In tempi di
'sguattere' del Guatemala, la nostra società sta generando una figura innovativa: il
'mammo'. Ovvero, nell'ambito di quel ribaltamento sociologico di cui abbiamo spesso parlato in passato, oggi è la
donna ad avanzare nelle distinte carriere professionali, mentre
l'uomo è costretto a stare a casa per occuparsi delle
faccende domestiche. Ai tempi del
servizio militare, a molti giovani
'maschi' italiani capitava di dover
lavare i piatti per tutto il battaglione, oppure di dover
'pelare' una
montagna di patate per qualche giorno. Erano esperienze considerate
odiose, soprattutto da certi nostri
'pulzelli' provenienti dalle famiglie più ricche. Invece, si trattava di episodi a loro modo
formativi, che riuscivano a riequilibrare il non semplice passaggio tra gli anni
dell'adolescenza a quelli
dell'età adulta. In quest'ottica, il fatto che le nostre
donne stiano costringendo i
'maschietti' a maturare non è affatto un dato
negativo. Il problema è quello di un
mercato del lavoro, soprattutto italiano, ancora strutturato sulla vecchia impostazione
'cattolico-familista' degli
anni '50, in cui
un solo membro sarebbe tenuto a garantire il sostentamento economico dell'intero
'nucleo' familiare. Non riuscendo ad abbandonare tale
schematismo, l'unico rivolgimento possibile era quello di un
ribaltamento totale dei ruoli tra i sessi: una trasformazione in molti casi
verificatasi. La soluzione corretta della crisi occupazionale europea era, infatti, quella individuata da
Lionel Jospen, il leader dei socialisti francesi degli anni '90 del secolo scorso:
"Lavorare meno, ma lavorare tutti". Una formula che sintetizzava forme di
riorganizzazione industriale diverse, imperniate sul modello delle
35 ore settimanali; oppure, introducendo formule contrattuali stabili, ma
'part time'; oppure ancora, inserendo nuove categorie di lavoro oggi definite
'mini-jobs'. Sembrano tutte invenzioni dell'ultimo momento, ma in verità tali formule provengono dalla visione laico-riformista di un grande esponente del
Psi degli anni '60, troppo spesso dimenticato:
Riccardo Lombardi. Sia come sia,
in Italia, come al solito, si è finiti col percorrere una via
'ambigua', che ha
precarizzato l'occupazione, riproducendo, a parti invertite, il vecchio schematismo statico, ingiusto e classista del
cattolicesimo borghese. Ecco per quale motivo la
socialdemocrazia europea si è ritrovata schiacciata tra
'l'incudine' di un
massimalismo di sinistra, insulso e puramente protestatario e il
'martello' delle nuove discriminazioni xenofobe e razziste
dell'ultradestra, intrise di egoismo demagogico. La soluzione del
'rebus' si è confusa tra i
'rumorosi' populismi qualunquistici alimentati, irresponsabilmente, dai
media. L'Italia avrebbe assolutamente bisogno di rigenerare un centro politico
laico-moderato, per riuscire a
'smorzare' la
confusione prodotta dalle forze più
estreme, che hanno disturbato, in questi ultimi decenni, un dialogo sereno, freddo e razionale tra le forze
socialdemocratiche e quelle
liberali. Lo sviluppo tecnologico in atto è destinato a produrre ulteriori
'contrazioni' occupazionali, sotto il profilo sociologico. Tanto per fare un esempio, nel
2030 le automobili viaggeranno per conto proprio, poiché
'teleguidate' dal sistema satellitare. E i mestieri del
tassista e
dell'autista non esisteranno più. Inoltre, venendo a mancare persino l'eventualità di
incidenti stradali, anche
carrozzieri e
meccanici dovranno presto
'ridisegnare' la propria specializzazione tecnica. I nostri giovani, grazie a Dio, sono in larga parte dei
ragazzi intelligenti e di spirito: siamo certi che sapranno senz'altro individuare gli aspetti positivi della nuova epoca di
'intercambiabilità' dei ruoli tra uomini e donne, riuscendo a imporre, finalmente, quella
'rottura' generazionale in grado non soltanto di estinguere alcune professioni, divenute inutili, ma anche le numerose
'trappole' tese da certi professionisti della demagogia più retriva e immobilista.
L'immigrazione farà il resto, togliendoci definitivamente dalle
'scatole' una concezione
'chiusa' di società, incapace di andare oltre le diverse forme di discriminazione prodotte dalle
destre più
razziste e criminali.
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(editoriale tratto dal n. 19 della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' - maggio/giugno 2016)