Essere profondamente fascisti non basta. L'essere profondamente fascista è un marchio di distinzione per quei 'poveracci' che altro non hanno. L'appartenenza va sottolineata con azioni possibilmente 'televisate', così che l'azione possa supportare l'ideologia [sic] che si presume di sostenere. E' il caso della
videoreporter ungherese che, pur di avere buoni servizi e assurgere nell'Olimpo del giornalismo di regime, che procura benefici sociali e onori di Stato, prendeva a calci le ragazzine e sgambettava padri di famiglia con figlioletti in braccio.
L'umanoide dal biondo capello e dallo sguardo di ghiaccio è la
'donnetta' che il regime di
Orban ha il dovere di formare e quindi, in una confusione infernale tra causa ed effetto, è lei stessa, la
'donnetta', a proporsi come perfetta
'serva del Capo', andando oltre, probabilmente, a ciò che il Capo stesso richiede ai suoi fedeli: propagare una finta umanità attraverso la crudeltà delle nostre azioni, opportunamente ritoccate dal 'maquillage' televisivo, celebrando, al contempo, la natura maschilista del potere e
l'asservimento del 'femminino' a quello stesso potere che, profondamente, non le appartiene.
L'Ungheria è un pericolosissimo
laboratorio, che rischia di far saltare in aria
l'Europa.