Giorgio MorinoNegli ultimi giorni, il 'caso Quarto', comune campano in provincia di Napoli, ha messo a dura prova la credibilità del Movimento 5 Stelle. La brutta vicenda delle pressioni camorristiche ai danni di Rosa Capuozzo, sindaco del comune dell'hinterland partenopeo e la sua mancata denuncia alle autorità, rischiano di minare le fondamenta stesse del largo consenso che il movimento di Beppe Grillo era riuscito a costruirsi nel corso degli anni. Una vicenda incresciosa, che mostra, nel caso fosse nuovamente necessario, quanto siano radicati gli interessi 'camorristi' in Campania e di come gli stessi politici siano collusi con la criminalità organizzata. Senza voler generalizzare una realtà complessa che in molti, tra giornalisti e uomini di legge, si sforzano di portare alla luce in tutta la sua nefandezza e oscenità, è interessante analizzare il dibattito politico che ha fatto seguito all'evolversi della vicenda Quarto. Una volta emerso che il sindaco Capuozzo era stata oggetto di minacce da parte del consigliere comunale 'pentastellato' Giovanni De Robbio, i vertici del M5S hanno provveduto a espellere sia De Robbio, sia la Capuozzo: il primo in quanto colluso con la camorra; la seconda, per non aver denunciato le minacce ricevute alle autorità competenti, limitandosi solamente a ignorare quanto avveniva. Nonostante ciò, il sindaco ha deciso di non dimettersi dal proprio incarico, come invece richiesto dai vertici del Movimento, proseguendo il suo lavoro. Che il sindaco Capuozzo non abbia ceduto ai ricatti camorristi è un fatto sicuramente positivo e, quantomeno, anomalo, dati i sempre frequenti e proficui intrecci che sono stati scoperti e che, purtroppo, ancora emergono tra politica e mafia. Ma le mancate dimissioni rappresentano comunque il segno evidente di come i politici 'nostrani' siano più attaccati alla 'poltrona' che al proprio senso di responsabilità, qualsiasi sia lo schieramento di appartenenza. In tal senso, l'Italia, come sempre, è ben lontana dagli standard del resto del mondo, dove se un politico si ritrova anche solo accostato ad un qualsivoglia scandalo rinuncia volontariamente alla carica, sia per opportunità politica, sia per questioni di coerenza e di rispetto dell'elettorato. La richiesta di presentare le dimissioni è infatti perfettamente coerente con l'ideologia del Movimento 5 Stelle in quanto emblema della 'buona politica', nel rispetto di un codice morale che fa della lotta alla mafia e ai politici mafiosi il proprio elemento cardine. Non si è fatta attendere la reazione del Pd e del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che hanno fatto risuonare l'eco del loro trionfalismo, denunciando la fine del "monopolio morale" dei '5 stelle'. Parlando proprio della Capuozzo, Renzi ha affermato che "avrebbe dovuto denunciare chi la ricattava, ma non dimettersi. In quel posto l'hanno messa i cittadini. Io sono per il garantismo più totale: in un Paese civile, è un valore costituzionale, costitutivo della sinistra. Certo, il sindaco avrebbe dovuto denunciare, ma non è giusto che debba dimettersi". Sulla presunta richiesta d'aiuto che il sindaco avrebbe inviato ai vertici campani del Movimento, Di Maio e Fico su tutti, si può anche essere concordi con il pensiero di Renzi e, sicuramente, sarà necessario verificare le responsabilità di tutti gli attori coinvolti. A destare maggiori perplessità, tuttavia, è la frase sul 'garantismo totale': se per garantismo dobbiamo intendere il vero significato del termine, ovvero la concezione giuridico-politica dello Stato di diritto che riconosce e tutela i singoli individui, verrebbe da chiedersi come questa possa essere applicata al caso attuale. Secondo la ricostruzione di Alessandro Di Battista "la Capuozzo non si è dimessa, ci ha sempre detto che non era mai stata sotto ricatto e noi le abbiamo creduto. Poi leggiamo le intercettazioni sui giornali: quando abbiamo capito che il sindaco non ha denunciato qualcosa che doveva denunciare, anche se ha resistito, abbiamo deciso di espellerla". In questo senso, il comportamento dei 'Cinque Stelle' è stato perfettamente lineare, nonostante le polemiche.



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Roberto - Roma - Mail - lunedi 18 gennaio 2016 12.0
La Capuozzo non ha denunciato, ma ha resistito: la prima cosa è un demerito, la seconda è un merito, che dunque andrebbe premiato. Se questo sindaco avesse anche denunciato il Tizio, poteva rimanere a fare il Sindaco semplicemente perché aveva fatto il suo dovere? Mi sembra eccessivo: lo stato di diritto è l'opposto di un regolamento da caserma..


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