Nel breve volgere di un anno,
Matteo Renzi si è giocato tutto. E adesso sta cercando 'sponde' per riuscire a rimanere a Palazzo Chigi. Un soccorso che probabilmente otterrà, ma che rischia di condurlo a chiedere un 'rimpasto' al presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella. Un'operazione che il Quirinale, a sua volta, potrebbe non approvare, preferendo la nascita di un nuovo Governo di larghe intese guidato, probabilmente, da
Giuliano Amato, l'unico in grado di favorire l'apertura di un nuovo ciclo di normalizzazione politica del Paese. Il 40,8% delle elezioni europee dello scorso anno ha provocato un effetto 'ubriacatura' che rischia di costare molto caro all'ex sindaco di Firenze. Ma soprattutto, ha palesato una nutrita schiera di giovani esponenti del Pd certamente attivi e intraprendenti sotto il profilo comunicativo e dell'immagine, ma piuttosto impreparati in quello metodologico, dimostrando una clamorosa mancanza di visione strategica da realizzare. Attenzione: noi riteniamo che
Renzi, nei mesi scorsi, abbia avuto ragione a far 'saltare' il patto del Nazareno, imponendo
Sergio Mattarella al Quirinale. O, per lo meno, abbiamo ritenuto la vicenda pienamente comprensibile. Se, infatti, il Partito democratico poteva anche cedere su una prima condizione posta in premessa, quella di non candidare in nessun modo e per nessun motivo
Romano Prodi alla principale carica dello Stato, di certo non gli si poteva nemmeno chiedere di 'calarsi' totalmente le 'brache' accettando, in alternativa, il nome di
Giuliano Amato, già deciso in molte 'segrete stanze' del 'palazzo'. Certi paradossi della politica italiana non moriranno mai: proprio l'aver mantenuto un 'punto' di principio ha finito con l'indebolire gravemente
Matteo Renzi, trascinandolo verso l'impaludamento dei giorni attuali. Resta pur vero che tutti quegli 'ambienti centristi' ancora disposti a 'puntare' le proprie 'carte' sul
'Partito della Nazione' siano, al momento, pienamente al lavoro. E, probabilmente, già in autunno produrranno nuovi sostegni al Governo attualmente in carica. Tuttavia, l'esecutivo ha finito con l'indebolirsi eccessivamente sul proprio fianco sinistro. E questi sono errori che, in politica, si pagano sempre. Soprattutto di questi tempi, in cui le distinte fasi politiche si susseguono e si esauriscono a velocità 'fotonica', per non dire astrale. Prima della fine dell'anno in corso, il premier potrà ancora vincere qualche battaglia, ma finirà col perdere la guerra. Se, invece, deciderà di rimettersi nelle mani del
presidente Mattarella chiedendo un reincarico, potrebbe addirittura perdere sia le prime, sia la seconda. Il mito della 'velocità' - o della 'fretta confusionaria', secondo qualcuno - generato, 'battezzato' ed enfatizzato dallo stesso
Renzi in persona, rischia di ricadere pesantemente su di lui, seppellendolo sotto una pietra tombale di discrete proporzioni. Un'eventualità destinata a stravolgere nuovamente la nostra geografia politica. Materia, quest'ultima, che non va mai confusa con la Storia.