Certe frasi ed espressioni di
Matteo Salvini non meritano alcuna risposta. Si tratta semplicemente di un
'soggetto' da guardare con
'faccia stupìta', come quando si osserva un
orso allo
zoo. Tuttavia, la questione del
'nanismo politico' di cui è affetta
mezza Europa, a cominciare dalla signora
Le Pen in
Francia sino ai
rigurgiti nazionalisti di molte altre parti del
'vecchio continente', segnalano un problema effettivo, sorto durante la fase di costruzione
dell'Unione europea: l'ideale di
un'entità sovranazionale avrebbe dovuto essere permeato dalla concordia tra i
popoli, al fine di evitare ogni deriva
nazionalista. E per riuscire a ottenere ciò, sarebbe stato necessario non fingere di dimenticarsi della generosità umana di persone come
Carlo Azeglio Ciampi, per poi ricordarsene solamente allorquando egli è venuto a mancare. Proprio per tutte le
'belle cose' che stiamo dicendo in questi giorni era doveroso cercare di individuare, anche sotto il profilo politico, quella
radice culturale, quell'ideale di
laicità rispettosa dei sentimenti religiosi e dei costumi popolari, che
Carlo Azeglio Ciampi ha cercato, nel corso della propria vita, d'incarnare e rappresentare. Un
equilibrio 'umanista' che sarebbe risultato
prezioso nel costruire un'identità comune tra i diversi
'ceppi' etnici europei.
Carlo Azeglio Ciampi e lo stesso
Romano Prodi hanno più volte fatto cenno, in passato, alle
"diverse 'radici' europee": quella
latino-mediterranea; quella
tedesca; quella
slava e quella
anglo-sassone. Bene: perfetto. Ma riuscire a trovare un comune denominatore politico tra queste distinte identità doveva esser proprio ciò che avrebbe potuto
distanziare di molto la possibilità di un ritorno, sotto nuove forme, delle
esasperazioni di tipo
xenofobo o
razzista. I
nazionalismi hanno infiammato la vita europea nella prima parte del
XX secolo. E tutta la seconda parte di quello stesso periodo è stato
'speso' per rimettere a posto tutti i
'danni' di odio radicale e di persecuzione che proprio i
nazionalismi avevano
provocato. Spesso, noi
laici ce la prendiamo con
l'assolutismo secolare della Chiesa di Roma, oppure, in senso più ampio, con
l'oscurantismo delle religioni, dimenticando che anche la
politica ha le sue
'belle colpe' da espiare. Soprattutto, per quel genere di
ideologie basate su
dogmatismi perfettamente paragonabili a quelli delle credenze mistiche più ataviche e astratte: il principio della
superiorità della razza 'ariana' per il
nazismo; oppure, quello della
conflittualità sociale e
dell'antiparlamentarismo rivoluzionario per il
marxismo-leninismo, tanto per fare un paio di esempi. Ripensando a tali elementi, certe volte si comprende il
perché del
'distacco' di molte persone dalla politica: i
nazionalismi e i
fascismi hanno devastato la vita di
3 intere generazioni di persone, trascinandole in
due conflitti mondiali spaventosi; il
cattolicesimo porta ancora oggi con sé quelle
trascendenze assolutiste che tendono a
occultare molti aspetti e contraddizioni che
rallentano il cammino di emancipazione dell'umanità; il
socialismo 'coatto', infine, ha optato per una serie di
'forzature' nel tentativo di realizzare delle tipologie di
società tanto
utopiche, quanto
burocratiche. Quel che emerge veramente, alla fine, è un dato assai significativo della
politica: che si tratta di una
scienza molto complessa, in cui spesso sono le
minoranze a sollevare questioni fondamentali a favore del
progresso umano e delle nuove
libertà pubbliche. Risulta pur vero - e altrettanto storicamente dimostrato - che anche le
minoranze, allorquando si trasformano in
maggioranze, perdono
'lungo la strada' moltissimi dei loro
valori originari o di
principio, degenerando anch'esse. Ciò non toglie che un diverso meccanismo di equilibrio e di stabilità, composto dai migliori
'enzimi' del
liberalismo più avanzato e di un
socialismo moderno e adatto ai tempi, rimanga il
'binario' più
accettabile della cultura democratica occidentale. La modernità può portare con sé nuove problematiche, come per esempio quelle legate
all'emergenza climatica e al
surriscaldamento planetario. Questioni che possono essere opportunamente
'incanalate' attraverso una spiccata sensibilità
ecologica e
ambientalista. Ma nient'altro di più: tutto il resto, oggi,
non ha più alcun senso. E mettersi a giocare con formulazioni o
alchimie 'esogene', come per esempio il richiamo al
progressismo democratico 'kennediano', da
innestare a 'viva forza' come elemento
'rifondativo' della
sinistra italiana, non risulta affatto utile a generare un nuovo
modello di valori e di sviluppo economico maggiormente
redistributivo o
egualitario. La verità è che, in politica,
non ci sia poi così tanto da 'ìnventare'. Una conclusione per certi versi
sorprendente, soprattutto in un Paese come il nostro, che non possiamo non definire profondamente cristiano.
"Non possiamo non dirci cristiani", scrisse una volta
Benedetto Croce, al fine di sottolinere la radice più autentica della
storia culturale italiana. Una radice la quale ha estremo bisogno di una
complementare 'controparte laica', in grado di
completare quella
'religiosità civile' degli italiani che, essa sola, rappresenta
l'unica e ultimissima alternativa possibile per riuscire a
riappacificare la nostra gente con la politica, almeno nella sua accezione migliore. E' tutta qui, la
'bella politica': non ce ne sono altre, poiché sono già
morte e sepolte, o in via di definitivo superamento ed esaurimento. Non servono a nulla tutti 'sti
'minestroni', protestatari o 'radical chic', che si cerca di
'propinare' agli elettori:
Pd, Pdl, Movimento 5 stelle, Partiti liberali di massa di svariato genere e tipo. Anche perché si tratta semplicemente di
'fiammate', che alla fine della
'fiera' non conducono ad alcun tipo di soluzione di
'ampio respiro'. Basta un
'buon' Partito socialdemocratico in un rapporto di confronto dialettico con una formazione
liberal-cattolica, più moderata o conservatrice che dir si voglia. Punto e basta:
la democrazia funziona così. E se non lo si vuol comprendere, poi è inutile stupirsi per l'emersione di certi
'personaggetti insulsi' alla
Matteo Salvini. Quello lì, il
Salvini, doveva rimanere al
'bar dello sport' a parlare del
Milan: come
'caspita' è stato possibile che sia diventato il
leader di una forza politica che governa le due regioni economicamente più avanzate del Paese? Se dobbiamo
'sorbirci' proprio tutto e tutti, allora tanto vale teorizzare uno
Stato di polizia. E temo sia esattamente questa la
convinzione che sta
rialzando la 'testa' in molte parti
d'Europa.