Un'imperdibile mostra si è aperta il
16 giugno a
Roma, presso i
Musei Capitolini, nelle sale espositive di
Palazzo Caffarelli. Fino al
13 settembre 2020, saranno fruibili oltre quaranta
opere caravaggesche provenienti dalla collezione di
Roberto Longhi (Alba 1890 - Firenze 1970), colui che per primo
'riscoprì' la portata rivoluzionaria del linguaggio di
Michelangelo Merisi, rivalutando e rilanciando lo strabiliante fenomeno del
caravaggismo. Curata dal direttore scientifico della
'Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi', Maria Cristina Bandera, la rassegna intende celebrare il
cinquantenario della scomparsa del
grande critico d'arte, attraverso l'esposizione di alcuni dei dipinti che il maestro studiò e collezionò nella propria villa fiorentina
'Il Tasso', attuale sede del prestigioso istituto. Quale miglior modo di ricordare il celebre studioso, se non attraverso le sue ricerche e i suoi quadri? Fondativi per lo studio della
pittura 'seicentesca' furono i suoi contributi su
Caravaggio e i suoi
seguaci: dalla
tesi di laurea, preparata e discussa nel
1911 con
Pietro Toesca a
Torino e dedicata nientemeno che al grande pittore lombardo e ai
'Lombardi preparatori del [suo] naturalismo: Lotto, Moretto, Moroni e Savoldo', ai precoci articoli sui
caravaggeschi Orazio Borgianni (1914), Battistello Caracciolo (1915), Orazio e Artemisia Gentileschi (1916) e Carlo Saraceni; dall'importante
'Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi' -
"affermazione di critica in atto", come
Longhi stesso la definì - curata nel
1951 a
Palazzo Reale a
Milano, alla fondamentale monografia sul
Caravaggio edita nel
1952 e ampliata nel
1968. Ebbene: promossa da
Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali e dalla
Fondazione Longhi, la mostra
'Il tempo di Caravaggio: capolavori dalla collezione di Roberto Longhi' offre la possibilità di ammirare quei pittori tanto amati, studiati e collezionati. In sintesi, quella che lo scrittore d'arte
Giulio Mancini, intorno al
1621, definì la
'schola' del
Caravaggio: "Proprio di questa 'schola' è di lumeggiar con lume unito che venghi d'alto senza reflessi, come sarebbe in una stanza con le pariete colorite di negro, che così havendo i chiari e le ombre molto oscure, vengono a dar rilievo alla pittura, ma però con modo non naturale, né fatto, né pensato da altro secolo o pittori più antichi, come Raffaello, Titiano, Correggio et altri. Questa 'schola', in questo modo d'operare, è molto osservante del vero, che sempre lo tien davanti mentre ch'opera". Ad aprire tali
'caravaggesche danze', la prima versione del giovanile
'Ragazzo morso da un ramarro' (1597) - da noi qui riprodotta in apertura del presente servizio - acquistata dal
Longhi alla fine degli
anni '20 del secolo scorso (un'altra versione, sempre autografa, è conservata alla
National Gallery di
Londra). A seguire, capolavori quali la
'Negazione di Pietro' di
Valentin de Boulogne e
'l'Allegoria della Vanità' di
Angelo Caroselli, insieme a opere di
Jusepe de Ribera, Caracciolo, Matthias Stomer, Giovanni Lanfranco e tanti altri. Una rassegna da non perdere per più d'un motivo: la
'schola' del Caravaggio, collezionata da chi la riscoprì.