Il centro della riflessione in merito all'informazione su
internet, soprattutto dopo i recenti gravissimi fatti relativi al suicidio di
Tiziana Cantone, dovrebbe esser quella di una
drastica riconsiderazione del
linguaggio formativo e della
comunicazione di massa. Tramite la rivoluzione tecnologica in atto, infatti, si potrebbe tentare un superamento della dimensione, alquanto arretrata, del nostro modo di
controllare quel che viene reso pubblico,
'scorporando' ciò che possiede una funzione meramente
quantitativa, ovvero basata sull'audience o sul numero di
'click' che possono derivare dai
social network, al fine di abbandonare il monopolio della comunicazione
propagandista o di
consumo. I
social network permettono a chi comunica di proiettare categorizzazioni culturali che non coincidono con il
tempo 'storico' propriamente detto, il
'kronos' degli antichi greci, bensì entrano in contatto con
'l'aiòn': il tempo immediato,
l'attimo degli stoici. In ciò, la barriera tra pubblico e privato tende a
'saltare': il fatto diventa
primario, anche quando è
falso o
artefatto. E la pubblicazione di una notizia si concretizza nel
'baratro' di una società
'mordi e fuggi'. L'immediato - o meglio il
'consumo immediato' - del linguaggio e persino delle persone è avvertibile da chi legge od osserva un video anche durante un evento sportivo come una partita di calcio: gli
'assist' di
Francesco Totti o le invenzioni di
Cristiano Ronaldo avvengono
nell'aiòn. Sono momenti
d'intuito 'artistico', di non consapevolezza, estraniati da se stessi. Ma in quest'epoca di
azioni 'sublimate', il messaggio diviene avulso dalla personalità di chi lo esprime, in quanto pura
'macchina estetica' tendente a dettare
giudizi senza alcuna possibilità di
appello. Per tutti questi motivi, un più moderno progetto di
'formazione all'informazione', deontologicamente più controllata e corretta, è quanto mai
necessario, al fine di evitare abusi, prevaricazioni, impossibilità di difesa dal
discredito in base semplicemente alla
diffusione 'quantitativa' di un atto o di una notizia, che diviene
verità assoluta. In tal senso, è indubbiamente necessaria una
riforma dell'Ordine professionale dei giornalisti e di chi fa comunicazione. Ma ritengo totalmente
irresponsabile e demagogica l'idea di una sua
abolizione, che delegherebbe ogni controllo a
direttori di testata o a
multinazionali che non hanno alcun particolare interesse a
verificare quel che viene diffuso sulla rete internet. Insomma, l'esigenza che sta sorgendo è quella di riuscire ad
adeguare e a
modernizzare compiti e ruoli di chi si occupa di
comunicazione, non certo di andare a chiudere delle
'stalle' da cui i
'buoi' sono, ormai,
fuggiti da tempo.Per leggere la nostra rivista 'sfogliabile' cliccare QUI
Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine'
(editoriale tratto dalla rivista 'Periodico italiano magazine' n. 21 - settembre/ottobre 2016)