Il nuovo album di
Renato Zero è ciò che mancava
'all'Italietta' degli integralismi e del
"so tutto io, ché son quasi un dio". Esso giunge come un triste presagio con la sua pubblicazione on line e la
'reginetta della festa', ormai trasformatasi in una
casalinga 'sformata', potrà godere non del suo essere controfigura dell'artista, perché di
delirio personale si tratta, ma delle di lui parole sulla vita, sulla
filosofia della parrucchiera tradita dall'alopecia, sul profondo cogitare dell'infallibile
'menestrello de' noantri', convinto che la sua parola salverà il mondo. I primi commenti sul nuovo disco, più che sulla musica (musica?) si soffermano su una colta [sic]
'pontificazione' su Gesù a uso e consumo di tutti, nonché sulla differenza tra rivolgersi a lui e cercare Dio. Di fronte a tanta umana compassione e profonda saggezza non c'è da stupirsi se le cose, qui da noi, vanno come vanno. Ma la colpa, ovviamente, è di coloro che ai profondi concetti dell'artista preferiscono, per esempio, fare del bene sul serio, magari standosene zitti.
Santo subito.