Nell'universo del
'gaming' c'è un ritorno al passato. Si tratta di due videogiochi,
'Epic Games' e
'Civilization', che nei primi
anni '90 del secolo scorso hanno rappresentato una sorta di
'spartiacque' per un'intera generazione di giovani, improvvisamente
'strappati' dalla
televisione e dallo
stereo hi-fi per essere
'teletrasportati' verso i primi
personal computer. Chi non ricorda con un po' di nostalgia i primi sistemi
'Windows' o il piccolo ma assai compatto
'Classic II' della
Macintosh? In verità,
'Epic Games' è successivo a
'Civilization'. E infatti, questa nuova versione attualizzata è giunta
'solamente' - tra virgolette - al
quinto episodio. Invece, con
'Civilization' siamo ormai arrivati al
sesto capitolo, le
musiche si sono trasformate in vere e proprie
colonne sonore da film e la
grafica ha raggiunto un livello di realismo praticamente perfetto, oltre a vedere rinforzate quasi tutte le
variabili del gioco, arricchite da
trattative diplomatiche, diverse tipologie di
politica internazionale e numerosi altri elementi storico-culturali in
sorprendente controtendenza rispetto alla
politica di oggi, in cui trionfa il più totale
qualunquismo e l'abbandono di ogni
radice dottrinaria o
d'identità. Insomma, chi ancora oggi non conosce
'Civilization' sappia che si tratta di una delle
'saghe' più imponenti della storia del
'gaming'. Un
gioco strategico a turni, nel quale si deve far evolvere la propria civiltà
dall'età della pietra sino ai
giorni nostri. Il primo
'Civilization' ebbe un impatto clamoroso: un'intera generazione di giovani si chiuse letteralmente in casa per
interi semestri, nel tentativo di riuscire a portare a termine l'intero percorso che, allora, prevedeva solo alcune
schematiche varianti. Sotto il profilo delle
forme di governo, il percorso con maggiori probabilità di successo era l'instaurazione di una
dittatura socialista. Tra le altre possibilità, quella
repubblicana ricreava la contrapposizione ideologica della
guerra fredda, degenerando quasi sempre in clamorosi
conflitti nucleari che costringevano governi e istituzioni a costosi sforzi di bonifica o di
rigenerazione ambientale, rallentando ogni tentativo di
'sviluppismo'. La
democrazia, purtroppo, complicava molto la situazione, finendo quasi sempre col moltiplicare le
professioni umaniste e
artistiche rispetto a quelle
tecniche, fino a
sfociare nell'anarchia, intesa quest'ultima come vera e propria
mancanza di governo e non certo nell'accezione
'utopico-bakuniana'. Infine, le
dittature militari di destra chiudevano la
singola civiltà in un
isolamento pericoloso, che finiva col favorire, paradossalmente, le
conquiste belliche degli avversari. Nelle prime versioni di
'Civilization', le
dittature militari erano utili solo
temporaneamente, o per un
arco di anni limitato, al fine di
ricompattare una società e rimettere ordine nella
politica interna della singola
'civiltà': un percorso
laterale, dunque, più
'franchista' che
'mussoliniano'. Oggi, invece, le
varianti socioeconomiche si sono moltiplicate, correggendo i
'difetti' del passato senza degenerare
nell'irrazionalismo più caotico o confuso. Una sorta di
'storicismo tecnologico', che cadenza tutti i vari
'passaggi di era' con le puntali
conquiste scienfiche, artistiche e
culturali dell'umanità: dalla scoperta dell'alfabeto in
epoca egizia alle
visioni urbanistiche degli antichi
Romani; dal
feudalesimo medievale fino all'epoca moderna delle grandi
scoperte geografiche, con la perlustrazione avventurosa dell'intero
'globo terracqueo'; dalla
prima rivoluzione industriale, con relativo sviluppo di
ferrovie, rotte aeree e
marine, alle monarchie costituzionali e all'era contemporanea, caratterizzata da un'accelerazione quasi sempre
programmata 'a monte' da questi modelli di
'videogames'. Nell'attuale ultimissima versione, inaugurata solo pochi giorni fa, il gioco non è affatto semplice da affrontare, superare e
'direzionare', poiché diverse meccaniche mettono a rischio facilmente le nostre
amicizie con gli altri popoli.
'Civilization 6' è dunque diventato quasi una sorta di
'Second Life', dotata di una magnifica
colonna sonora composta da
Christopher Tin, il quale, anche questa volta, ha saputo creare una delle
'main theme' più emozionanti dell'intero settore del
'gaming' moderno. Infine, il videogioco è liberamente scaricabile e completamente
gratis. Una caratteristica che, in tempi di
distanziamento sociale, possiamo considerare persino utile. Insomma, un
videogioco 'rilanciato', probabilmente, nel
momento più opportuno.