Il
Governo Draghi ha ottenuto la fiducia delle due
Camere. Ma la vera notizia di questi giorni è la
‘fronda’ esplosa tra le fila del
Movimento 5 stelle, guidata da
Barbara Lezzi in parlamento e
‘aizzata’ da
Alessandro Di Battista dall’esterno. Una
frangia di pazzi meno preoccupante del previsto nei numeri, ma totalmente
scriteriata in termini di
strategia politica. Si tratta di un gruppo decisamente stravagante: secondo loro, il
Governo Conte era frutto di un’alleanza con il
Partito democratico, giudicato come
“la morte nera” da
Alessandro Di Battista. E oggi, di fronte a un
esecutivo di unità nazionale? Qual è il loro
giudizio ‘ponderato’ della nuova situazione?
Semplicistico, come al solito: secondo costoro, siamo di fronte al
Governo delle banche o a una sorta di
‘commissariamento’ del Paese da parte delle
forze europeiste, le quali hanno ottenuto, questa volta, una
vittoria secca, innegabile, nettissima persino sul fronte di
destra, dato che anche la
Lega è rientrata tra i ranghi di governo. Insomma, non gli sta mai bene niente e nessuno a questi qui, da autentici
teorici dell’instabilità a tutti i costi, anche durante fasi politiche in cui il Paese non se lo può permettere. Il loro metodo è uguale e identico a quello del
2018: dar ragione a chiunque abbia un
‘tiramento’, promettendo soluzioni irrealizzabili e obiettivi irraggiungibili. Essi sono i veri
utopisti del Terzo millennio. Per lo meno, i ragazzi di
Casapound sono
nostalgici di qualcosa. La
Lezzi e
Di Battista, invece, sono totalmente privi di passato. Non hanno Storia, né ideali, né morale, nel loro
nichilismo demagogico. Ma cosa vogliono, in buona sostanza, questi qui? Il
51% dei voti? E per quando sarebbe previsto, di grazia, un
‘terremoto’ di simili proporzioni? Essi promisero agli
ambientalisti che il
gasdotto proveniente dal
mar Caspio non sarebbe mai approdato sulle coste della
Puglia. Risultato: il
Tap è quasi pronto, fatto e finito. Persino gli
ulivi del Tavoliere, che a loro stavano improvvisamente a cuore, sono stati prima spostati e poi ripiantati
esattamente lì dov’erano. E dove
son sempre stati. Per non parlare del
Tav in
val di Susa: si son fatti mettere in minoranza in parlamento e fine della battaglia. Anche in questo caso, hanno finito col deludere quei
‘No Tav’ che avevano confidato in loro. Insomma, mai vista una
‘fronda’ così
ridicola, che vaga da una lamentela all’altra, da una sconfitta all’altra. Si chiama
‘donchisciottismo’: un utopismo infantile, da
‘asilo Mariuccia’, incapace di tenere a mente persino la lezione più basilare del pensiero di
Antonio Gramsci: quella che impone di calcolare sempre i
rapporti di forza, sia in parlamento, sia nel Paese. I contestatori del
mitico ’68 per lo meno leggevano
Sartre e
Marcuse. Questi, invece, non leggono neanche la
‘Gazzetta dello sport’. Per mesi, abbiamo scritto e parlato male di
Matteo Salvini. Il quale, per lo meno ha avuto il
‘fiuto’ di sapersi
riposizionare. Non sarà il massimo dell’intelligenza politica, ma del tutto
‘scemo’ non lo è. Invece, di fronte alla
Lezzi e a
Di Battista vien proprio da mettersi le mani nei capelli:
zero in
tattica e
zero spaccato in
strategia. Si
‘spalmano’ di continuo contro i loro
‘mulini a vento’ che dipingono come
‘draghi’, ritrovandosi, per pura ironia della sorte, innanzi a un
Governo Draghi. Sostenuto, oltretutto, da una delle basi parlamentari tra le più ampie di sempre. Questa, in genere, si chiama:
voglia di farsi del male. E il
mulino a vento? Anche lui sta
sempre lì, dove è sempre stato.
“Più bello e più superbo che pria”, parafrasando
Ettore Petrolini.