"Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a trattamenti inumani e degradanti". L'articolo
3 della
Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a
Roma il
4 novembre 1950 e ampliata a
Parigi il
20 marzo 1952, non ammette eccezioni, neppure per lo stragista
Anders Behring Breivik. Leggere il testo della
Convenzione in lingua francese, pubblicata in Italia sulla
Gazzetta Ufficiale del 4 agosto 1955 e promulgata dal presidente della Repubblica,
Giovanni Gronchi con
Aldo Moro Guardasigilli, ancora emoziona. La
Convenzione è un caposaldo della nostra civiltà. E proprio in questi giorni, la
giustizia norvegese ha stabilito che cinque anni di isolamento in carcere sono troppi e
violano l'articolo 3 della
Convenzione. Breivik ha ucciso
8 persone con un'autobomba a
Oslo e
69 ragazzi, per lo più adolescenti, nell'isola di
Utoya. La
Norvegia è stata ferita nel profondo. Eppure, un giurista norvegese mi disse:
"Per ciò che ha fatto questo 'mostro', neppure la morte sarebbe una pena sufficiente. La vera vittoria per la Norvegia sarà rieducare Breivik basandoci sui nostri valori". In effetti, a ben guardare, il fatto che
Breivik si sia rivolto alla giustizia norvegese con un ricorso fondato proprio sulla
Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo è un punto dirimente.
Breivik è un nazionalista xenofobo, che odia il multiculturalismo e gli accordi sovranazionali. La
Convenzione è, già di per sé, un accordo multinazionale. Fu firmata dai Governi di
Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Svezia, Turchia e Regno Unito. Essa cita in premessa la
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, emanata
dall'Assemblea generale dell'Onu il 10 dicembre 1948. "L'Onu è da boicottare - scrisse
Breivik tra il
2009 e il
2011 nel suo manifesto politico -
perché pesantemente infiltrata dai Paesi islamici. E' venuto il tempo di dire addio alle Nazioni Unite". Ammesso e non concesso che
Breivik si sia fondato sulla
Convenzione dei diritti dell'uomo perché varata da Paesi europei, democratici e non islamici, va sottolineato che per lo stragista norvegese
"la Corte europea dei diritti dell'uomo è una entità controllata dai marxisti/multiculturalisti. Un esempio è il caso del 2009, con il divieto di esporre il crocifisso nelle aule scolastiche italiane". E La
Ue? "È una specie di Unione Sovietica - scrisse ancora
Breivik -
priva di democrazia. Francia, Olanda e Irlanda bocciarono con i referendum i Trattati europei, eppure tutto continuò come su nulla fosse". Per
Breivik, "l'Unione Europea ha una deliberata strategia di graduale islamizzazione dell'Europa. Il progetto è quello dell'Eurabia". Insomma,
Breivik si è rivolto a una
Convenzione varata proprio dall'Onu e
dall'Europa. In termini ideologici, lo stragista tutto d'un pezzo, che fa il saluto nazista e vuole cacciare tutti gli immigrati islamici dall'Europa entro il
2083, ha compiuto un primo cedimento. La sua
'linea Maginot' ha perso un
'pezzo'. Nella sua
'Weltanschauung', il carcere duro è benvenuto.
"Per i traditori marxisti/multiculturalisti ci sarà la pena di morte". Questo va bene per gli altri, ma non per lui. Per lui è meglio
appellarsi alle rassicuranti Convenzioni europee sui diritti dell'uomo. Il prossimo passo di
Breivik sarà quello di rivolgersi proprio alla
Corte europea dei diritti dell'uomo? Gli xenofobi nazionalisti e neonazisti di tutta Europa stanno perdendo il loro
'guru'...
Autore del libro 'Il silenzio sugli innocenti' - Ediesse edizioni
(articolo tratto dal sito www.avantionline.it)