I fatti accaduti a
Colonia, Stoccarda e in altre città tedesche ed europee durante la notte di capodanno, ovvero
la serie di aggressioni contro le donne da parte di gruppi di uomini per lo più
immigrati, ci pone innanzi a seri
interrogativi, soprattutto all'assoluta necessità di un'analisi imparziale e approfondita della vicenda.
L'ondata migratoria della scorsa estate, diretta nei Paesi del
nord'Europa, aveva provocato reazioni diverse e contrarie nell'opinione pubblica e nei Governi coinvolti dal fenomeno. Le immagini di
famiglie in fuga dalle zone di guerra, che attraversavano i confini europei correndo a perdifiato, ci hanno accompagnato dai notiziari e dai giornali; le interviste ai
giovani laureati che cercavano
in Europa una vita migliore, lontana dalle dittature e dagli orrori della guerra ci hanno colpito profondamente, provocando un'ondata generale di empatia e di disapprovazione quando
l'Ungheria aveva iniziato la costruzione di un muro lungo il confine con la
Serbia, così come la
Bulgaria e la
Grecia avevano già fatto verso la
Turchia. Al di là delle implicazioni politiche, ci domandiamo se
l'Europa sia
pronta ad accogliere migliaia di profughi sconosciuti dal punto di vista culturale e antropologico, provenienti da Paesi in guerra,
senza sapere quasi nulla di questi conflitti, né da chi siano stati scatenati, né tantomeno da chi vengano finanziati; in pratica, senza altre notizie, se non quelle generiche diffuse tramite i media. La nostra
ignoranza, intesa come mancanza di conoscenza, non ci ha permesso di distinguere gli infiltrati, nonostante la paura
dell'Is imponesse il
massimo controllo. Crediamo, dunque, sia giunto il momento di
umanizzare i migranti, allontanandoci sia
dall'utopia salvifica, sia dai
deliri nazionalistici, lavorando altresì a una politica internazionale che garantisca lo sviluppo economico dei loro Paesi di provenienza, grazie alla cessazione dei conflitti e alla ricomposizione delle fratture interne, in modo che possano rendersi
autonomi e
autosufficienti. E, soprattutto, impegnandoci tutti nella diffusione della
cultura e
dell'istruzione, in modo che non debbano più ripetersi le
aggressioni verso le donne di qualche giorno fa, che ricordano, nonostante il diverso contesto storico, nella strategia e nelle modalità, la vicenda delle
'marocchinate', che ancora pochi conoscono.
Presidente del Centro antiviolenza e biblioteca 'Marie Anne Erize' di Roma