Molte infezioni da
coronavirus nel
nord Europa sono da ricondurre al comune di
Ischgl, in
Tirolo. Situato nella valle di
Paznaun, la località, con i suoi oltre 200 chilomeri di piste è un importantissimo polo turistico per sciatori ed escursionisti. Un piccolo comune di montagna rinomato anche per la sua
'movida' notturna e, per questo, rinominato la
'Ibiza delle Alpi', divenuto la meta prediletta di turisti da tutto il mondo. E' proprio qui che un cospicuo gruppo di ospiti, provenienti da
Germania, Islanda, Norvegia, Danimarca e
Inghilterra, ha contratto l'infezione da
Covid-19. Ora, si teme che il contagio possa espandersi, ulteriormente incontrastato, in tutta
l'Europa settentrionale e
centrale. Precisamente, lo scorso
7 marzo, un barista di
36 anni si è rivelato positivo al test del
coronavirus nel
'Kitzloch', dopo che diversi visitatori del
pub 'après-ski' hanno mostrato dei sintomi sospetti. Tuttavia, la regione del
Tirolo ha minimizzato la questione:
"Da un punto di vista medico, una trasmissione del coronavirus agli ospiti del bar è piuttosto improbabile", ha affermato
Anita Luckner-Hornischer, della direzione medica dello Stato del
Tirolo, in un comunicato stampa. La questione è rimasta nascosta per oltre una settimana, con la giustificazione di non voler scatenare il
panico nelle partenze, anche se sorge il sospetto che il motivo sia più che altro inerente
all'economia turistica locale. Basti pensare, che gli impianti sciistici sono rimasti in funzione fino al
15 marzo. Eppure, il
7 marzo, a causa di alcuni
'sintomi sospetti', l'ufficio distrettuale di
Ostalbkreis (Baden-Württemberg) ha lanciato un appello urgente per circa
200 persone che erano in pullman a
Ischgl e avrebbero potuto essere infettati:
"I partecipanti alle gite sciistiche ad Ischgl dello scorso sabato dovrebbero presentarsi al dipartimento di salute e rimanere a casa domani (nota editoriale: 13 marzo)
". I risultati dei
tamponi, inutile dirlo, hanno riscontrato la positività all'infezione da
coronavirus. La
quarantena della località turistica, nonostante ciò, è avvenuta tramite l'isolamento dell'intera zona del
Paznauntal (Ischgl, Kappl See, Galtür) e di
St. Anton am Arlberg solo dopo il
13 marzo, a seguito delle numerose infezioni riscontrate nell'area: una situazione emersa già in maniera evidente molti giorni prima. Di contro,
l'Islanda aveva dichiarato il comune di
Ischgl, già al
5 di marzo, "zona ad alto rischio", dopo che
14 sciatori erano risultati positivi al test per il
coronavirus di ritorno dal
Tirolo. Lo Stato del
Tirolo ha ritenuto improbabile, dal punto di vista medico, che gli islandesi potessero essere stati infettati ad
Ischgl, in
Austria, poiché secondo le dichiarazioni di un passeggero, a bordo dell'aereo con cui i turisti erano ritornati ce ne sarebbe stato un altro contagiatosi, invece, in
Italia. Anche la
Norvegia, sempre il
7 marzo scorso, ha sottoposto al tampone un gruppo di sciatori ritornati da
Ischgl. E il giorno seguente,
Oslo ha comunicato che di
1.198 connazionali contagiati, ben
491 hanno contratto il virus in
Austria, quasi tutti nella
Paznauntal. Una segnalazione di
'pericolo-contagio' è giunta, infine, anche da
Inghilterra e
Danimarca, dove molti casi sono riconducili a un precedente soggiorno di turisti presso
Ischgl.