Anche se non sempre viene riconosciuto apertamente e benché si tratti di un
principio che molti italiani vorrebbero
'nascondere' come se si trattasse di un
'parente scomodo', la
solidarietà può essere il
vero valore fondativo di un
nuovo tipo di società, meno egoista, più inclusiva ed equilibrata. Le dimostrazioni di questi giorni conseguenti
dell'ennesimo sisma che sembra ormai
'martellare' sistematicamente ampi tratti della nostra
dorsale appenninica, sono state significativamente
esemplificative di come gli italiani possiedano un
'lato' della propria
identità popolare semplicemente meraviglioso. Un
aspetto di fondo che ci rende magnifici proprio quando tutto sembra
crollare intorno a noi, mentre invece dovrebbe essere un sentimento da
respirare ogni giorno come se si trattasse di
'ossigeno', senza diffidenze o paure eccessive. Sin dall'inizio di quest'avventura editoriale, uno dei nostri
'rovelli' era esattamente la difficoltà a contemplare il principio della libertà del singolo individuo senza
'sganciarlo' da una concezione solidaristica di carattere complessivo.
Un'equazione liberaldemocratica filosoficamente non semplice, esposta a ribaltamenti continui della
'chiave' interpretativa di fatti, notizie e accadimenti. Una sorta di
'schema-non schema', che ci ha spesso fatti sentire un poco
'abbandonati' sul terreno delle contraddizioni. Come educare all'amore? E' possibile farlo evitando forzature pedagogiche? Come insegnarlo? Come proporlo ai lettori? E con quali strumenti? Come riuscire a non lasciarsi trascinare da una
'dose' eccessiva di uno dei due fattori che compongono tale
formula? Il pericolo principale, per noi, è sempre stata la possibilità di risultare troppo
'intellettualistici', eccessivamente
'sottili' per il
lettore 'medio', che necessita forme di
comunicazione diretta, benché approfondita e non
'appiattita' intorno a quelle metodologie
propagandistiche o di
'marketing' che, purtroppo, dominano una larga parte dell'informazione, in particolar modo quella italiana. I cittadini avevano bisogno che qualcuno
aprisse loro gli occhi, spiegando con pazienza chi sono stati in
passato, come sono
oggi e come potrebbero diventare in
futuro. I drammatici fatti di
Amatrice, Accumoli e della regione del
Tronto hanno chiarito, per lo meno, che sotto questo profilo il popolo italiano, nonostante i suoi numerosi
problemi, sostanzialmente è dotato di una
'radice umanistica' estremamente
sana. C'è, dunque, una parte di noi che emerge raramente, o soltanto di fronte agli avvenimenti più gravi, che produce una sorta di
identità culturale 'altalenante', benché la nostra radice di fondo risulti saldamente
'piantata' sulla
Terra. La riflessione è di natura
socio-antropologica, non
ideologico-nazionalista. Anzi, proprio l'avanzare di una sempre maggior consapevolezza degli italiani nel
non confondere più la cultura con la politica - che infatti non sono la stessa cosa... - o con lo
'storicismo' più generico sta via via allontanando il nostro popolo da un modo di concepire la
politica che già da tempo
'scriocchiola' con piena evidenza, poiché non più
'inscatolabile' all'interno di
slogan propagandistici o di parole utilizzate come
'gusci vuoti'. E' una
domanda di maggior concretezza, quella che sale dalla società, non un bisogno ideologico di
pragmatismo materialista. La formula della metodologia
'perfetta' per riuscire a individuare le ragioni del nostro stare insieme non la cerca più nessuno, poiché molto saggiamente gli italiani hanno compreso che
essa non esiste. Possono esserci
persone più o meno valide, in ogni tradizione culturale e in ogni visione della società, a condizione che quest'ultime risultino plausibili senza
ambiguità o
confusioni. Si sta cercando una
maturazione democratica effettiva, concreta, reale, che contempli
i diritti e le libertà dei singoli individui, al fine di coniugarli con nuove forme di
solidarietà umana e sociale che non si trasformino in
'gabbie' soffocanti e ingiuste.
Un'educazione all'amore che non è più molto importante a quale
'colore' appartenga, o da quali presupposti debba prendere le proprie
'mosse', purché riesca a renderci tutti più
sinceri, generosi, razionali, con noi stessi e nei confronti del prossimo. Gli italiani, anche quelli più semplici e umili - anzi, soprattutto questi ultimi - stanno comprendendo, finalmente, chi sono. Stanno scoprendo di poter essere
persone più altruiste e profonde. E' questo il dato decisamente
'rincuorante' che ci è parso di cogliere in questi
maledettissimi giorni di lutto che il nostro Paese ha dovuto affrontare. Anche se attraverso difficoltà, miserie e tragedie incredibili,
l'Italia sta cambiando, educando se stessa alla luce di
innovativi princìpi laici di
amore e
umanità.