Con l'hashtag
#laculturanonsiferma, l'Upter, acronimo che sta per
Università popolare di Roma, ha reagito alla chiusura imposta in questi giorni di
pandemia continuando le lezioni on line attraverso
Unieda Tv, l'emittente televisiva dell'ateneo. Se
Palazzo Englefield, la dimora storica a due passi dal
Quirinale dove ha sede l'Ateneo, è vuota, lo è solo dei
corsisti, perché sia i
docenti, sia il suo presidente,
Francesco Florenzano, non hanno affatto sospeso i corsi, bensì hanno trovato nuovi spunti didattici
nell'e-learning. Nonostante le difficoltà e la mancanza di aiuti finanziari alla cultura, già modesti in tempi cosiddetti
'normali' fino a diventare inesistenti,
l'Upter non si ferma: attraverso il crowfounding
'Aiutaci a resistere' sono stati raccolti
3 mila euro. Una cifra ancora piccola, ma significativa della sensibilità verso questo storico ateneo popolare.
"Ogni giorno", dichiara
Florenzano, "ci arrivano decine di proposte di lezioni, registrate in video, da docenti di tutt'Italia. Si va da quelle più leggere, come fitness e beauty, a quelle più impegnative, per esempio su Dante, sul cinema o sulla violenza di genere". L'offerta didattica rimane perciò, come sempre, molto ampia e curata. Inoltre, viene garantito lo svolgimento dei corsi già in programma: in pratica,
l'Upter entra nelle case degli italiani, in attesa di poterli accogliere di nuovo.
Francesco Florenzano, in quale situazione si trovano l'Upter e le altre università popolari, in questi tempi di pandemia?"Il coronavirus ha spaventato molto le persone che frequentano le Università popolari italiane e, ovviamente, anche i corsisti dell'Upter. Lo spavento si è sommato allo sgomento: non si tratta soltanto di paura per il contagio e il rischio di morire, ma della condizione di non poter contare su date certe, su un futuro prevedibile. Così, dopo una settimana di attesa tutti abbiamo, chiuso le sedi e pregato i corsisti a tenersi in contatto il più possibile. Insomma, gli Enti organizzatori sono stati 'spiazzati' dagli eventi e, soprattutto, dal fatto che nessuna frequentazione equivale a nessuna entrata economica, nessun viaggio, nessuna visita guidata e via dicendo...".
Sempre più connessi: sembra che in questo momento la tecnologia possa essere di notevole aiuto al lavoro e alle comunicazioni. Come si sta organizzando Upter al riguardo?"Il lato positivo di questa epidemia è che, accadendo nel 2020, si riesce a informare praticamente tutti del pericolo, cosa che nel passato non è stato. Oltre alla tv, ormai perennemente accesa in tutte le case e che si ritrova costretta a un programma unico, il coronavirus in tutte le salse, la rete internet (che tra l'altro sta reggendo) e i programmi di comunicazione, oltre che di informazione, sono stati rivalutati anche dai più refrattari alla tecnologia. In pratica, molta gente ha dovuto fare i conti con la propria ignoranza digitale e correre ai ripari. Quindi, ci sono corsi accelerati nell'usare programmi di comunicazione come Skype, Zoom, i social, primo fra tutti Facebook. L'Upter, in concorso con l'Unieda (Unione italiana di educazione degli adulti) ha promosso, da metà marzo, un canale Youtube, quindi gratuito, dove riversare lezioni, conferenze, informazioni. E tutto questo fatto in 'format' con contenuti generalisti, così come sono impostati i programmi delle nostre Università. A distanza di pochi giorni abbiamo capito che Unieda Tv è una nuova opportunità, apprezzata dagli iscritti e molto seguita: in soli 10 giorni, abbiamo realizzato oltre 500 ore di visione e circa 9 mila visualizzazioni".
Lei crede che l'e-learning possa avere la stessa valenza dell'insegnamento in aula?"No, non potrà mai eguagliare il rapporto umano che si crea in aula: non è la stessa cosa seguire un discorso senza poter guardare le mani o gli occhi dell'interlocutore. L'apprendimento a distanza ora è una necessità, visto che non si può uscire di casa e supplisce alla mancanza di rapporto. Magari, riesce a far apprende anche più velocemente, ma non riuscirà mai a eguagliare la relazione tra docente e allievo e tra pari. Si chiamano social, ma dovrebbero chiamarsi 'e-social', perché il capitale sociale che si mette in piedi in una lezione in aula è indefinibile per la sua ricchezza di particolari. Diciamo così: l'e-learning è piatto, mentre l'aula è più profonda".
Ritiene sufficienti le misure adottate dal governo in materia di aiuti ai poli culturali?"Non so di cosa stiamo parlando: non vedo misure a favore dei poli culturali. Con la chiusura di tutto ciò che fa assembramento, la cultura è la prima a subirne le conseguenze economiche. Il Governo, giustamente, è preoccupato della salute dei cittadini, ma della cultura che chiude...".
Da qualche giorno è partita la raccolta fondi 'Aiutaci a resistere' a favore di Upter: come è stata accolta?"Al momento 71 donatori per oltre 3 mila euro. Per quanto non sia una cifra elevata è però sufficiente per alcune emergenze e per l'acquisto di alcuni servizi, come la sottoscrizione al programma professionale di 'Zoom meeting', con il quale stiamo operando sia per il lavoro da casa, sia per la registrazione delle lezioni".
Quali potranno essere, secondo lei, i cambiamenti economici, sociali e culturali ai quali assisteremo dopo questa pandemia?"Non so rispondere a questa domanda: siamo già inondati dalle idiozie di migliaia di commentatori, i quali pur non potendo sapere nulla del futuro, riescono a fare discorsi apparentemente belli e lineari. Si può solo concludere con il fatto che, per lungo tempo, non saremo come prima. E che saremo più diffidenti, sicuramente per paura dell'asintomatico. Credo che, fino a quando non si scoprirà il vaccino, avremo poche frequentazioni di attività culturali. Dopo il vaccino, forse, risorgeremo".