In tempi di netto
rifiuto della politica da parte dei cittadini,
Giacinto Pannella, detto 'Marco', è stato innanzitutto un uomo
onesto, che ha insegnato a tutti coloro che si sono avvicinati al suo
Partito, anche solo per caso o di passaggio, a mantenersi
incorruttibili e puri. Egli è stato, inoltre,
il profeta della non violenza 'gandhiana', poiché attraverso tale lezione morale, filosofica e spiritualista, ha saputo far maturare democraticamente un popolo sconquassato alle fondamenta dagli
scontri ideologici e dagli
schematismi delle
'due chiese': quella
cattolica e quella
italo-marxista. Marco Pannella ha insegnato agli italiani a guardarsi dall'odio ideologico: sono pochissimi e di ben scarso rilievo, oggi, i gruppi e le forze politiche che teorizzano un
rivolgimento violento o rivoluzionario delle nostre istituzioni democratiche. E ciò accade soprattutto per merito suo: è stato lui a trarci definitivamente in salvo da quella
'guerra civile permanente' che covava dentro di noi e nelle diverse
'famiglie' della politica italiana; è stato lui a liberarci dalla dicotomia, assolutista e totalitaria,
amico/nemico; ed stato ancora lui a imporre
Voltaire in un Paese da sempre suggestionato da
Rousseau; a sostituire
Karl Marx con
Mohandas K. Gandhi; a diffondere criteri e princìpi
'sottilissimi' della politica, come per esempio
l'attrazione 'borderline' per le battaglie di
minoranza. Perché sono le minoranze a fare la Storia, seminando quegli
'enzimi' liberali, a destra come a sinistra, in grado di guarirci dalla tentazione di voler sempre avere ragione, a tutti i costi, anche quando abbiamo torto. Altre sue lezioni importanti sono state: la
stentoreità nell'esprimersi, affinché le parole scavassero un solco insuperabile tra noi e
l'ipocrisia delle 'forme'. Infine, il coraggio di saper andare
'controcorrente', anche per non far mai mancare un sostegno umano a chi, nella battaglia politica, in certe fasi risulta
'perdente'. E' stata una sorta di
religiosità laica del dubbio, quella che
Marco Pannella ha voluto insegnarci: non dire mai quel che succederà
domattina, bensì quel che potrebbe accadere
da qui a dieci anni. Un pensiero e un linguaggio
laico e libertario, in un Paese
chiesastico e statalista. Perché un politico autentico, di nobili e sani principi, non può limitarsi a
fotografare 'staticamente' la realtà, bensì deve saperla
prevedere, dimostrando di aver elaborato una
'visione', un disegno, un progetto realmente innovativo di società. Per tutto questo, salutiamo con profondissimo, immenso dolore, la scomparsa del nostro ultimo
'totus politicus'. Di colui che ci ha insegnato a far vivere insieme
i vivi e i morti. Dell'uomo che ha avuto il coraggio di professare
l'unica vera fede possibile: quella di battersi sempre per riuscire a dar voce, diritti ed effettiva uguaglianza a tutti gli
emarginati, i
discriminati e i
disperati della società.
Addio, 'vecchio leone' della libertà.