Il
combinato disposto tra le modifiche costituzionali approvate con maggioranze
'variabili' e la nuova legge elettorale stravolgono l'assetto istituzionale delineato dalla
Costituzione del 1948, con conseguenze negative sulla rappresentanza politica. E' evidente il tentativo dell'attuale presidente del Consiglio di spostare il confronto sia sul merito delle scelte che il Governo ha imposto al parlamento, approfittando dei
'numeri' parlamentari
'drogati' dal
'porcellum', sia sulla nuova legge elettorale, approvata a
'colpi' di fiducia e con scarso rispetto verso tutte le tradizioni politiche. In sostanza, chi a ottobre voterà
'No' verrà fatto passare per un
'conservatore', mentre chi voterà
'Sì' potrà fregiarsi del titolo di
'salvatore della patria'. Anche il ricatto morale dell'eventuale caduta del Governo, francamente ci ha lasciato
attoniti in quanto metodologia propagandista, come se una riforma costituzionale dovesse avvenire non con un
ampio consenso popolare che rifletta il principio di rappresentanza parlamentare, bensì per
volontà dell'esecutivo, che è solo un
'potere-strumento' della Costituzione, insieme a tutti gli altri. Noi non intendiamo cadere nella
'trappola' mediatica di Renzi. E vorremmo insistere, invece, nel
merito delle modifiche alla Costituzione e su una legge elettorale assai discutibile, poiché la governabilità viene ottenuta con un premio di maggioranza che
altera eccessivamente i 'numeri', ovvero il consenso effettivo dei cittadini. Ma pur prescindendo da tali
'tecnicismi', non si può non notare una serie di comportamenti e scelte politiche, da parte del Governo, che stupiscono per la
sostanziale scorrettezza: 1) innanzitutto, l'esecutivo ha tentato di
'imbrogliare' su chi
ha chiesto veramente il referendum; 2) in seguito, ha cercato di
manomettere le 'tempistiche' della consultazione popolare medesima;
3) poi, ha
finto di concedere il referendum, pur sapendo che
l'articolo 138 C. prevede l'immediata promulgazione della legge di modifica della Costituzione solo quando essa viene approvata dai
2/3 dei parlamentari in
seconda 'lettura'. Il Governo da tempo non possiede i
2/3 dei consensi parlamentari, malgrado un premio di maggioranza peraltro dichiarato incostituzionale dalla nostra
Corte suprema. Dunque, il tentativo di far credere che
il referendum sia una sua concessione è un atto destituito di ogni fondamento. Se avesse raggiunto i
2/3 dei voti parlamentari, la legge sarebbe entrata in vigore
immediatamente dopo la pubblicazione, mentre passando per il referendum, la riforma sarà resa valida solo se il popolo l'approverà. Congiuntamente a tutto ciò, non va dimenticato il tentativo di
accelerare i tempi per effettuare la consultazione referendaria insieme alle elezioni amministrative, tentando di
forzare la Costituzione e le norme vigenti,
'fregandosene' altamente delle garanzie che il nostro ordinamento giuridico prevede affinché una modifica importante della
Costituzione possa esser valutata dagli elettori
senza condizionamenti, cioè attraverso un dibattito collettivo dedicato a tale argomento e con tutte le
'tempistiche' necessarie per lo svolgimento di una vera campagna elettorale. Analizzare solamente la modifica costituzionale è l'ennesimo
'depistaggio mediatico', poiché gli effetti negativi sulle regole democratiche possono essere valutate soltanto
incrociando la riforma stessa con la nuova legge elettorale. Si aggiungano, infine,
i toni e i modi attraverso i quali si è cercato di stravolgere il senso stesso della consultazione, trasformata in una sorta di
'questione d'onore' attraverso una richiesta di fiducia
'plebiscitaria' nei confronti dell'attuale presidente del Consiglio, il quale ha largamente abusato dello strumento della
fiducia al fine di far approvare i suoi provvedimenti senza il minimo riguardo del fatto che si trovava in un parlamento eletto con
modalità dichiarate incostituzionali dalla Consulta. Insomma, il
Governo Renzi sta preparando una campagna di
propaganda martellante e molto costosa per convincere i cittadini. Dobbiamo
reagire a tutto questo, pretendendo non soltanto pari dignità di esposizione, ma anche spiegando bene ai cittadini il processo legislativo attraverso il quale si è arrivati al termine di un percorso quanto mai
ambiguo e persino
pericoloso per la democrazia. Non tanto per l'eventuale
'incoronamento' di
Matteo Renzi come
'uomo solo al comando', bensì per chi potrebbe giungere
dopo di lui e avvalersi di una sorta di
'premierato' anche un po'
autoritario, che espone la democrazia parlamentare all'avvento di
avventurieri senza scrupoli, capaci di strumentalizzare e abusare a proprio vantaggio dei
poteri dello Stato.