Stefania CatalloPer descrivere questa campagna elettorale per le amministrative 2016 non ci vuole poi molto. Basta prendere per esempio un 'satellite' della periferia romana come Tor Bella Monaca: un quartiere-bacino di voti inquinato da infiltrazioni mafiose, dove l'architettura di tipo sovietico annulla qualsiasi tentativo di abbellimento urbano; gente che lavora duramente ed è costretta a vivere 'porta a porta' con degli autentici criminali, i quali per andare al supermercato prendono la Ferrari; ragazzi che studiano mentre alcuni loro coetanei sono già in galera per furto o spaccio; la fila dei detenuti per la firma presso la caserma dei Carabinieri; gli immigrati che di notte lavorano al forno per fare un pane tra i più buoni della capitale; un centro antiviolenza e una biblioteca tirati su senza un soldo, in cui tra qualche giorno si inaugurerà una sartoria solidale e molte donne proveranno a lasciarsi alle spalle un passato drammatico per una nuova opportunità di lavoro. Quest'ultimo è intitolato alla modella franco-argentina 'Marie Anne Erize', ovvero alla memoria di una dei trentamila 'desaparecidos' scomparsi durante gli anni della dittatura militare argentina, a cavallo tra la seconda metà degli anni '70 e i primi anni '80 del secolo scorso. Proprio sulla porta del centro c'è una bella foto di questa coraggiosa ragazza, che sorride con un cappello di paglia in testa. E c'è un parco: una piccola oasi di pace e di bellezza che avrebbe dovuto portare anch'esso il suo nome. Eppure, nonostante sia stata inoltrata regolare richiesta al locale Municipio e siano state raccolte una valanga di firme in mezzo mondo, tra Argentina, Francia e Italia, per chiederne l'intitolazione, con l'interessamento della comunità degli esuli del 'Grupo de Argentinos en Italia por la memoria, veridad y justicia', un bel giorno, tramite un semplice 'parere verbale' dei direttori preposti, l'area è stata recintata al fine di costruire un nuovo 'alienante' centro commerciale. Come se non ve ne fossero già abbastanza, in un quartiere in cui alle persone viene chiesto, quasi esclusivamente, di aprire i 'cordoni' del proprio borsello o portafoglio. Passata l'indignazione, la cittadinanza locale ha iniziato a chiedere spiegazioni, ricevendo solamente un silenzio 'assordante'. In una capitale ormai condannata al consumismo di massa, nessuno ha osato dire una parola: né il presidente del municipio, che si sta preparando alle prossime consultazioni; né i vari assessori e consiglieri, impegnati a mettersi in posa davanti all'obiettivo del primo 'sitarello' che si degna di far visita a quello che doveva essere il punto nevralgico dello 'Sdo' (Sistema direzionale orientale), che doveva togliere uffici, servizi e ministeri dalle 'spalle' della 'città vecchia'. Un progetto mai realizzato, figuriamoci: e c'è ancora qualcuno che si chiede come mai molte città del nord stigmatizzino i romani come delle 'pigri canaglie'! Dopo essersi sporcati le mani per tappare l'ennesima buca - lesinando sui materiali, che così al successivo acquazzone ci si ritrova da 'capo a 12' - o aver piantato 'goffamente' 4 alberelli, forse proprio per lavarsi la coscienza rispetto a quelli che dovranno tagliare per far posto alla nuova piattaforma commerciale, si continua a produrre solo vuota propaganda a 'suon' di comunicati stampa autoreferenziali e 'marchettari', per dirsi da soli quanto si è bravi, buoni e belli. Sulla memoria di Marie Anne e dei trentamila 'desaparecidos' argentini si preferisce, invece, riversare una colata di cemento, senza spendere una parola al riguardo. Non esiste la memoria, per certi esponenti di ottava 'fila', i quali non conoscono nulla di 'quella' Resistenza, operata dall'altra parte del mondo: dell'Argentina del 1978 qualcuno ricorda, a malapena, i campionati mondiali di calcio e il 'goal' di Roberto Bottega, ammirato 'via satellite' durante un'afosa notte di giugno. Le generazioni più giovani non ricordano nemmeno quello, ma per lo meno non ne hanno colpa. Per certi maldestri politici locali, la verità non esiste, poiché risulta troppo scomodo ammettere che si va a costruire un centro commerciale unicamente per 'clientelismo'. Ma la verità esiste, anche se non si può dire. E non potendola denunciare, esiste anche l'ingiustizia, perché non si può più tollerare che una classe politica di tal genere possa credere di riuscire ad amministrare un territorio così problematico con i 'selfie' e i 'lustrini'. Quando la famiglia di Marie Anne si è recata in visita al centro dedicato alla loro figlia, di loro non c'era nessuno. E' mancato persino il coraggio di dire a una madre che del ricordo della figlia non sapevano che farsene. La battaglia si presenta lunga e difficile, ma qui al centro 'Marie Anne Erize' non ci fermeremo. Forse, ancora ci illudiamo che sia possibile un mondo migliore, dove esistano luoghi nei quali si conservi la memoria, dove un bambino leggendo la targa di un parco possa chiedere ai propri genitori: "Chi era Marie Anne e perché è morta"? Per questo andremo avanti, sempre.




Presidente del Centro antiviolenza 'Marie Anne Erize' di Tor Bella Monaca in Roma
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