Avrà una
ventina d'anni e sta appoggiato alla ringhiera bianca della scalinata della pasticceria, che è anche pizzeria, che è anche fast food, che è anche bar. Poco prima, mi ero avvicinato e gli avevo parlato un po': educato, simpatico, gentile. Raccoglie denaro, piccole offerte, per sbarcare il lunario. Non ha pranzato. Mi ha detto, con fermezza, che cenerà e che, d'abitudine, fa un solo pasto al giorno. Non volendo essere più invadente del necessario, gli ho stretto la mano spostandomi poi dall'altro lato della strada. Mentre aspettavo l'autobus
(per 40 minuti!), osservavo ciò che succedeva dalle parti della ringhiera bianca di cui sopra. Il giovane veniva ignorato da tutti coloro che uscivano entrando, o entravano uscendo [cit.]. Nessuno che rispondeva al suo saluto, nessuno che lo guardasse in faccia. Nessuno che gli sorridesse. Tre giorni fa, me ne venivo
'passegin-passeggiando' da casa di un'amica, con l'amica stessa. Entrambi eravamo latori di un gattino a testa, che
'traslocavamo' da una casa a un'altra. In cinquecento metri di tragitto non abbiamo incontrato una sola persona che non ci abbia fermato, sorridendo,
'squittendo', 'gridolineggiando', versando la lacrimuccia per i deliziosi gattini che
"dio, come sono carini: speriamo che dove li portate stiano bene...". La domanda che mi/vi pongo è la seguente: qual è la differenza tra i due gattini osannati e il giovane ventenne ignorato?