Anche il democratico
Franklin Delano Roosevelt, dopo il crollo della borsa di
Wall Street del
1929, era convinto che gli
Stati Uniti d'America venissero prima d'ogni altra cosa. E quando cercò di risolvere la
'grande depressione' che aveva investito il proprio Paese ricorrendo alle nuove idee macroeconomiche di
John Maynard Keynes, i giapponesi gli ricordarono che esisteva un mondo che stava andando a
'briglie sciolte', distruggendo la flotta americana a
Pearl Harbour. Paradossalmente, quel
'brusco risveglio' fece in modo che l'industria bellica americana ricominciasse a produrre
carri armati da inviare in
Europa e
portaerei da mandare nel
Pacifico, riaprendo fabbriche e cantieri navali, i quali offrirono
nuova occupazione trascinando gli
'States' al di fuori della propria
'sacca depressiva'. In sostanza, affermare
"America first", come ha fatto in questi giorni il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America,
Donald Trump, in genere porta
sfortuna, poiché ciò espone un Paese qualsiasi al rischio di subire un grave
'schiaffo', probabilmente di tipo finanziario questa volta, senza riuscire minimamente a prevederne la provenienza. Ma la verità di fondo, in tutto ciò, è la
cronica mancanza di idee dell'attuale
politica mondiale. La quale, per continuare a sopravvivere, è costretta a raccontare vere e proprie
'favole' da dare in
'pasto' ai cittadini. In un mondo ormai completamente
interconnesso, teorizzare
'l'autoisolamento' non ha nessun senso. Anche perché, proprio una delle favole più antiche del mondo ci ricorda come a furia di gridare
"Al lupo! Al lupo!" si finisca col materializzare veramente l'arrivo delle
'fiere'. Purtroppo, la Storia non riesce a insegnare più nulla a un mondo ormai vittima del proprio stesso
'nonsense'. Un genere, quest'ultimo, divertente e bizzarro, che in teatro viene utilizzato per divertire il pubblico attraverso una serie di
antitesi surreali, formulate
'per assurdo'. Ma proprio
per assurdo, noi italiani ci sentiamo, oggi, meno soli. Soprattutto, nel prendere certe
'cantonate'.