa: si son fatti mettere in minoranza in parlamento e fine della battaglia. Anche in questo caso, hanno finito col deludere quei ‘No Tav’ che avevano confidato in loro. Insomma, mai vista una ‘fronda’ così ridicola, che vaga da una lamentela all’altra, da una sconfitta all’altra. Si chiama ‘donchisciottismo’: un utopismo infantile, da ‘asilo Mariuccia’, incapace di tenere a mente persino la lezione più basilare del pensiero di Antonio Gramsci: quella che impone di calcolare sempre i rapporti di forza, sia in parlamento, sia nel Paese. I contestatori del mitico ’68 per lo meno leggevano Sartre e Marcuse. Questi, invece, non leggono neanche la ‘Gazzetta dello sport’. Per mesi, abbiamo scritto e parlato male di Matteo Salvini. Il quale, per lo meno ha avuto il ‘fiuto’ di sapersi riposizionare. Non sarà il massimo dell’intelligenza politica, ma del tutto ‘scemo’ non lo è. Invece, di fronte alla Lezzi e a Di Battista vien proprio da mettersi le mani nei capelli: zero in tattica e zero spaccato in strategia. Si ‘spalmano’ di continuo contro i loro ‘mulini a vento’ che dipingono come ‘draghi’, ritrovandosi, per pura ironia della sorte, innanzi a un Governo Draghi. Sostenuto, oltretutto, da una delle basi parlamentari tra le più ampie di sempre. Questa, in genere, si chiama: voglia di farsi del male. E il mulino a vento? Anche lui sta sempre lì, dove è sempre stato. “Più bello e più superbo che pria”, parafrasando Ettore Petrolini.





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