E così la
'civilissima' Norvegia, Paese che attualmente annovera, in seno al proprio al Governo, un sedicente
'Partito del progresso' contrario ad accogliere sulle rive dei
'fiordi' una quota minima di immigrati in più, non si è fatto minimamente scrupolo nel concedere a un
pluriomicida di estrema destra un
'alleggerimento' del proprio regime carcerario. A questo punto, per questioni di coerenza, quei
31 metri quadrati 'calpestabili' in cui ha vissuto, sino a pochi giorni fa, il signor
Anders Breivik, potrebbero essere assegnati a qualche
profugo curdo o siriano, al fine di dimostrarci l'effettiva esistenza e utilità di una superiorità, morale e civile, che non sia frutto di una sorta di
complesso psicologico da
vichinghi pescatori di merluzzo. Quella di
Oslo ci è apparsa una sentenza eccessivamente
'garantista', tipica di un Paese del nord d'Europa incapace di annoverare la bassezza umana più spregevole tra le proprie fattispecie giuridiche e penali. Ma a tale
ingenuità dottrinaria si potrebbe rimediare, magari consigliando a questi
zelanti magistrati norvegesi di farsi un bel viaggio
'deontologico-formativo' qui da noi, per visitare una delle nostre belle prigioni - in cui si dorme in
8 in celle destinate a ospitare, a malapena,
4 persone - permettendo così ai nostri detenuti di prenderli per le
orecchie, pigliarli ben bene per i
'fondelli' e sfilare loro, con destrezza, il
portafoglio. In questo modo, tali
'assennati' giudici potranno, forse, comprendere qualcosa in più sulla natura umana. In particolare, la
sacrosanta distinzione, non soltanto giuridica, tra chi nella vita è spesso costretto a
'sbagliare', rispetto a chi nutre il più totale
disprezzo verso il
prossimo e
l'umanità tutta.