Pietro PisanoMolte infezioni da coronavirus nel nord Europa sono da ricondurre al comune di Ischgl, in Tirolo. Situato nella valle di Paznaun, la località, con i suoi oltre 200 chilomeri di piste è un importantissimo polo turistico per sciatori ed escursionisti. Un piccolo comune di montagna rinomato anche per la sua 'movida' notturna e, per questo, rinominato la 'Ibiza delle Alpi', divenuto la meta prediletta di turisti da tutto il mondo. E' proprio qui che un cospicuo gruppo di ospiti, provenienti da Germania, Islanda, Norvegia, Danimarca e Inghilterra, ha contratto l'infezione da Covid-19. Ora, si teme che il contagio possa espandersi, ulteriormente incontrastato, in tutta l'Europa settentrionale e centrale. Precisamente, lo scorso 7 marzo, un barista di 36 anni si è rivelato positivo al test del coronavirus nel 'Kitzloch', dopo che diversi visitatori del pub 'après-ski' hanno mostrato dei sintomi sospetti. Tuttavia, la regione del Tirolo ha minimizzato la questione: "Da un punto di vista medico, una trasmissione del coronavirus agli ospiti del bar è piuttosto improbabile", ha affermato Anita Luckner-Hornischer, della direzione medica dello Stato del Tirolo, in un comunicato stampa. La questione è rimasta nascosta per oltre una settimana, con la giustificazione di non voler scatenare il panico nelle partenze, anche se sorge il sospetto che il motivo sia più che altro inerente all'economia turistica locale. Basti pensare, che gli impianti sciistici sono rimasti in funzione fino al 15 marzo. Eppure, il 7 marzo, a causa di alcuni 'sintomi sospetti', l'ufficio distrettuale di Ostalbkreis (Baden-Württemberg) ha lanciato un appello urgente per circa 200 persone che erano in pullman a Ischgl e avrebbero potuto essere infettati: "I partecipanti alle gite sciistiche ad Ischgl dello scorso sabato dovrebbero presentarsi al dipartimento di salute e rimanere a casa domani (nota editoriale: 13 marzo)". I risultati dei tamponi, inutile dirlo, hanno riscontrato la positività all'infezione da coronavirus. La quarantena della località turistica, nonostante ciò, è avvenuta tramite l'isolamento dell'intera zona del Paznauntal (Ischgl, Kappl See, Galtür) e di St. Anton am Arlberg solo dopo il 13 marzo, a seguito delle numerose infezioni riscontrate nell'area: una situazione emersa già in maniera evidente molti giorni prima. Di contro, l'Islanda aveva dichiarato il comune di Ischgl, già al 5 di marzo, "zona ad alto rischio", dopo che 14 sciatori erano risultati positivi al test per il coronavirus di ritorno dal Tirolo. Lo Stato del Tirolo ha ritenuto improbabile, dal punto di vista medico, che gli islandesi potessero essere stati infettati ad Ischgl, in Austria, poiché secondo le dichiarazioni di un passeggero, a bordo dell'aereo con cui i turisti erano ritornati ce ne sarebbe stato un altro contagiatosi, invece, in Italia. Anche la Norvegia, sempre il 7 marzo scorso, ha sottoposto al tampone un gruppo di sciatori ritornati da Ischgl. E il giorno seguente, Oslo ha comunicato che di 1.198 connazionali contagiati, ben 491 hanno contratto il virus in Austria, quasi tutti nella Paznauntal. Una segnalazione di 'pericolo-contagio' è giunta, infine, anche da Inghilterra e Danimarca, dove molti casi sono riconducili a un precedente soggiorno di turisti presso Ischgl.


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