![Mauro Del Bue]()
Noi laici abbiamo
perso. Inutile negarlo. La sconfitta ha assunto proporzioni persino impensabili. Si tratta del secondo peggior risultato, per quanto riguarda l’affluenza alle urne, della storia referendaria italiana. Si trattava di
un tema molto importante, almeno per tre quesiti su quattro, che andava anche al di là della questione di merito. E cioè: se lo Stato italiano potesse legiferare sulla base di un assunto legittimamente fatto proprio da una religione. E cioè che
l’embrione è un essere umano. Abbiamo sottolineato il fatto che si tratta di una
tesi di parte, rispettabile, ma che, recepita da una legge dello Stato, diventa
assoluta, e imposta anche a chi non è tenuto, perchè animato da altra etica, a rispettarla.
Per questo motivo si trattava di una
suggestiva battaglia che ricordava da vicino quelle in difesa delle leggi sul divorzio e l’aborto. In più, questa legge approvata dal Parlamento italiano, introduceva un
evidente conflitto legislativo con la legge 194, forse anche
al di là della volontà del legislatore, che rende possibile l’aborto fino al
terzo mese di gravidanza, in presenza di problemi per la salute fisica, ma anche psichica, della madre.
Difficile sostenere che un embrione possa avere più diritti di un feto. Eppure lo stesso popolo italiano che si recò al 70 per cento a votare a favore della difesa della legge sull’aborto, ha così clamorosamente
voltato le spalle alla difesa di analoghi principi. Le cellule embrionali non potranno neppure essere usate per
curare malattie terribili e la legge italiana si configura come
la più arretrata di quelle europee, costringendo chi ha i soldi a
espatriare per fare ciò che in Italia non si può, anche in materia, e questo era certamente il quesito più delicato, di fecondazione eterologa. Abbiamo perso perché abbiamo creduto alla bontà di questo referendum. E tuttavia, dopo una sconfitta, si cerca di comprenderne il significato e di guardare avanti. Credo che nella clamorosa vittoria dell’astensione siano contemplati almeno
tre motivi. Il primo riguarda
la complessità degli argomenti proposti. Sul divorzio, sull’aborto la gente si è schierata anche perchè
comprendeva la posta in palio e moltissimi italiani e italiane erano alle prese con le situazioni oggetto di referendum. In questa occasione i quattro quesiti proponevano
temi più complessi e delicati, certo non meno importanti, ma più complicati da comprendere e sviscerare. In molti hanno rifiutato il voto in base alla legittima aspirazione di capire che cosa si doveva votare e aggiungendo perchè, visto che leggi si fanno e si possono cambiare in Parlamento. La seconda motivazione è certo attinente
la massiccia campagna a favore dell’astensione che è stata lanciata da partiti, da movimenti, dalla stessa Chiesa in tutte le sue articolazioni. Considero
legittima l’astensione e anche prevista dall’ordinamento, dal momento che il referendum abrogativo è l’unico che prevede una soglia di ammissibilità. E’ però la prima volta che una campagna astensionistica è stata
lanciata in modo così clamoroso e, sommando i partiti che o unitariamente o a maggioranza l’hanno sostenuta, si arriva a coprire la maggiorana assoluta dello schieramento italiano:
An, Forza Italia, Udc, Lega, Margherita. Ma vi è certo un terzo elemento che non possiamo non considerare. E riguarda
l’estrema deideologizzazione, per usare un termine nobile, dell’elettorato italiano, che non è solo
mobile, anche su questioni di principio
(inventando in dieci anni, e distruggendoli poi, i miti di Segni, Di Pietro, Occhetto, Berlusconi e forse Prodi) ma negando la maggiorana a qualsiasi referendum proposto, sia esso di natura elettorale, sia di natura economica, sia di natura etica. Un elettorato che vuol essere
lasciato in pace, che pensa ai fatti suoi, che vota volentieri per eleggere il proprio sindaco e i propri amministratori, ma anche per chi promette miracoli o svolte economiche. E se i miracoli non arrivano passa a dar fiducia all’opposizione, che promette altri miracoli o svolte. Questo è un atteggiamento di cui tenere conto. Perché
la classe politica è sempre madre e figlia di ciò che avviene nella società cosiddetta civile. A volte per fecondazione naturale, a volte eterologa. Che fare, adesso? Innanzitutto,
non far finta di niente. Occorrerà, d’ora in poi, usare lo strumento referendario con parsimonia, senza esagerazioni, e soprattutto con
adeguate semplificazioni. Poi occorrerà procedere, senza farsi soverchie illusioni, alla
modifica per via parlamentare almeno di alcune parti della legge 40 (punterei soprattutto alla possibilità della ricerca e all’uso delle staminali embrionali per motivi di cura). Le divisioni che sono emerse in entrambi i poli, infine, testimoniano, se mai ce ne fosse bisogno, che
questo bipolarismo è figlio illegittimo della nostra democrazia. Forse questo avvenimento contribuirà a
sgretolare le due coalizioni, proponendo il tema di una contrapposizione di tipo europeo anche in Italia (Pse contro Ppe?) e sarà l’unico effetto positivo di un risultato elettorale che i socialisti e i laici oggi vivono con fondata preoccupazione.
Sottosegretario di Stato alle Infrastrutture
Articolo tratto dal quotidiano "Il socialista Lab" del 15 giugno 2005