Nella terza stagione della ormai celebre
serie tv, il rapimento di uno dei componenti della banda costringerà il
Professore a mettere in atto un'altra rapina presso la
Banca centrale spagnola: tra
thriller e
telenovela, la lotta disperata contro il
sistema. Il successo planetario ottenuto da
'La casa di carta' è ormai sotto gli occhi di tutti. Un prodotto che, pur non essendo privo di difetti, ha fatto breccia nel cuore di molti, avvalendosi di un'immaginario riconoscibile, fortemente iconico (si pensi, per esempio, alle
tute rosse e alle
maschere di
Salvator Dalì) e di una trama incalzante, adrenalinica, ricca di colpi di scena. La popolarità conquistata da questa serie spagnola, andata prima in onda presso
Antena 3 (dal
2 maggio al
23 novembre 2017) e acquistata in seguito da
Netflix, è andata via via crescendo fino a divenire esponenziale. La terza parte del serial è disponibile sulla piattaforma video on-demand
Netflix a partire dal
19 luglio, con otto episodi che sembrano essere fatti apposta per esseri fruiti attraverso estenuanti
maratone o
binge watching. In quest'ultima avventura dei nostri beniamini mascherati, novelli
Robin Hood, gli ingredienti che hanno contribuito al successo delle prime due stagioni (che in realtà costituivano un unico blocco narrativo, poi diviso in due parti) non hanno subito alcuna variazione di sorta. Avevamo lasciato la banda del
Professore (Alvaro Morte) con un parziale
happy ending, dopo la buona riuscita della rapina presso la
Zecca dello Stato spagnola di
Madrid. Ogni cosa lasciava presagire per tutti una vita da
pascià. Tuttavia, già a partire dalla prima puntata di questa terza stagione,
Rio viene catturato dalla polizia: sarà questo espediente narrativo il pretesto attraverso cui la banda ritornerà in azione per salvare il ragazzo, mettendo in atto un altro colpo presso la
Banca centrale spagnola. Come si può intuire già da queste premesse, non ci saranno grosse novità nell'arco degli otto episodi: l'originalità è stata per lo più sacrificata e gran parte dei meccanismi narrativi, ampiamente sfruttati dagli autori nell'arco delle prime due stagioni, in questo ultima stagione vengono sviscerati e potenziati ulteriormente. Avremo quindi melodrammatici
flashback, che si frappongono nel bel mezzo dell'azione per farci entrare nella psiche dei personaggi: l'intelligenza diabolica di un leader che ha programmato ogni eventualità e che riesce sempre a farla franca (un po' come accadeva con
Michael Scofield in
Prison Break); quello strano
mix tra
thriller e
telenovela che tanto ha appassionato milioni di telespettatori; infine, l'incursione di scene molto spesso sopra le righe, becere e francamente
kitsch, che si susseguono nel corso degli episodi senza soluzione di continuità. Sarebbe inutile soffermarsi sui buchi di trama, o sulla gratuità di alcuni momenti poco felici:
'La casa di carta' è una serie che, nonostante tutti i difetti di cui sopra, appassiona e riesce a intrattenere come poche altre realtà televisive. In questa terza stagione, da segnalare è sicuramente la buona caratterizzazione del nuovo villain,
Alicia Sierra (Najwa Nimri), ispettore di polizia e donna dall'intelligenza fuori dal comune, con una passione senza freni per i dolci. Un personaggio riuscitissimo, che sembra quasi rappresentare la controparte malvagia del
Professore, in grado di tenergli testa e i cui metodi spietati mettono in luce il lato oscuro del
sistema. Quel
sistema che la
banda del Professore ha giurato di combattere, con ogni mezzo.