Nel suo libro
'Rivoluzione socialista', edito di recente da
Castelvecchi, l'attuale Governatore della Toscana,
Enrico Rossi, ha avviato una riflessione utile per la sinistra italiana, non nascondendo gli errori politici commessi dall'attuale
Pd. Inoltre, egli ha cominciato, seppur timidamente, un processo di
revisione politica, teso a rivalutare e rilanciare la
'questione socialista', nella sinistra e nel Paese. Le nuove sfide e le difficoltà del presente possono essere affrontate mantenendo coerenti le nostre impostazioni di fondo, senza scartare, o peggio essere subalterni, ai
poteri 'esondanti' della
finanza internazionale e delle
burocrazie continentali. La conseguenza logica del ragionamento di
Rossi lo porterebbe a schierarsi con nitidezza nell'ampio fronte del
'No' alla riforma costituzionale e per l'elezione di
un'Assemblea costituente: non lo ha fatto e questo è l'unico punto critico che gli muovo. In ogni caso, io penso vada sviluppata una nuova stagione di
pensieri e riflessioni di lungo periodo, in grado di superare le ansie di un rinnovamento
'frettoloso' e di un
pragmatismo senza princìpi, che sembra essere la
'cifra' di tanta parte del centrosinistra in questi ultimi due anni che hanno contrassegnato la stagione di
Renzi, il quale ha cercato di cambiare, non riuscendovi, i parametri di riferimento della sinistra riformista italiana. Ma un socialismo moderno, adatto ai nostri tempi, può rivivere se ci si rinnova mantenendo il proprio legame con la tradizione:
solo in Italia sono scomparse le culture politiche che continuano a essere presenti in tutto
l'occidente europeo. E
quest'anomalia deve necessariamente finire, perché la
'questione socialista' resta fondamentale.
Coordinatore nazionale del Comitato socialista per il 'No' alla riforma costituzionale