Vittorio LussanaLa tensione internazionale generata dai comportamenti irresponsabili della Corea del Nord non ci sta affatto riportando ai primi anni '50 del secolo scorso. Siamo, invece, di fronte al medesimo dubbio in cui si ritrovarono Francia e Gran Bretagna innanzi all'espansionismo politico di Adolf Hitler. Come affrontare 'l'interlocutore'? Ponendolo subito all'angolo con azioni di forza? Oppure, sperando nella mediazione diplomatica? Come sappiamo, la 'seconda via' servì a ben poco, nei riguardi di Hitler. Ciò, tuttavia, non impone che si debba forzatamente ricorrere a un'azione di guerra, nemmeno la più 'chirurgica' possibile. Queste situazioni si risolvono cercando 'terze vie': ovvero, con l'isolamento dello Stato in questione e il tentativo, netto e fermo, in favore di una negoziazione diplomatica di ampio respiro, capace di prendere in esame anche le condizioni oggettive in cui versa 'l'interlocutore' che si ha di fronte. La Corea del Nord proviene da una lunghissima recessione, che il regime attualmente al potere sta cercando di risolvere attraverso l'opzione nucleare. Ovvero, tramite quell'autonomia energetica in grado di liberare Pyongyang dagli effetti permanenti di una lunga 'cravatta' ricattatoria che, per molti decenni, l'aveva 'stritolata': quella del petrolio sovietico. L'obiettivo diviene perciò quello di convincere il leader nordcoreano, Kim Jong-un, a riconvertire il proprio programma nucleare per scopi civili o di riorganizzazione industriale, anziché andarsi a cercare 'duelli' da Far West. Anche in questo caso, il verbo 'responsabilizzare' ci appare quello più indicato: a parte la vecchia questione della divisione della penisola coreana in due distinte zone d'influenza, non ci sembra che Pyongyang abbia un progetto di occupazione politico-militare di ampie regioni continentali come, invece, nel 'caso' di Hitler. Se, dunque, la vecchia divisione tra le due 'Coree' all'altezza del 38esimo parallelo più o meno 'regge', non vediamo i motivi per cui Pyongyang debba andare a infilarsi in un rischiosissimo conflitto bellico, addirittura di natura nucleare, contro Giappone, Stati Uniti e la stessa Corea del sud. Il vero motivo delle provocazioni sta tutta in una ricerca spasmodica di 'attenzione mediatica' planetaria, al fine di atteggiarsi a grande potenza nucleare del pianeta. Pertanto, diviene necessario far comprendere al leader nordcoreano che se il mondo non è 'saltato per aria', nel secolo scorso, dopo due sanguinosi conflitti mondiali e un aspro scontro ideologico tra comunismo, fascismo e liberaldemocrazia, la comunità internazionale non comprenderebbe affatto l'assurdità di una catastrofe generata da un singolo capo di Stato che, all'improvviso, decide di scatenare l'apocalisse. Riuscire a coinvolgere la Corea del Nord in programmi di scambio e di commercializzazione dei brevetti scientifici più avanzati diviene il nostro consiglio più razionale e 'spassionato', finalizzato ad aprire una nuova fase di 'distensione' sul 'teatro asiatico' e nei rapporti politici internazionali. Non si tratta di moderazione 'buonista': siamo consapevoli di come 'l'interlocutore' sia piuttosto 'umorale', se non del tutto imprevedibile. Ma irrazionalità e imprevedibilità si combattono con l'astuzia, non mostrando i 'muscoli' a fini puramente propagandistici o d'immagine, poiché si rischia di fare esattamente il 'gioco' verso il quale 'l'interlocutore' vorrebbe trascinarci. Non riteniamo, insomma, che l'opzione militare sia quella più valida: meglio ricorrere all'astuzia diplomatica e alla 'moral suasion', convincendo il popolo nordcoreano e i suoi leader che le 'teste calde' risultano vincenti solo temporaneamente, mentre i veri protagonisti della Storia sono coloro che hanno a cuore il destino dell'intera umanità, affrancandola dal ricatto della paura e dal 'demone' della follìa. Sono questi i 'veri nemici' che dobbiamo combattere, innanzitutto in noi stessi. Con intelligenza, razionalità e saggezza anche 'orientale', se necessario.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Mario - Chiari (Bs) - Mail - venerdi 22 settembre 2017 13.36
Stupendo concetto espresso nell'ultima frase. Io sono anni che auspico questo connubio. Forse prima di me ... i Beatles, soprattutto John.
Sonia - Cagliari - Mail - mercoledi 20 settembre 2017 23.35
Ho letto questo articolo attentamente: decisamente ben scritto. Ma non vedo il confronto storico-politico tra i due "statisti". È mia opinione che la Corea stia bluffando: Hitler non mostrò mai la ben che minima debolezza e non tenne il suo popolo alla fame come sta facendo Jong-un per restare al potere.


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