Silvio Berlusconi è, ancora oggi, il
'meno peggio' tra gli esponenti politici del centrodestra. Ed è proprio per tale motivo che dovrebbe provare a organizzare, all'interno dello schieramento cosiddetto
'moderato', delle elezioni
primarie di coalizione: assai probabilmente, le vincerebbe e riacquisterebbe un po' di 'smalto' personale. In questo modo,
Forza Italia non può più andare avanti: al momento, esso è un movimento politico ormai relegato ai margini, che pur di fare un poco di notizia è costretto a inviare ai dibattiti televisivi la sempre esasperante
Daniela Santanché, oppure 'l'interruttore professionista'
Maurizio Gasparri. Una forza politica liberale seria, in Italia, è più che mai necessaria: se
Berlusconi non ha più voglia di 'tirarla su', rischia di ritrovarsi 'schiacciato' dalle destre populiste, che finiranno col 'cannibalizzare' anche quel che di buono è stato fatto in passato. Una formazione conservatrice, moderna ed europea, serve soprattutto a garantire un'alternanza di Governo. Il disegno di non far nulla, al fine di mandare la
Lega Nord di
Matteo Salvini verso il classico isolamento delle
minoranze 'robuste', un'elaborazione che funzionò a lungo nei confronti del
Pci, potrebbe esser 'speso', in termini temporali, in favore di una serie di
riflessioni interne. Anche molto riservate, se si vuole, o puramente tattiche, ma preparatorie di una futura controffensiva. Alcuni lettori liberali pensano ch'io abbia spesso criticato
Forza Italia e il suo leader per questioni di provenienza ideologica, ma ciò non è affatto vero. E' vero, invece, esattamente il contrario: a sinistra, molti amici mi considerano
un autentico 'rompiscatole'. Il ruolo di un giornalista indipendente, che propone analisi e raccoglie impressioni, spesso momentanee o non richieste, non è quello di essere un dispensatore di consigli, né una sorta di
'battitore libero' a cui lettori e militanti possano 'attingere' a
'fondo perduto'. Questi sono miseri luoghi comuni, assolutamente di basso profilo. I commenti e gli editoriali di un osservatore vanno presi, sempre e comunque, col beneficio del
dubbio. Ovvero, calcolandone, di volta in volta, il corretto ed effettivo
peso specifico, poiché non rispondono a logiche di fiancheggiamento basate su una serie continua, diretta o indiretta, di
'endorsement'. Chi crede realmente nella democrazia si pone l'obiettivo di un suo funzionamento moderno, efficiente, adatto ai tempi. Da ragazzo, non amavo affatto
Bettino Craxi, pur non considerandolo un nemico pubblico o un traditore dell'ortodossia di sinistra. Ma quando fu costretto a uscire di scena, non mi piacque affatto il modo in cui venne trattato e abbandonato a se stesso. Ciò mi condusse a 'rileggere', con sincero interesse, la sua parabola politica, che fu poi quella di un socialista autonomista anticipatore, per molti versi, dell'attuale leaderismo. Il percorso di chi osserva la politica è apparentemente complesso, così com'è complessa la vita, la crescita di un giovane emergente, la maturazione di un uomo che ha ormai raggiunto l'età adulta e, spero, una propria saggezza e maturità. Non si può ridurre ogni cosa, questioni e persone, all'interno di schematismi automatici. Se domattina cominciasse a interessarmi un approfondimento del percorso storico di
Napoleone Bonaparte, ciò non significa ch'io stia auspicando l'instaurazione di un regime militare.
Bonaparte fu promosso generale a soli
17 anni: dunque, nel suo caso, qualcuno vide 'giusto'. Si cerchi, pertanto, di trovare un
buon talento anche tra le fila del moderatismo italiano. Qualcuno di interessante, ben preparato nella storia delle distinte tradizioni e dottrine politiche, assai scaltro anche sotto il profilo della comunicazione e nell'utilizzo dei nuovi media, in un'epoca di
'selfies' e
social network. Si faccia un tentativo, suvvìa. Perché se veramente il
'berlusconismo' è finito, insieme al 'fenomeno' terminerà anche la sua lenta agonia involutiva. Se, invece, il cavaliere avrà ancora la forza e il coraggio di giocarsi
un'ultima 'partita', riaprendo una
nuova fase di quella stagione politica che egli ha saputo
'incarnare', cosa che nel mondo del calcio, ma anche nel ciclismo, è spesso capitata
ai 'campioni' più grandi, egli non potrà che guadagnarne: in primo luogo, perché dimostrerà di essersi
battuto fino all'ultimo; in secondo luogo, perché recupererà molti
'punti' sul versante della nostra
stima umana e personale. Per lo meno, da parte del sottoscritto. Anche se non mi chiamo
Bonaparte.