Voglio dire in premessa che, innanzi alla novità rappresentata da questo
Consiglio nazionale e agli obiettivi che esso si pone, ho chiesto ai compagni di area che l'avevano promossa di rinunciare al protrarsi di una
dolorosa controversia giudiziaria. Penso che nella dichiarazione d'intenti che verrà depositata, questa condizione sia stata soddisfatta positivamente. Un mese or sono, circa all'indomani del
risultato referendario, ho scritto a
Vizzini e a
Nencini affinché si potesse svolgere con serenità, ciascuno partendo dalle proprie posizioni assunte, una
riflessione più pacata. Siamo entrati in una fase politica diversa e
la sconfitta referendaria non solo ha messo in discussione, respingendolo, il disegno di
revisione costituzionale, ma ha determinato un
giudizio netto più generale sullo stato delle cose nel Paese. E anche sulla stessa condotta del
Governo. Lo stesso esito della
Consulta referendaria, che di fatto ha bocciato il
'pilastro' principale della
legge elettorale, sulla quale era stata posta persino la
questione di fiducia, solleva ora la necessità di un rimedio che metta
equilibrio fra le
norme esistenti. Il pronunciamento della
Corte costituzionale é significativo, in quanto stabilisce che vi sia la possibilità di
ricorrere nei confronti di una
legge elettorale prima ancora della sua applicazione, affermando un principio di
tutela democratica fondamentale. Penso che la fretta e l'ansia di
tornare alle urne, per tentare improbabili
rivincite, sia mal riposta. Risulta abbastanza incomprensibile che il
Partito di maggioranza relativa affossi il
Governo a lui affidato, per poi presentarsi nuovamente
innanzi al corpo elettorale. Addirittura, c'è chi, come
Matteo Orfini, lancia improbabili
ultimatum per l'approvazione della legge elettorale entro
10 giorni. Il presidente del
Partito democratico si sta ormai specializzando in
autoaffondamenti: una specie di
serial killer, avendo già sperimentato la stessa dottrina nella
capitale d'Italia, con gli esiti che tutti conosciamo. Penso che le questioni del
lavoro, i problemi
dell'Europa e del pronunciamento elettorale delle due
nazioni cardine, i problemi aperti di
pace, stabilità e
sicurezza nel
Mediterraneo, i problemi della
giustizia (l'anno giudiziario si è aperto solennemente con il pronunciamento del
Governo per una approvazione, in questa legislatura, di una riforma della giustizia), nonché le emergenze che, come abbiamo visto, hanno investito una parte importante del Paese produttivo, non possono essere
tralasciate per avviare il secondo tempo di una già lunga
campagna elettorale. Attendiamo che, sulle questioni internazionali, muova i primi passi
l'amministrazione americana, anche se le prime battute vanno in un segno che giudico
negativo. La grande
nazione leader del mondo occidentale ha pensato di correggere gli squilibri e le storture della
globalizzazione 'liberista' avviando un percorso di
globalizzazione 'protezionista'. Ma fu proprio la
globalizzazione protezionista degli Stati che portò, o fu premessa, delle
due grandi guerre. Gli
Usa, imponendo una svolta protezionista, provocheranno un conseguente
irrigidimento degli Stati. All'origine della
sinistra di tutto il
'900, vi è il giusto tentativo di mantenere il controllo sull'economia attraverso gli
Stati-nazione. Nel passaggio dalle
entità nazionali a quelle
sovranazionali (come è accaduto per l'Europa) il
liberismo del
'fai-da-te' ha anticipato il
fallimento della globalizzazione, a cui
l'internazionalismo riformista non ha saputo opporre una
resistenza efficace. Tradotto in italiano, questo significa che le forze che oggi vengono
attratte dal protezionismo 'trumpista' si candidano per
prevalere, amplificando con gli argomenti antisistema la propria
capacità offensiva. E' stato un errore
inseguirli sullo stesso terreno, non fissando dei
perimetri politici oltre i quali si sarebbe finito per
soccombere. Penso inoltre che, in materia di leggi e alleanze elettorali, i
socialisti, riprendendo il proprio slancio, possano essere
utili e anche
decisivi per respingere questa
deriva. E continuo a credere che il
mancato revisionismo nella
sinistra italiana abbia privato la sinistra stessa di un elemento essenziale, politico e culturale, il
socialismo riformista, per contrastare nei fatti e nelle azioni le
derive populiste e
plebiscitarie, che non sono mancate a destra come a sinistra. Ci sono stati modi diversi di vedere le cose, e anche qualche parola di troppo: chi vi parla non si è sottratto all'obbligo di sostenere le nostre liste e i
candidati Psi nelle recenti competizioni elettorali. Penso che il periodo che ci separa dal
congresso vada utilizzato per i chiarimenti utili e necessari per svolgere un lavoro d'insieme comune, contraddistinto dalla fraternità e ispirato, quanto più possibile, da una ragionevole e possibile
unità d'intenti e di
azione, che promuova una nuova e significativa gestione collegiale. E' l'obiettivo comune che dobbiamo perseguire alle prossime
elezioni: liste di ispirazione e di forte impronta
socialista, che puntino a superare gli sbarramenti. Non possono interessare, lo dico perché qualcuno ha sollevato tale questione, liste o
'rassemblement' che puntino a riaggregare la
diaspora comunista, né a riedizioni di
fronti popolari che non abbiano nella
socialdemocrazia di governo il loro punto di riferimento essenziale. Non possono interessare
'listoni' di sorta, o grandi
'macedonie' elettorali: la costruzione di un'ipotesi politica che ponga i
socialisti come interlocutori essenziali e privilegiati, naturalmente dipende soltanto da noi e dalla nostra capacità anche di
attrarre coloro che, lontano da noi, continuano a
osservarci con interesse. Sono quindi per un congresso aperto e inclusivo, che sancisca un clima nuovo e non si irrigidisca nelle
tensioni burocratiche; che abbia l'obiettivo di riunire un'area larga di
socialisti, laici e
progressisti per presentarla degnamente al parlamento; che si ponga l'ambizione di
riqualificare l'azione dei socialisti e che restituisca loro il peso e il rispetto che si deve a una grande tradizione democratica del nostro Paese. Una
grande tradizione mediterranea: abbiamo salutato, qualche settimana fa,
Mario Soares, campione della
democrazia portoghese. E ricevo ogni
19 gennaio tanti attestati di amicizia e di sentimento mai attenuato: è il segno di una
tradizione che vive e che intende
continuare a vivere.
Intervento al Consiglio nazionale del Partito socialista italiano