Il
17 ottobre scorso, si è tenuta la seconda udienza del
'caso Cipro'. La vicenda in questione è quella della ragazza inglese di diciannove anni che, a luglio, aveva denunciato di esser stata
violentata da un gruppo di giovani israeliani in un hotel di
Ayia Napa, nell'isola di
Cipro. Sottoposta a interrogatorio da parte della polizia cipriota, la giovane aveva
ritrattato l'accusa. Le motivazioni della ritrattazione sono state rese note successivamente, dando vita a un caso internazionale. Cinque degli israeliani in questione sono stati liberati il
25 luglio, poiché non è stata trovata alcuna prova che li collegasse al caso. I restanti sette sono tornati
in libertà, tre giorni dopo il ritiro delle accuse. Tuttavia, secondo la ragazza, le autorità hanno ottenuto la ritrattazione operando
pressioni e
coercizioni psicologiche. Non è stato reso noto se esistano referti medici che attesterebbero la violenza subita, che in questo caso risulterebbe inconfutabile.
Michael Polak, di
'Justice Abroad', un'organizzazione internazionale di sostegno nei sistemi giudiziari stranieri e gli ostacoli che questi presentano - l'unica ad avere diffuso informazioni circa l'udienza del
17 ottobre - ha commentato:
"Questo rimane un caso molto importante, per testare l'adesione dei tribunali ciprioti ai diritti sanciti dalla Costituzione, dalle disposizioni della Convenzione europea e dalle direttive dell'Unione europea direttamente applicabili in materia di giustizia. È importante che il procuratore generale cipriota consideri fermamente l'interruzione della questione nei confronti dell'adolescente che è un denunciante per stupro e ha trascorso in carcere un periodo significativo di reclusione". Justice Award, attraverso un comunicato precedente, aveva reso noto che la ragazza sarebbe stata rappresentata nel procedimento da un team di legali dell'organizzazione, composto da
Lewis Power, un avvocato di alto livello del
'Queen's Counsel'; dall'avvocato cipriota
Nicoletta Charalambidou, esperta sostenitrice dei diritti umani;
Ritsa Pekri, esperta di diritto penale. In una nota congiunta, i tre legali hanno dichiarato:
"Il team ha presentato un appello di non colpevolezza, basato sullo stato di vulnerabilità della ragazza, già sotto shock per lo stupro e, a suo dire, costretta al ritiro della denuncia. Inoltre, è stato posto all'attenzione il fatto che la ragazza era stata trattenuta per ben 8 ore nella stazione di polizia senza un avvocato e su come l'adolescente e la sua famiglia intendano far valere i propri diritti ai sensi della Convenzione europea, della legge costituzionale cipriota e delle disposizioni dell'Unione europea". L'accusa dovrà ora dimostrare che la dichiarazione di
ritrattazione non è stata ottenuta attraverso l'oppressione o altre circostanze che avrebbero potuto renderla inaffidabile al di là di ogni ragionevole dubbio. Inoltre, dovrà provare che la ragazza abbia mentito, portando prove concrete. Durante l'udienza del
17 ottobre, l'adolescente inglese ha confermato di aver subito un
interrogatorio di 8 ore senza che le venisse concesso un avvocato. Inoltre, nonostante lo
stress post traumatico seguito alla violenza subita, le sarebbe stata negata assistenza medica e psichiatrica. La ragazza ha anche dichiarato che il detective
Marios Christou, che aveva raccolto la sua deposizione, avrebbe aggiunto false informazioni che pregiudicavno i fatti accaduti e che, addirittura, ne aveva cancellato interi paragrafi. Sempre
Michael Polak, di
Justice Abroad, a questo punto ha commentato:
"Siamo lieti del modo in cui i testimoni della difesa hanno fornito le loro prove, per spiegare cosa è realmente successo il 27 e 28 luglio. Nelle tre ore di udienza, la Corte ha esaminato la testimonianza della nostra assistita, che ha risposto a tutte le domande, raccontando anche delle pressioni subite e dello stato di stress post traumatico, condizioni che l'hanno portata a firmare la dichiarazione di ritrattazione dello stupro subito. Restiamo fiduciosi che giustizia verrà fatta per la nostra cliente". Il processo è ripreso proprio in questi giorni, durante il quale la psicologa
Christine Tizzard ha presentato una relazione che comproverebbe sia l'entità delle
pressioni subite per il ritiro della denuncia, sia le
condizioni psicologiche della ragazza durante la prima versione denunciata, quella del
28 luglio. Giunti a questo punto, spetta alla
Procura dimostrare che la dichiarazione di ritrattazione sia attendibile oltre ogni ragionevole dubbio. Si tenga presente che, secondo la
Convenzione di Istanbul, alla quale si riferiscono i legali di
'Justice Award', "la violenza di genere viene considerata come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione (articolo 3, lettera a). I Paesi dovrebbero esercitare la dovuta diligenza nel prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire i colpevoli (articolo 5). La Convenzione stabilisce precisamente le forme di violenza, quali la violenza psicologica (articolo 33) e gli atti persecutori e stalking (articolo 34), nonché il reato di stupro (articolo 36)". Nel caso in cui venissero accertati i
reati commessi sia dai
presunti stupratori, sia da parte della
polizia, il caso potrebbe diventare un
precedente importante nella storia giudiziaria europea.