Vittorio Lussana

Napoleone Bonaparte era solito affermare: “Quattro giornali ostili sono da temere più di mille baionette”. Sarà per questo motivo che il mestiere del giornalista è così temuto e disprezzato: temuto, perché un vero giornalista non può accontentarsi mai delle verità 'ufficiali'; disprezzato, poiché nel perseguire la verità, spesso egli scopre fatti o aspetti tali da danneggiare seriamente la reputazione di un ente, di un personaggio politico, di intere istituzioni. Tuttavia, colleghi come Cecilia Sala lavorano in luoghi dove il controllo della stampa è una dura realtà quotidiana. Nonostante ciò, il suo tipo di giornalismo è sempre intelligente, basato sui fatti, onesto nelle intenzioni e nei suoi effetti, che non serve altra causa se non quella della verità accertabile, esposta in un modo comprensibile per tutti. E' questo il motivo per cui lanciamo un appello alla Repubblica islamica dell’Iran, affinché liberi Cecilia Sala dalla propria condizione di reclusione presso il carcere di Evin, alla periferia settentrionale di Teheran. Perché si tratta di una collega che non si esprime mai tramite una serie continuata di giudizi assertivi; che non si preoccupa di delineare il proprio narcisismo; che redige i propri servizi rispettando il reale interesse pubblico e la curiosità più autentica di chi legge o ascolta. Cecilia Sala non ha mai lanciato accuse vaghe nei confronti di religioni, Stati, singole persone o istituzioni; non ha mai riempito le pagine di commenti senza fornire reali notizie; ha spesso pubblicato informazioni tese a chiarire voci e illazioni, anche in difesa della Repubblica islamica dell’Iran o dell’Islam in generale; non ha mai fatto resistenza alla forza pubblica e ha sempre analizzato con obiettività ed equilibrio ciò che governi e rappresentanti politici fanno o non fanno; ha sempre promosso il libero scambio delle idee, dando spazio a coloro la cui filosofia era diversa rispetto a quelle dominanti. Insomma, Cecilia Sala è una giornalista 'vera', che sfida le convenzioni, che mette in discussione i metodi tradizionali per provarne dei nuovi, soprattutto in termini tecnologici, che ha sempre dato voce e spazio a punti di vista indesiderati. Preghiamo, dunque, le massime istituzioni politiche e i vertici religiosi della Repubblica islamica dell’Iran, affinché venga liberata questa nostra collega deontologicamente degna del proprio ruolo professionale, che ha ricoperto in passato o che svolge ancora oggi. Con assoluta lealtà morale.




Direttore responsabile di www.laici.it

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