La
ricerca non deve proporsi come senso di
avventura, di
epopea, di
progressismo retorico, ma risuonare al nostro orecchio in quanto pensiero, come memoria che sappia infuturarsi tramite il dolore. Ciò al fine di provare a
resuscitare antichi
valori del vivere umano come la
solidarietà, il
progresso, la
carità e i
buoni 'costumi'. Innanzitutto, appare necessario recuperare il fondo più autentico delle nostre
parole, rifuggendo
quell'ermetismo esistenzialista puramente 'percettivo' che proprio non riesce più a parlare ai
popoli d'Europa. Il rapporto tra politica e cittadini deve tornare a essere più serio, mettendo da parte la funzione
propagandistica in favore di una
nuova laicità intrisa di valori
cristiani. Da tutto quel mondo che professa una credenza religiosa, qualsiasi essa sia, è lecito pretendere cha la fede venga manifestata intensificando e valorizzando il valore del
lavoro e delle
nuove libertà che i singoli individui stanno conquistando ogni giorno. Di fronte alle sempre maggiori ingiustizie e povertà dobbiamo tornare a volgere il nostro sguardo verso i
poveri, poiché in caso contrario il nostro pensiero non riuscirà né a rinnovarsi, né a trovare nuove forme di rielaborazione. Non si profila all'orizzonte né un
neocomunismo 'rinnovato', né un minaccioso
neocapitalismo rinvigorito e sicuro di sé, ma forme sempre più striscianti di
fondamentalismo, che subdolamente riescono a conquistare strati proletari e piccolo borghesi alla propria egemonia. Noi dobbiamo eliminare queste forme di
oscurantismo ripensando, eventualmente, a una nuova
'dislocazione' sociale degli intellettuali. Agli intellettuali spetta oggi il compito di rifiutare ogni possibile
'ondata' populista, rivedendo in primo luogo una
'riassunzione' del
sottoproletariato come oggetto di letteratura, seguendo tuttavia strade diverse rispetto al vecchio e ormai appensantito
documentarismo popolare. La nostra attuale società ai giovani non offre
lavoro, ma infiniti modi di dimenticare il presente e di
non pensare al futuro. Negli strati piccolo borghesi amanti dell'ordine, il conformismo televisivo trova terreno propizio, incidendo in misura sempre maggiore. Ma la televisione rimane soprattutto un mezzo di
diffusione ideologica, a causa della propria
funzione 'livellatrice', che attraverso modelli valoriali
arroganti e antidemocratici ingenera un senso di impotenza, se non di vera e propria
marginalità, tra i cittadini. La cultura televisiva non solo non concorre a elevare il livello culturale dei popoli, ma determina in essi un profondo senso
d'inferiorità quasi angosciosa. Ed è esattamente per questi motivi che essa dev'essere superata e annientata dalle
nuove tecnologie e dall'utilizzo di
internet, non avendo mai saputo far altro che precipitare sempre più in basso chi già si trovava schiacciato in un
'ghetto' di marginalità, civile e sociale.