Vittorio LussanaCome ogni anno, in occasione dell'8 marzo c'è sempre qualcuno che si chiede se sia giusto celebrare un giorno di 'omaggio' a favore delle donne, poiché esse dovrebbero - e in ciò concordo - essere rispettate e valorizzate quotidianamente. Ma tale paradosso rischia di mostrare il 'fianco' a favore di chi vuole, invece, mettere la 'sordina' a questa giornata 'laica', al fine di contenere l'avanzamento sociale femminile. La ricorrenza, al momento, esiste: dunque, per lo meno 'approfittiamone' per riflettere intorno alle loro attuali condizioni nelle diverse realtà sociali e nel mondo. Dal discutibile fronte delle 'destre' (quelle italiane, ovviamente, ché da altre parti questa parola presuppone un concetto ben più serio...) giunge la consueta analisi di una donna che non sarebbe più se stessa, poiché tesa ad assomigliare sempre più all'uomo. Riflettendo sulle 'piatte' tipologie di uomini che ci sono in circolazione, la cosa fa un po' ridere, ma fa niente. La questione, infatti, non è quella di portare la donna a 'mascolinizzarsi' per cercare una parità totalmente 'idealistica' con l'uomo, bensì di osservare gli effetti che il loro particolare modo di affrontare e gestire determinati compiti e professioni apporta nella nostra vita quotidiana. In meglio, tra l'altro. E in quasi tutti i 'campi'. Di recente, ho avuto modo d'incontrare alcuni ufficiali dell'Esercito italiano e di visitare insieme a loro un battaglione di soldati estremamente efficiente, tra le cui fila, oggi, risultano arruolate, con compiti operativi ed effettivi, anche molte donne. Ai tempi in cui il sottoscritto dovette svolgere il proprio servizio di leva, le ragazze non erano ammesse nelle Forza armate: si era ancora alle prime sperimentazioni tra i diversi corpi cittadini di Polizia municipale. Ebbene, a distanza di pochi decenni dal loro inserimento nell'Esercito, oggi il problema del 'nonnismo' e di un certo 'sbrago' che si diffondeva nelle nostre caserme può dirsi praticamente debellato, o quantomeno marginalizzato in 'casistiche' molto particolari. Nelle nostre Forze armate, proprio l'avvento delle donne ha obbligato tutti quanti ad attenersi a un più alto grado di 'autodisciplina' e serietà, insieme a numerose altre 'uniformità' comportamentali assai più corrette e 'positive'. Probabilmente, ciò è avvenuto per non fare, noi uomini, la solita 'figura' da 'caproni' - quali spesso siamo - innanzi a loro. Ma ciò significa che tale 'novità' ha migliorato anche i militari 'maschi' di ogni ordine e grado, i quali non possono più permettersi, come invece avveniva in passato (sono pronto a testimoniare quanto vado scrivendo ovunque e di fronte a chiunque...), battute vergognose e 'razziste' del tipo: "Rompete le fiche"! Insomma, nei nostri corpi armati, compresi quelli di Polizia e di sicurezza pubblica, grazie alle donne le cose vanno decisamente meglio. E l'efficienza di tutti i nostri 'reparti' di difesa è decisamente migliorata. La banalità reazionaria della donna che vorrebbe assomigliare all'uomo è solamente una 'boutade' di derivazione clerico-fascista, che vorrebbe mantenere l'universo femminile all'interno dei consueti 'recinti' delle 'donnette' da 'focolare domestico'. E' una forma di demagogia 'destrorsa', tutta interna a un mondo in cui è decisamente difficile trovare qualcuno capace di andare oltre la 'fallocrazìa'. Ma anche la visione cattolica, cioè quella di una donna che può lavorare, ma che deve comunque mantenere, come obiettivo prioritario, quello di sposarsi e fare figli per conservare la struttura familiare della società, mostra ben visibili 'crepe' col passare delle generazioni. Nelle visioni tipicamente 'confessionali', infatti, una ragazza o una giovane donna che voglia impegnare la propria vita in una carriera professionale o in un lavoro ben preciso, ancora oggi viene vista con malcelato disappunto, complicando di molto situazioni, condizioni e problemi oggettivi di ordinaria gestione della vita quotidiana. Si tratta di concezioni che ormai sanno tutte di 'muffa', poiché tendono a creare ulteriori problemi alle donne, anziché aiutarle a risolverli. Problemi che sono poi quelli di un'effettiva emancipazione in grado di affrancarle, definitivamente, da quelle 'gabbie' imposte da una concezione culturale di dominio e di potere che, ancora oggi, risulta di derivazione maschile. L'homo italicus non è tenuto a cambiare la propria idea della donna. Anche perché, nella maggior parte dei casi non ci riesce: non ci 'arriva' proprio al concetto di 'rapporto paritario' e di 'democrazia affettiva'. Dunque, è meglio "lasciare che i 'morti' seppelliscano i loro morti". E la festa dell'8 marzo, anno dopo anno e ogni volta di più, deve diventare una giornata di riflessione 'felice' su come le donne stiano mettendo 'sotto' gli uomini, con piena ragione. Insomma, non stiamo più neanche parlando di parità tra uomo e donna, ma di un vero e proprio 'dominio matrilineare' in tutto il mondo. Di quale 'parità' si va ancora 'cianciando'? Ma chi la vuole? Essa equivarrebbe a cercare di ottenere un 'pareggio' nella finale dei Campionati mondiali di calcio: perché 'diamine' giocarla, se l'obiettivo è un risultato che non 'premia' nessuno? Al contrario, l'avvicendamento delle donne rispetto agli uomini alla guida delle nostre società, di tutte le società, è ormai necessario e addirittura urgente, poiché nel corso della Storia il 'maschilismo' ha ormai detto e fatto tutto quel che aveva da dire e da fare. E, nella maggior parte dei casi, lo ha detto e lo ha fatto anche male. Oggi, la guida della società spetta alle donne, poiché sono stati proprio gli uomini a volere un simile 'rivolgimento', con le loro atrocità e il proprio razzismo. Altro che parità: gli uomini se ne devono andare letteralmente a 'quel paese'. E le donne devono essere libere e felici di fare quello che vogliono, come vogliono e quando vogliono. Se capiterà loro di essere felici e innamorate di un compagno valido, che saprà dimostrarsi alla loro 'altezza', tanto meglio. Ma è bene sapere che la 'partita a scacchi' a cui le donne ci stanno chiamando a rispondere risulta ormai in pieno svolgimento. E noi 'maschi' siamo tenuti a mettere in conto che, in molti casi, possiamo perderla.

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(editoriale tratto dal numero di marzo 2016 della rivista 'Periodico italiano magazine')
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Carlo Cadorna - Frascati - Mail - lunedi 14 marzo 2016 13.19
Quello che dice sulle donne soldato è tutto vero ma bisogna fare due precisazioni: soltanto il 20% delle donne può svolgere gli stessi compiti degli uomini e quindi c'è un problema di selezione che in questo momento sta funzionando data la grande richiesta. La riforma prevedeva un accordo con Confindustria(che è stato fatto) per garantire un reinpiego dei volontari dopo la prima o seconda ferma (5+5): invece non è stato fatto nulla per metterlo in pratica ed attualmente l'età media dei volontari sta salendo rapidamente mettendo in forse, per il futuro, l'idoneità al combattimento. Comunque l'Esercito è l'unica istituzione dello stato che ha saputo autoriformarsi.
Marina - Urbino (ITALIA) - Mail - martedi 8 marzo 2016 19.38
Ecco! Grazie, direttore!
Cristina - Milano - Mail - martedi 8 marzo 2016 17.57
Me lo chiedo anche io "perché"?
Roberto - Roma - Mail - martedi 8 marzo 2016 17.39
Evviva le donne, ma dipende pure dal tipo di donna. Alcune sono decisamente anaffettive, sopratutto.... quando diventano mogli...
Regina - Roma - Mail - martedi 8 marzo 2016 10.36
Non avresti potuto descrivere meglio la situazione attuale: perfetta disamina, come sempre


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