"C'è una frase importante che dice mia madre nel documentario: io non potevo capire se non avessi provato dolore. Quel dolore l'ho provato ed è stato immenso. E ora che ho un'altra possibilità, la userò per dimostrare che ce l'ho fatta e che ce la posso fare. Ora sono qui anche per mio figlio". Fabrizio Corona presenta
'Metamorfosi' all'Odeon di Milano, il film documentario che racconta gli ultimi due anni della sua vita, il 2011 e il 2012, prima di entrare in carcere. Il lungometraggio prosegue con la descrizione della sua vita in prigione e si conclude con la sua 'evoluzione' spirituale. Infine, viene celebrata una festa, dove non mancano gli sponsor e nemmeno i vip. Ci chiediamo se il 'bipolarismo' di
Fabrizio Corona, che sarebbe stato accentuato dalla sua vita mondana e ricca di eccessi secondo il suo avvocato difensore, non possa esporlo nuovamente ad altre tristi conseguenze, considerata la conferenza stampa e il film, dunque una nuova, ulteriore, sovraesposizione. Dopo il processo e la condanna, sono stati in molti a chiedere la grazia in suo favore. Nel giugno scorso, il giudice di sorveglianza,
Giovanna Di Rosa, ha deciso per l'affidamento temporaneo in una comunità presso una delle strutture
'Exodus' di
Don Mazzi, a Lonate Pozzolo (Varese).
Corona racconta nel documentario:
"Ora sono più sicuro di me. I miei sbagli e la galera sono stati necessari per diventare quello che sono. Ho sempre ostentato sicurezza, ma ora sono più sicuro di me: ho trovato la vera forza. Voglio lavorare in comunità per dimostrare a mio figlio che ce l'ho fatta e che ce la posso fare". 'Metamorfosi' è uscito nelle sale italiane lo scorso 10 settembre. Nel 2011, grazie all'amicizia con
Jacopo Giacomini, è nato questo progetto.
"Il nostro fine era quello di provare a trasmettere, attraverso le immagini, le parole, i suoni, i colori, le emozioni, onde di consapevolezza e amore che potessero accendere nel cuore degli spettatori il desiderio di avventurarsi in un viaggio nell'immensità del loro sé autentico", ha dichiarato quest'ultimo, il quale ha firmato con
Roberto Gentile la regia di un ravvedimento piuttosto mediatico, enfatizzato come fosse la vera 'svolta' di maturazione della vita di un ragazzo che ne ha combinate più di Bertoldo in Francia, mentre tanti giovani come lui, che hanno sempre e coerentemente dimostrato comportamenti corretti ed equilibrati, non fanno mai notizia. Ma si sa:
"Un peccatore pentito vale più di 99 giusti", recita la morale cattolica. Sarà forse per questo, che siamo un Paese così sensibile alle vicende di certe 'teste calde' d'Italia? Noi crediamo di sì.