L'islamismo radicale dell'Is ha colpito, nel momento in cui scrivo e in poche ore, in Francia, Tunisia e Kuwait, provocando una sessantina di morti e più o meno altrettanti feriti. Obiettivi dell'attacco terroristico multiplo: un'azienda che produce gas in Francia (con decapitazione e scritte in arabo sulla testa mozzata); hotel affollati di turisti in uno dei luoghi più belli di tutta la Tunisia; una moschea 'sciita' a Kuwait city. Scopo dei terroristi? Seminare il terrore in nome di un mondo prossimo venturo basato su cose che, come in tutti i regimi dittatoriali, vedono solo loro. E dato che le vedono loro, tutti dovrebbero vederle. Che una simile scia di morte ci trovi quasi insensibili, o quasi totalmente assuefatti, è un fatto che angoscia ancor più dell'orrore degli attentati in sé. L'evoluzione dell'essere umano rimbecillito da Facebook parte anche dal comprendere che certi accadimenti, che paiono lontani, hanno ripercussioni anche nell'immediato vicinato, dietro l'angolo, insomma a casa nostra. E questo anche Facebook lo insegna. Cercare di mettersi la coscienza a posto con un paio di 'tweet', un post e qualche "povera gente", lascia peggiorare un mondo già sufficientemente invelenito dai vari integralismi religiosi e politici, dove tutti gridano alla mancanza di umanità. Un'umanità che nessuno vuole risvegliare veramente.