Vittorio CraxiVoglio dire in premessa che, innanzi alla novità rappresentata da questo Consiglio nazionale e agli obiettivi che esso si pone, ho chiesto ai compagni di area che l'avevano promossa di rinunciare al protrarsi di una dolorosa controversia giudiziaria. Penso che nella dichiarazione d'intenti che verrà depositata, questa condizione sia stata soddisfatta positivamente. Un mese or sono, circa all'indomani del risultato referendario, ho scritto a Vizzini e a Nencini affinché si potesse svolgere con serenità, ciascuno partendo dalle proprie posizioni assunte, una riflessione più pacata. Siamo entrati in una fase politica diversa e la sconfitta referendaria non solo ha messo in discussione, respingendolo, il disegno di revisione costituzionale, ma ha determinato un giudizio netto più generale sullo stato delle cose nel Paese. E anche sulla stessa condotta del Governo. Lo stesso esito della Consulta referendaria, che di fatto ha bocciato il 'pilastro' principale della legge elettorale, sulla quale era stata posta persino la questione di fiducia, solleva ora la necessità di un rimedio che metta equilibrio fra le norme esistenti. Il pronunciamento della Corte costituzionale é significativo, in quanto stabilisce che vi sia la possibilità di ricorrere nei confronti di una legge elettorale prima ancora della sua applicazione, affermando un principio di tutela democratica fondamentale. Penso che la fretta e l'ansia di tornare alle urne, per tentare improbabili rivincite, sia mal riposta. Risulta abbastanza incomprensibile che il Partito di maggioranza relativa affossi il Governo a lui affidato, per poi presentarsi nuovamente innanzi al corpo elettorale. Addirittura, c'è chi, come Matteo Orfini, lancia improbabili ultimatum per l'approvazione della legge elettorale entro 10 giorni. Il presidente del Partito democratico si sta ormai specializzando in autoaffondamenti: una specie di serial killer, avendo già sperimentato la stessa dottrina nella capitale d'Italia, con gli esiti che tutti conosciamo. Penso che le questioni del lavoro, i problemi dell'Europa e del pronunciamento elettorale delle due nazioni cardine, i problemi aperti di pace, stabilità e sicurezza nel Mediterraneo, i problemi della giustizia (l'anno giudiziario si è aperto solennemente con il pronunciamento del Governo per una approvazione, in questa legislatura, di una riforma della giustizia), nonché le emergenze che, come abbiamo visto, hanno investito una parte importante del Paese produttivo, non possono essere tralasciate per avviare il secondo tempo di una già lunga campagna elettorale. Attendiamo che, sulle questioni internazionali, muova i primi passi l'amministrazione americana, anche se le prime battute vanno in un segno che giudico negativo. La grande nazione leader del mondo occidentale ha pensato di correggere gli squilibri e le storture della globalizzazione 'liberista' avviando un percorso di globalizzazione 'protezionista'. Ma fu proprio la globalizzazione protezionista degli Stati che portò, o fu premessa, delle due grandi guerre. Gli Usa, imponendo una svolta protezionista, provocheranno un conseguente irrigidimento degli Stati. All'origine della sinistra di tutto il '900, vi è il giusto tentativo di mantenere il controllo sull'economia attraverso gli Stati-nazione. Nel passaggio dalle entità nazionali a quelle sovranazionali (come è accaduto per l'Europa) il liberismo del 'fai-da-te' ha anticipato il fallimento della globalizzazione, a cui l'internazionalismo riformista non ha saputo opporre una resistenza efficace. Tradotto in italiano, questo significa che le forze che oggi vengono attratte dal protezionismo 'trumpista' si candidano per prevalere, amplificando con gli argomenti antisistema la propria capacità offensiva. E' stato un errore inseguirli sullo stesso terreno, non fissando dei perimetri politici oltre i quali si sarebbe finito per soccombere. Penso inoltre che, in materia di leggi e alleanze elettorali, i socialisti, riprendendo il proprio slancio, possano essere utili e anche decisivi per respingere questa deriva. E continuo a credere che il mancato revisionismo nella sinistra italiana abbia privato la sinistra stessa di un elemento essenziale, politico e culturale, il socialismo riformista, per contrastare nei fatti e nelle azioni le derive populiste e plebiscitarie, che non sono mancate a destra come a sinistra. Ci sono stati modi diversi di vedere le cose, e anche qualche parola di troppo: chi vi parla non si è sottratto all'obbligo di sostenere le nostre liste e i candidati Psi nelle recenti competizioni elettorali. Penso che il periodo che ci separa dal congresso vada utilizzato per i chiarimenti utili e necessari per svolgere un lavoro d'insieme comune, contraddistinto dalla fraternità e ispirato, quanto più possibile, da una ragionevole e possibile unità d'intenti e di azione, che promuova una nuova e significativa gestione collegiale. E' l'obiettivo comune che dobbiamo perseguire alle prossime elezioni: liste di ispirazione e di forte impronta socialista, che puntino a superare gli sbarramenti. Non possono interessare, lo dico perché qualcuno ha sollevato tale questione, liste o 'rassemblement' che puntino a riaggregare la diaspora comunista, né a riedizioni di fronti popolari che non abbiano nella socialdemocrazia di governo il loro punto di riferimento essenziale. Non possono interessare 'listoni' di sorta, o grandi 'macedonie' elettorali: la costruzione di un'ipotesi politica che ponga i socialisti come interlocutori essenziali e privilegiati, naturalmente dipende soltanto da noi e dalla nostra capacità anche di attrarre coloro che, lontano da noi, continuano a osservarci con interesse. Sono quindi per un congresso aperto e inclusivo, che sancisca un clima nuovo e non si irrigidisca nelle tensioni burocratiche; che abbia l'obiettivo di riunire un'area larga di socialisti, laici e progressisti per presentarla degnamente al parlamento; che si ponga l'ambizione di riqualificare l'azione dei socialisti e che restituisca loro il peso e il rispetto che si deve a una grande tradizione democratica del nostro Paese. Una grande tradizione mediterranea: abbiamo salutato, qualche settimana fa, Mario Soares, campione della democrazia portoghese. E ricevo ogni 19 gennaio tanti attestati di amicizia e di sentimento mai attenuato: è il segno di una tradizione che vive e che intende continuare a vivere.




Intervento al Consiglio nazionale del Partito socialista italiano
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