Nel cuore delle
Madonie, l'antico borgo di
Castelbuono, in provincia di
Palermo, ci ha proposto quest'estate una tra le più suggestive maratone musicali dell'estate,
l'Ypsigrock, ponendosi come cornice ideale tra tradizione locale e 'incursioni' internazionali. Il nome del festival deriva da una
'crasi' tra l'antico nome bizantino del paese
(Ypisgro) e la proposta musicale del genere:
'indie-alternative rock'. La ricchezza culturale e la qualità artistica dell'evento sono elementi che costituiscono una grande risorsa economica e sociale per un paese dove il festival non fa che esaltare la bellezza estetica di angoli, vie, piazze, fontane e antiche chiese. L'orientamento è verso la dinamicità di un'esperienza caratterizzata dal concetto di esibizione diffusa, intimamente e indissolubilmente legata al
tessuto storico e
artistico: dal
chiostro di San Francesco, passando per
l'ex chiesa del Crocefisso, fino ad arrivare a
piazza Castello. A distanza di tanti anni, il primo
'Boutique festival' d'Italia è ancora una perla rara nel panorama musicale dei nostri confini nazionali. E non ha nulla da invidiare a eventi più grandi, sparsi in tutta
Europa. Gli organizzatori e la loro storia hanno tutto in comune con la classica fiaba, nella quale il
'c'era una volta' risale a
ventuno edizioni fa, quando un professore di filosofia e un gruppo di giovani decisero di far conoscere band e sonorità piuttosto inusuali per il tranquillo paesino situato sui monti siculi. Edizione dopo edizione, la fama del festival è cresciuta progressivamente. E quello stesso gruppo di ragazzi ha trasformato il piccolo palco ai piedi del
Castello dei facoltosi
Ventimiglia, in un
'tempietto' della
musica alternativa, accrescendo le presenze dai pochi curiosi di un tempo ai circa
duemila annui, con formule di abbonamento e strategie di acquisto tra le più differenti. Grazie a questa miscela di arte, musica, storia e natura selvaggia, gli appassionati diventano dei
'fedelissimi', che di anno in anno tornano nel paesino per trovare gli stessi vincenti ingredienti. Sui palchi del festival, la regola prevede
nessuna replica. Quindi, un artista può esibirsi solo
una volta nella vita. Durante i giorni
dell'Ypsigrock, le esibizioni iniziano nel tardo pomeriggio al meraviglioso
chiostro settecentesco di
San Francesco, dove
sull'Ypsi & Love Stage si susseguono band giovanissime e poco conosciute, le quali, complice l'atmosfera suggestiva e particolare, si sono tutte rivelate piacevoli sorprese: dal sound pop-rock tutto irlandese di
Bry, passando per la calda e avvolgente voce di
Adam Naas, con il suo soul elettronico e intimo, fino ad arrivare alla rivelazione del festival: i
Klangstof. Le loro romantiche atmosfere olandesi hanno infatti riscosso lunghi e sostenuti applausi. Discendendo dal chiostro, la
chiesa sconsacrata del Crocefisso regala una location davvero magnifica e unica, complice una risistemazione recente dello spazio interno con un palco
Mr. Y Stage, concepito
ad hoc per ospitare diversi tipi di live: tra le sonorità
'pop' del duo degli
Han, Aldous Harding e soprattutto le luci psichedeliche del duo berlinese degli
Amnesia Scanner hanno condotto i limiti del suono a sperimentazioni estreme in ambito
'elettro/techno'. Il resto delle serate si è poi sviluppato a
piazza Castello, vero fulcro di tutta la rassegna, dove il
maniero dei Ventimiglia e l'antico
Arco medievale hanno reso magiche le performance
sull'Ypsi Once Stage. Sul palco principale, le tre serate hanno insomma offerto una vasta gamma di sonorità e un livello di ricercatezza tale da accattivare anche gli uditi più esigenti e far scatenare anche i più restii al ballo. Per l'energia e la potenza del suono, la punk band inglese dei
Cabbage e lo schietto hip hop, contaminato dalla raffinatezza del jazz, del giovane irlandese
Rejjie Snow, hanno convinto per presenza scenica e suono potente. Di contro, la sensualità tormentata della band texana dei
Cigarettes After Sex sembra non essere arrivata al pubblico, che ha avuto solo occhi per il gruppo americano dei
Beach House. I ragazzi di
Baltimora non hanno deluso le aspettative. E le loro sonorità sognanti, al limite del favolistico, hanno condotto lo spettatore verso una bellezza ideale, risuonando tra le montagne fino a sparire tra le stelle dell'incantevole cielo di
Castelbuono.