Vittorio LussanaPer iniziare la giornata con un certo 'sprint', è buona cosa andarsi a leggere alcune analisi totalmente 'campate' per aria. Come, per esempio, quella del collega Paolo Fallai, il quale, sulle colonne di Corriere.it, si è messo a pontificare, con i 'piedi al caldo' ovviamente, intorno alla fiera romana della piccola editoria 'Più libri, più liberi', in corso in questi giorni a Roma presso il Palazzo dei Congressi dell'Eur. Un evento che, secondo la 'vulgata', proporrebbe tante piccole imprese coraggiose e competenti, a fronte del monopolio generato da Mondadori, colpevole di aver assorbito Rcs libri. A parte il fatto che, in termini di economia politica, un modello di mercato che prevede pochi grandi operatori circondati da tante aziende più piccole tecnicamente non è proprio di "monopolio", Fallai denuncia il "deserto culturale della capitale" quando i giornalisti della sua stessa testata, pur cortesemente accreditati dai vari teatri romani - dai più piccoli ai più grandi - nemmeno si presentano per recensire una rappresentazione qualsiasi. In pratica, il deserto culturale romano è creato proprio dalla gente che Fallai vede e frequenta ogni giorno, tra un 'happy hour' e un 'apericena', non certo dalla Mondadori. In secondo luogo, a parte qualche caso particolare, nella piccola editoria regna ben altro che il coraggio, l'innovazione e la competenza, bensì una precisa categoria di persone disposte a tutto pur di avere un impiego di 'comodo', semiassistenziale, in molti casi addirittura mal pagato. E' difficile non notare l'incongruenza: anziché implorare un mercato più coerente e meno 'dopato', in cui chi sostanzialmente risulta fallito dovrebbe portare i propri libri contabili in tribunale e togliersi dalle 'balle', ecco a voi il solito 'piangino giustificatorio' che, alla fine, perdona tutti e immobilizza ogni cosa, persino situazioni che prevederebbero qualche 'annetto' di 'galera'. Questa mentalità da 'piagnoni' proprio non riusciamo a togliercela di dosso: essa appartiene a un corredo di ipocrisie a cui tutti siamo tenuti a conformarci. Eppure, ci vuol poco per tastare veramente il polso della mediocrità collettiva, non solo romana, di cui stiamo parlando: per esempio, basterebbe aprire la propria casella di posta elettronica per leggere le 'jumbo-mail' di una nutrita schiera di aziende, le quali propongono le proprie competenze senza minimamente porsi il problema di mantenere gli indirizzi delle altre imprese in copia nascosta: in pratica, tutti possono leggere gli indirizzi di tutti gli altri, secondo una mentalità che non è statalista o collettivista, bensì puramente 'cafona'. Questi sono i nostri piccoli editori coraggiosi e competenti: sono assai più corretti i grafici e i tipografi. La categoria degli editori italiani è invece quella di gente che si 'sputtana' da sola, prima ancora di promuovere le proprie attività. Negli altri Paesi europei, quando sei 'bruciato' vieni invitato, se non proprio spinto, a cambiare mestiere. Qui da noi, invece, si può continuare a fare il parassita a vita, certe volte persino per intere generazioni dinastiche. Certamente, il mercato opera una selezione selvaggia, in particolar modo in Italia: un Paese che, in questo settore, risulta più arretrato persino del Portogallo. Noi per primi, in genere evitiamo di porci in un'ottica 'iperliberista', poiché sappiamo bene che gli italiani leggono poco, vanno al cinema unicamente per farsi due risate con i 'cinepanettoni' ed eleggono Barbara D'Urso regina dell'intrattenimento televisivo. Ma si tratta, caro Fallai, di una situazione che non è stata creata né dal 'craxismo', né dal 'berlusconismo', bensì l'ha voluta, tanto tempo fa, una certa "sinistra che magna", intellettualmente 'avvinghiata' a una mentalità impiegatizia e assistenziale, che sopravvive, ancora oggi, secondo una logica di mero 'galleggiamento'. E ci fermiamo qui: lasciamo volentieri al collega Fallai la conseguente 'metafora' finale.


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Massimo - Roma - Mail - lunedi 7 dicembre 2015 22.33
Beh.... oddio, alla sinistra dei tempi che furono si può imputare una cultura da radical-chic che ha creato.delle caste, si, ma certo, um declassamento culturale a vantaggio del mercato, della assoluta mancanza di professionismo, dei cinetelepanettoni, di contenitori vacui pieni di sensazionalismo dell'apparire.... di una distruziome.della cultura avantaggio di ciò. ... dobbiamo rongraziare proprio il ventennio 90-2010
Roberto - Roma - Mail - lunedi 7 dicembre 2015 12.28
Chi manda certe email più che un "cafone" lo definirei un "c....one".......... è anche vero che un bel pò di gente certi impieghi non li merita proprio. Ma forse manca anche chi addestra il personale: una volta ci si teneva a certe cose. Tutti a briglie sciolte e allora ecco perchè tutto questo dilettantismo.


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