L'apertura di
Papa Francesco a favore della
comunione per i
divorziati risposati, congiunta al ripensamento sulla
"dimensione erotica del matrimonio in quanto dono di Dio", sono due notizie di questi giorni passate un po' in secondo piano. Invece, si tratta di
due fatti importantissimi, che dimostrano come l'atteggiamento di questo pontefice sia
sincero, privo di
pregiudizi nei confronti di tematiche considerate, sino a poco tempo fa, alquanto
'spinose' per la
Chiesa di Roma. In fondo, siamo contenti di simili
'svolte': meno
'integrismi' ci sono in circolazione e
meglio è. Di ciò, il dibattito complessivo non potrà che trarne giovamento. Ma quel che più conta è che ci troviamo innanzi ai primi veri
'passi' di
'addentramento' della
Chiesa cattolica all'interno di una modernità totalmente priva di valori. Dunque, non dobbiamo giudicare negativamente tali aperture e buone intenzioni, ma aprirci al
dialogo, al fine di avvertire i cattolici stessi che si tratta di
'territori' in cui il
Vescovo di Roma sta avanzando con
indiscutibile coraggio, ma completamente privo di
'mappe', 'bussole' e
strumenti di orientamento. Innanzitutto, un punto di vista innovativo e persino un po' ingenuo, dotato tuttavia di una propria
'purezza estemporanea', può produrre del bene nella società attuale, ormai giunta al confine più estremo del
cinismo narcisista, poiché questo dato ci costringe a rivedere, insieme al popolo dei fedeli cristiani, problemi e questioni da affrontare tramite atteggiamenti più
riflessivi e sereni. Anche la svolta annunciata a favore dell'introduzione
dell'educazione sessuale nelle scuole, in quanto
"educazione sentimentale alla donazione di sé", è un bellissimo intento a cui noi laici possiamo dedicare la giusta
attenzione. E' proprio il nostro compito, ora, a farsi più
'delicato'. Il fedele
'salta' la Storia a piè pari, ma la buona fede di questo
Papa merita
'convergenze' intorno a quei temi e argomenti nei confronti dei quali le posizioni sembrano
meno distanti. Per dimostrarci
coerenti con il nostro
riformismo liberale, non possiamo pretendere che milioni di cristiani di tutto il mondo accettino immediatamente le conclusioni di un
Gesù 'esseno' e 'zelota' in lotta politica con
l'Impero romano, anziché impegnato in
disquisizioni teologiche con i
Farisei del
Tempio di Gerusalemme. Si tratta di diatribe destinate ad attendere ancora qualche decennio, prima di essere finalmente analizzate sotto un profilo
scientifico. Quel che oggi possiamo fare, invece, è cercare di
consigliare la Chiesa intorno a un
'metodo' della
conoscenza del male, finalizzato a
sconfiggerlo alla radice; di riuscire pazientemente a farle comprendere come la
stupidità, la
cecità e la
piattezza logica facciano assai più danni di ogni sano ed equilibrato
individualismo costruttivo e laborioso, intelligente ma
non opportunista. Il sogno di una
Chiesa 'liberale' è uno di quei
'traguardi' che, oggi, potremmo forse cercare di
realizzare: molti italiani sperarono in ciò subito dopo l'elezione di
Pio IX, ma ne rimasero
delusi. Così come lo furono quei giovani
'mazziniani' che sognarono la
Repubblica e che, invece, dovettero accettare che
Giuseppe Garibaldi, per motivazioni politiche contingenti, unificasse
l'Italia sotto l'egida della
monarchia sabauda. Sono le stravaganti tempistiche della nostra
Storia: ci sono voluti più di
100 anni per veder realizzati gli ideali di
Giuseppe Mazzini. E più di
150 per riuscire a
'incrociare la strada' con un
Papa 'liberale', insieme a un
'pezzo' della sua
Chiesa intenzionata a rivalutare, per esempio, la coraggiosa figura della femminista cattolica vicentina
Elisa Salerno. Insomma, come si dice in questi casi:
meglio tardi che mai.