Osservando i progressi della
medicina moderna, coniugati con l'apporto dello
sviluppo tecnologico e
cibernetico, ci si rende conto di assistere a un potenziamento talmente
miracoloso della vita umana da mandare letteralmente
'in soffitta' persino le più fosche profezie di
Isaac Asimov. Quest'ultimo, seguendo quello che
Antonio Gramsci aveva definito
"pessimismo dell'intelligenza", da una parte è riuscito a
prevedere quasi tutte le invenzioni che, oggi, agevolano la nostra vita:
dall'Iphone ai
collegamenti satellitari, sino alla
ricostruzione artificiale dei nostri
organi anatomici; dall'altra, però, ha paventato, come epilogo finale della Storia,
l'avvento delle 'macchine', le quali sarebbero destinate a prendere definitivamente il
sopravvento sull'uomo. Una teoria che trova origine dal presupposto
'strategico-militare' di un progresso vincitore di innumerevoli
'battaglie', ma destinato a perdere la
'guerra' contro la
tecnologia. Viceversa, il fenomeno in atto è quello di una sempre più
compatibile armonizzazione tra la
cibernetica e
l'uomo, che non invade affatto i territori del
'meccanicismo' o della
fantascienza propriamente detta. Una
'cosa' sarà sempre una
'cosa': essa non potrà mai formulare un
pensiero; non riuscirà mai a provare alcun
sentimento; non s'innalzerà mai al livello dello
'spirito'. Perché
"chi nasce dalla carne è carne, ma chi nasce dallo spirito è spirito", disse una volta
'qualcuno'. L'uomo potrà anche trasformarsi, un giorno, in una macchina in grado di non sentire alcun
dolore e nessun tipo di
felicità, poiché si abituerà a
prestazioni sempre perfette in ogni aspetto della sua vita quotidiana. Ma ciò lo condurrà a prendere atto anche dei
limiti della tecnologia, constatando quello che, personalmente, ho definito:
"Punto di caduta". Le nostre automobili, per quanto sempre più moderne e avanzate, sono destinate a essere superate da altri modelli ancor più
all'avanguardia. E tutti gli autoveicoli che l'uomo sarà in grado di perfezionare, migliorare o reinventare, terminato il loro
'ciclo' ci abbandoneranno per strada, costringendoci a riutilizzare le nostre gambe per tornarcene a casa. In campo
medico-sanitario, l'introduzione delle
tecnologie, della
cibernetica e persino della
riproduzione in 3D dei nostri
organi vitali, non potrà far altro che favorire un sempre più deciso
prolungamento della vita umana e, come conseguenza, un problema di
sovrappopolazione terrestre: nulla di più. Per quanto
'clonati' o sostenuti da
organi meccanici, continueremo a essere destinati a
morire, o probabilmente a essere
'imballati' e
'immagazzinati'. Non potendo modificare il nostro destino di esseri mortali, il
fato stesso - o chi per lui - ci concederà sempre
l'illusione di riuscire a
prenderci giuoco della morte, poiché consapevole che il momento del
'game over' giungerà in ogni caso. Pertanto, tutte queste paure che ci portano a teorizzare l'esigenza di un
controllo etico sulla tecnologia e l'utilizzo delle macchine sono, in buona parte,
immotivate. Soltanto una questione potrà aprirsi veramente, in un lontano futuro. Ma non si tratta affatto di un
problema materiale, bensì
psicologico: vivendo sempre più a lungo, potrebbe crearsi, dentro di noi, una
noia profondissima, al confine con la
depressione più plumbea e disperata. Giunti a un determinato punto della nostra esistenza potremmo essere noi stessi a chiedere di
porre termine al nostro percorso terreno. Al limite, per impedire l'arricchimento degli
psicologi, che con le loro
'parcelle' molto simpatici non lo sono mai stati.
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Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
(editoriale tratto dalla rivista 'Periodico italiano magazine' n. 23 - dicembre 2016)