Alla fine ha dovuto cedere. Il presidente del
Coni, Giovanni Malagò, ha annunciato la candidatura della città di
Milano per le
Olimpiadi del
2024, lasciando
Roma nel dimenticatoio ad affrontare una nuova cocente delusione.
'Miss prima della classe', Virginia Raggi, sindaco della
'città eterna', ha avuto quel che tanto aveva agognato: una
'bega' in meno per le sue
'incompetenze gestionali'. Non basta andare alla festa del
M5S a
Palermo e urlare in modo sconclusionato:
"Roma è bella, bella, bella" come
Amanda Sandrelli in
'Non ci resta che piangere'. Bisogna anche
lavorare per rendere la capitale d'Italia davvero
attraente. Serve a poco fare diecimila discorsi di opportunità politica, problemi di debito, carenze nelle infrastrutture urbane, che basterebbe solo un pizzico di buona volontà e competenza per risolverle. Il punto e questo: quasi
5 miliardi e mezzo di euro, che avrebbero potuto essere investiti in maniera
oculata, con un'adeguata sorveglianza sulle gare d'appalto, erano una
'manna' per la capitale e per il
Movimento 5 Stelle. Ma il pensiero demagogico del
"il sistema è corrotto: diciamo di no a tutto per combatterlo, dal momento che noi siamo i più buoni e bravi di tutti" finisce col
'cronicizzare' i problemi, anziché avviarne la soluzione. Non è un mistero che il
deficit del
comune di Roma sia un'abisso di cui non si vede quasi il fondo: ciò non si può discutere. Tuttavia, sarebbe stato assai utile utilizzare delle
risorse 'esterne' per avviare alcuni lavori di riqualificazione urbana che non solo sono necessari, ma azzarderemmo
urgenti, piuttosto che chiudere le porte a qualunque tipo di possibilità. Però, per costruire quella
'boiata' del Grab (il Grande raccordo anulare delle bici, ndr), un buon progetto sulla
'carta', ma che non tiene conto proprio di quei quartieri di
Roma più densamente abitati che trarrebbero giovamento da un'opera simile,
i denari ci sono. Non solo: bisogna anche mettere i
'bastoni' tra le
'ruote' a un gruppo di imprenditori stranieri che vorrebbero riqualificare una zona come quella di
Tor di Valle (per chi non fosse romano e non conoscesse il
'rione' in qauestione, si tratta di una
'cloaca a cielo aperto' adiacente a un quartiere residenziale dove i miasmi di escrementi provenienti dal depuratore fanno letteralmente
'gioire' le narici dei residenti), proponendo opere moderne e un ampliamento delle infrastrutture viarie (via del Mare, via Ostiense e prolungamento della linea 'B' della metropolitana sino a Ostia) completamente a carico del
privato. Al solo pensiero che dietro a una decisione così miope ci sia l'intento demagogico di un
comico di quart'ordine, che ha smesso di far ridere sin dagli
anni '90 e, trovandosi disoccupato, ha scelto la via della politica (tanto, sempre di
comici si tratta) viene il
'voltastomaco'. Se l'idea era quella di riportare
la città dei 7 colli nell'oscurantismo medievale, senza spinte innovatrici, allora possiamo affermare che l'obiettivo è stato raggiunto.
Arrivederci, Roma.