Lo studio
‘The case for Central Bank Electronic Money and the Non-case for Central Bank Cryptocurrencies', firmato da
Aleksandr Berentsen e
Fabian Schär, valuta le possibili soluzioni e i futuri scenari che collocano le
criptovalute nell’economia reale, cercando di stimare le ripercussioni positive e/o negative per i consumatori e per le banche centrali. Al di là
'dell'affermazione-sentenza' dei due autori:
"Nessuna banca centrale stimabile emetterebbe una moneta virtuale decentrata", il testo apre a nuovi scenari di consapevolezza nel sistema bancario. Sistema che, pur escludendo l'adozione di
soluzioni decentralizzate per la gestione delle
transazioni, caratteristica distintiva delle
criptovalute, non esclude la possibilità di
emettere moneta elettronica con un sistema strettamente controllato, in cui gli utenti sarebbero soggetti alle procedure standard
Kyc (letteralmente:
'Conosci il tuo cliente', ndr) e
Aml (antiriciclaggio,
ndr). Lo studio sottolinea, inoltre, che l’emissione di una
criptovaluta della
banca centrale sarebbe già in fase di studio, con progetti altamente centralizzati. Tuttavia, il report ammette anche l'esistenza di una
domanda di pagamenti anonimi, che può essere perfettamente soddisfatta dal settore privato attraverso le
criptovalute. "La storia e la realtà politica attuale”, sottolineano
Berentsen e
Schär, “mostrano che, da un lato, i governi possono essere cattivi attori e, dall’altro, anche alcuni cittadini possono essere tali: i primi giustificano una valuta anonima per proteggere i cittadini dai cattivi governi, mentre i secondi chiedono la trasparenza di tutti i pagamenti. La realtà sta nel mezzo e, per questo motivo, accogliamo criptovalute anonime, pur non essendo d’accordo con l’opinione che il governo dovrebbe fornirne una”. Una risposta viene data anche agli scettici quando affermano che
"il bitcoin non ha le caratteristiche di una valuta". La
Federal Reserve Bank di
St. Louis (una delle
12 banche di riserva regionali che costituiscono la
banca centrale degli
Stati Uniti) smentisce questo pregiudizio, riconoscendo, invece, che
bitcoin e
denaro 'classico' non sono molto diversi tra loro: entrambi
non hanno valore intrinseco, come sottolineato anche dai ricercatori della
Fed, ricordando il
‘disaccoppiamento’ dal
‘gold standard’ avvenuto nei primi
anni '70 del secolo scorso. Da allora, quasi tutte le
valute di riserva globali non fanno affidamento su
nulla, né risultano
ancorate alla
quantità d’oro detenuta dalle
banche centrali, bensì poggiano sulla
fiducia reciproca per funzionare come mezzo di scambio di valori. Noi ci limitiamo a ricordare che come
asset, Bitcoin e
token basati su
blockchain non devono essere trascurati, poiché si tratta di un’innovazione che permetterà di rappresentare la
proprietà digitale senza la necessità di
un’autorità centrale. E ciò potrà portare, molto presto, alla creazione di una nuova classe di
‘asset’, che a loro volta potranno maturare in uno strumento di
diversificazione del portafoglio.
Gli autori
Aleksander Berentsen è stato professore di
Teoria economica presso la
Facoltà di
Scienze economiche dell'Università di Basilea dal 2005, dove attualmente ricopre la carica di
‘Dean’ (Rettore, ndr). I suoi interessi di ricerca includono la
teoria monetaria, la politica monetaria, la macroeconomia e la
finanza. La sua attuale ricerca si concentra sull’analisi e sull’implementazione pratica della tecnologia dei
ledger distribuiti (blockchain e
criptoassets) e su come le
banche centrali dovrebbero utilizzare strumenti di politica monetaria quali tassi di interesse negativi o estensioni del bilancio per rispondere agli
schocks macroeconomici.
Fabian Schär lavora come
Managing Director del
Center for Innovative Finance e come
docente Blockchain presso
l'Università di Basilea. Come relatore invitato presso rinomate istituzioni, ha trasmesso la sua esperienza su
bitcoin e
blockchain per diversi anni. Si è laureato in
Economia presso
l'Università di Basilea con un dottorato in
Bitcoin, Blockchain e
Kryptoassets. Ha completato i suoi studi con un colloquio alla
Georgetown University e una scuola estiva a
Shanghai e
Pechino. Ha diversi anni di esperienza professionale nel settore bancario e come consulente aziendale
fintech e
blockchain.
Lo studio
‘The Case for Central Bank Electronic Money and the Non-case for Central Bank Cryptocurrencies’ (per leggere la versione integrale, cliccare: QUI )