Mentre viaggiavo sul tram numero
8 della gloriosa
Atac della capitale
dell'imperatrice dai capelli corvini, sono incappato nell'avvenimento che sto per raccontare. Stavo leggendo il bel libro dell'amica
Gabriella Vittoria Romano (del quale parlerò in altra sede) e sento alla mia destra una voce levarsi sgraziata:
"Perché me stai a guarda'?!?". Una voce che, alzando gli occhi, scopro appartenere a
un adolescente che non lascia molti dubbi sul suo
pessimo futuro, in compagnia di due
ragazzine più truccate che colte. Il giovane ripete il suo insulto - perché di quello si tratta - mentre la persona che avrebbe commesso l'orrendo atto di
fissarlo lo rassicura, dicendogli che non stava guardando lui, ma era sovrappensiero. Quest'ultimo era un uomo visibilmente sofferente, quasi sicuramente sotto l'effetto di farmaci molto potenti, mentre il ragazzino chiudeva
'tronfio' la vicenda con un
"fai 'bbene' a nun guardamme", eccitato dalle risatine delle sue
'squinzie' e scendendo, finalmente, alla fermata successiva, con le
'pulzelle' al seguito. L'uomo è rimasto al suo posto tremante. E il suo tremore aumentava fermata dopo fermata,
fino al capolinea, quando è sceso e ne ho perse le tracce. Tanto possono la
protervia e
l'ignoranza.