Marcello ValeriNell'universo del 'gaming' c'è un ritorno al passato. Si tratta di due videogiochi, 'Epic Games' e 'Civilization', che nei primi anni '90 del secolo scorso hanno rappresentato una sorta di 'spartiacque' per un'intera generazione di giovani, improvvisamente 'strappati' dalla televisione e dallo stereo hi-fi per essere 'teletrasportati' verso i primi personal computer. Chi non ricorda con un po' di nostalgia i primi sistemi 'Windows' o il piccolo ma assai compatto 'Classic II' della Macintosh? In verità, 'Epic Games' è successivo a 'Civilization'. E infatti, questa nuova versione attualizzata è giunta 'solamente' - tra virgolette - al quinto episodio. Invece, con 'Civilization' siamo ormai arrivati al sesto capitolo, le musiche si sono trasformate in vere e proprie colonne sonore da film e la grafica ha raggiunto un livello di realismo praticamente perfetto, oltre a vedere rinforzate quasi tutte le variabili del gioco, arricchite da trattative diplomatiche, diverse tipologie di politica internazionale e numerosi altri elementi storico-culturali in sorprendente controtendenza rispetto alla politica di oggi, in cui trionfa il più totale qualunquismo e l'abbandono di ogni radice dottrinaria o d'identità. Insomma, chi ancora oggi non conosce 'Civilization' sappia che si tratta di una delle 'saghe' più imponenti della storia del 'gaming'. Un gioco strategico a turni, nel quale si deve far evolvere la propria civiltà dall'età della pietra sino ai giorni nostri. Il primo 'Civilization' ebbe un impatto clamoroso: un'intera generazione di giovani si chiuse letteralmente in casa per interi semestri, nel tentativo di riuscire a portare a termine l'intero percorso che, allora, prevedeva solo alcune schematiche varianti. Sotto il profilo delle forme di governo, il percorso con maggiori probabilità di successo era l'instaurazione di una dittatura socialista. Tra le altre possibilità, quella repubblicana ricreava la contrapposizione ideologica della guerra fredda, degenerando quasi sempre in clamorosi conflitti nucleari che costringevano governi e istituzioni a costosi sforzi di bonifica o di rigenerazione ambientale, rallentando ogni tentativo di 'sviluppismo'. La democrazia, purtroppo, complicava molto la situazione, finendo quasi sempre col moltiplicare le professioni umaniste e artistiche rispetto a quelle tecniche, fino a sfociare nell'anarchia, intesa quest'ultima come vera e propria mancanza di governo e non certo nell'accezione 'utopico-bakuniana'. Infine, le dittature militari di destra chiudevano la singola civiltà in un isolamento pericoloso, che finiva col favorire, paradossalmente, le conquiste belliche degli avversari. Nelle prime versioni di 'Civilization', le dittature militari erano utili solo temporaneamente, o per un arco di anni limitato, al fine di ricompattare una società e rimettere ordine nella politica interna della singola 'civiltà': un percorso laterale, dunque, più 'franchista' che 'mussoliniano'. Oggi, invece, le varianti socioeconomiche si sono moltiplicate, correggendo i 'difetti' del passato senza degenerare nell'irrazionalismo più caotico o confuso. Una sorta di 'storicismo tecnologico', che cadenza tutti i vari 'passaggi di era' con le puntali conquiste scienfiche, artistiche e culturali dell'umanità: dalla scoperta dell'alfabeto in epoca egizia alle visioni urbanistiche degli antichi Romani; dal feudalesimo medievale fino all'epoca moderna delle grandi scoperte geografiche, con la perlustrazione avventurosa dell'intero 'globo terracqueo'; dalla prima rivoluzione industriale, con relativo sviluppo di ferrovie, rotte aeree e marine, alle monarchie costituzionali e all'era contemporanea, caratterizzata da un'accelerazione quasi sempre programmata 'a monte' da questi modelli di 'videogames'. Nell'attuale ultimissima versione, inaugurata solo pochi giorni fa, il gioco non è affatto semplice da affrontare, superare e 'direzionare', poiché diverse meccaniche mettono a rischio facilmente le nostre amicizie con gli altri popoli. 'Civilization 6' è dunque diventato quasi una sorta di 'Second Life', dotata di una magnifica colonna sonora composta da Christopher Tin, il quale, anche questa volta, ha saputo creare una delle 'main theme' più emozionanti dell'intero settore del 'gaming' moderno. Infine, il videogioco è liberamente scaricabile e completamente gratis. Una caratteristica che, in tempi di distanziamento sociale, possiamo considerare persino utile. Insomma, un videogioco 'rilanciato', probabilmente, nel momento più opportuno.


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