Berlino è stata colpita duramente, in questi giorni natalizi. Ma dopo questo ennesimo attentato non possiamo perderci in polemiche e divisioni tra
laici e
credenti. Al contrario, dobbiamo stare vicini a chi professa una
fede, proprio per dimostrare che non siamo contrari ai
sentimenti interiori e alla
libertà di culto per ogni singolo individuo, il quale ha tutto il diritto di credere, praticare e professare un proprio
sistema di valori. E' chiaro che, a nostro parere, le religioni rappresentino un problema proprio per
l'alto tasso di strumentalizzazione che esse contengono. Ma è la loro
manipolazione quel che bisogna, innanzitutto, rigettare. Ogni credenza contiene in sé alcuni elementi di
essenzialità filosofica che rappresentano, il più delle volte, insegnamenti validi e preziosi. E cogliere con
onestà intellettuale tali elementi significa distinguere le religioni stesse da quegli estremismi che le rendono un
'movente'. La qual cosa significa, semplicemente, che noi rigettiamo la fede quando essa si presenta con la
maschera dell'ideologia. Paradossalmente, la Storia ci viene incontro e ci dà ragione, pur nell'infinita tristezza di questi giorni. Ma in quanto metodo per aiutare il prossimo a comprendere il valore della vita umana, la
fede religiosa può ancora essere utile al mondo e interpretare un proprio ruolo sul quadrante della Storia. E' infatti
l'ideologizzazione della religione, il nemico che dobbiamo combattere. Perché, lo sottolineiamo e lo ribadiamo per l'ennesima volta, la nostra società è
laica proprio in quanto basata sulla
solidarietà civile tra gli uomini, che si organizzano tra loro rendendo l'aiuto reciproco il vero
cemento della nostra vita collettiva. Ed è per questo che rifiutiamo la
religione in quanto
forma ideologica di organizzazione dello
Stato, con i suoi divieti ed effetti pratici nei confronti dei comportamenti quotidiani delle persone. Il fatto stesso che
Dio sia
"dentro di noi" rende bene l'idea di sentimenti vissuti individualmente, dunque privatamente. La religione fa parte del
privato del singolo individuo, non appartiene affatto alla
sfera pubblica. E allorquando interviene in quest'ultima, essa si
autoannulla come
filosofia morale, per trasformarsi in un clamoroso vuoto. Quando viene mantenuto nella sfera privata, invece, l'amore verso
Dio è vissuto
autenticamente, evitando che si trasformi in
ipocrisia, in
falso ritualismo, in mera
'contaminazione formale'. Noi dobbiamo rifiutare il
fideismo fondamentalista e il
misticismo superstizioso e antiscientifico, non le
religioni nel loro complesso. La questione diviene delicata esattamente per questo motivo: non possiamo rinchiuderci
nell'ateismo senza scrupoli, che conduce solamente
all'intolleranza, a non credere più in niente e nessuno. Dalle religioni noi dobbiamo
prendere le distanze, ciò è fuori discussione, ma non come
atto preventivo di sfiducia, bensì per distinguere i credenti sinceri dai
"sepolcri imbiancati": per riuscire a separare
"il grano dal loglio". Perché, se crediamo nell'uomo, questo è il difficile compito che attende, oggi, i suoi figli.