Vittorio Lussana15 anni di 'berlusconismo' e di seconda Repubblica avevano, già di per sé, devastato e degradato l'Italia. Oggi, il 'renzismo' si sta incaricando di proseguire tale deriva d'inculturazione, involgarimento e svilimento, istituzionale e collettivo. Diciamolo francamente: un Paese come il nostro, in cui le ideologie piccolo borghesi hanno spesso contagiato anche le classi popolari e cittadine, non può far altro che riprodurre quelle stesse ideologie piccolo borghesi che perpetuano in peggio, con nuovi nomi e sotto nuove bandiere, l'eterno fascismo italiano. Senza una vera rivoluzione culturale laica non avremo mai un'autentica 'svolta' italiana. E il cambiamento profondo di mentalità che serve urgentemente al nostro Paese non potrà mai avvenire, se non alla luce di quel principio laico di umanità tra tutti i cittadini, in grado di interrompere il dominio di uno Stato concepito nelle sue forme più trascendenti e schiaccianti, tirannico o paternamente provvidenzialista, dittatoriale o democratico, ma sempre omologativo, centralista, lontano. Soprattutto, lontano. Di qui, l'impossibilità tra classe politica e cittadini d'intendersi e di essere intesi, a causa di una concezione paternalistico-autoritaria dello Stato per i cattolici, fortemente burocratizzata per tutti gli altri, che diviene il principale ostacolo alla realizzazione di una società sinceramente nuova e diversa. Non può essere lo Stato a risolvere i gravi problemi culturali, morali e di legalità di cui soffre l'Italia, poiché tali questioni, se messe tutte assieme, costituiscono il problema dello Stato stesso. Tra una qualsiasi tipologia di Stato e l'antistatalismo degli italiani esisterà sempre un abisso, che si potrà colmare solamente quando si riuscirà a creare una nuova forma di Stato di cui i cittadini possano, a pieno titolo, sentirsi parte. Andrebbero dunque ripensati i fondamenti stessi dello Stato e il concetto di individuo che ne sta alla base. E, alla tradizionale concezione di individuo, giuridica e astratta, sostituirne una nuova, che ne esprima la realtà vivente. L'individuo non è un'entità chiusa, bensì entra in rapporto, per fini organizzativi, con altri individui, poiché l'uomo, inteso in senso civico, è il 'luogo' di tutti i rapporti tra gli uomini. Individuo e Stato dovrebbero coincidere nella pratica quotidiana di tutti i giorni, per poter esistere entrambi. Un 'capovolgimento' politico di tal genere, laico e civile allo stesso tempo, rappresenta l'unica strada che potrebbe consentirci di uscire, finalmente, dal dualismo fascismo/antifascismo, da quel circolo vizioso che comporta solamente una continua contrapposizione tra eccessi opposti. Detto in termini pienamente liberali, in Italia ognuno dovrebbe acquisire una propria autonomia: autonomia personale, cioè del singolo individuo, ma anche del comune rurale, delle fabbriche, della scuola, della città, delle aziende stesse, piccole o grandi che siano. Insomma, autonomia di tutte quelle forme della vita sociale che una sinistra modernamente laica e riformista dovrebbe comprendere e realizzare in quanto progetto oggettivo, lucido, di 'sfondo', per l'Italia del futuro.


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Alba - Fabrica di Roma (Vt) - Mail - mercoledi 6 maggio 2015 11.52
"Un abisso, che si potrà colmare solamente quando si riuscirà a creare una nuova forma di Stato di cui i cittadini possano, a pieno titolo, sentirsi parte" . Sentirsi parte di un tutto, e solidale con tutti, è un traguardo difficile da realizzare da parte di chi è allevato a non assumersi altre responsabilità che quelle che gli/le vengono imposte, con la forza, col ricatto morale o con la convenienza personale. Non solo difficile da realizzare per scarso senso di responsabilità e amore per gli altri, ma soprattutto per inesistente, o quasi, volontà di mettersi in gioco senza altre contropartite per decostruire la realtà sociopolitica attuale e ricostruire una società così lontana che ci vorranno un paio di secoli (se sopravviviamo) a cominciare a vederne la forma. Eppure, da laica continuo a lavorarci, ma gli anni passano e chi dovrebbe raccogliere il testimone per continuare il cammino è sempre più distratto....
Cristina - Milano - Mail - lunedi 4 maggio 2015 12.14
Una sinistra moderatamente laica non la vedo... Il suo è il pensiero di una politica sana, auspicabile ma inesistente. Ora viviamo in una "democratica dittatura" sinistroide, che ci sta distruggendo e sta portando il popolo italiano alla deriva.
Roberto - Roma - Mail - lunedi 4 maggio 2015 11.34
Come al solito concordo nella sostanza con il Direttore. Ma queste idee potrebbero essere una buona base programmatico-culturale per una cosa da fare a sinistra del PD e non alla sua destra, che sono tutti degli "zombie" oramai.........
Alice - ITALIA - Mail - lunedi 4 maggio 2015 7.38
Condivido tutto, tranne l'inizio, che individua la causa; in effetti la deriva la causò qualche anno di potere al Di Pietro giustizialista.
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - lunedi 4 maggio 2015 6.49
RISPOSTA N. 2: gentilissimo lettore, vengo allora a porgerle, sinceramente, le mie più cordiali scuse, per aver frainteso il suo pensiero. Di 'matti' in rete ne circolano tanti e, in genere, per mere questioni di diffidenza o, nel mio caso, per deformazione professionale, si è portati a dedurre e a interpretare 'retropensieri', anche quando non ve ne sono. Pertanto, la ringrazio con amicizia per il suo interesse e mi considero professionalmente lusingato per la stima e la considerazione rivolta nei miei confronti. Con viva cordialità. VL
carlo cadorna - Frascati - Mail - lunedi 4 maggio 2015 6.8
Gentile Direttore, temo di essere stato frainteso e me ne scuso. Io la leggo perché è raro poter leggere articoli intelligenti come i Suoi, fonte per me di riflessione. Il significato del mio commento voleva essere quello di sollecitare un maggiore approfondimento della interessantissima tesi da Lei accennata. Debbo tuttavia ribadirLe che il perseguimento della legalità è un obbligo per chiunque eserciti un potere pubblico (N. Bobbio).
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - domenica 3 maggio 2015 23.52
RISPOSTA AL SIGNOR CADORNA: caro lettore, mi sembra di scorgere dell'ironia nel suo commento. Se così è, le faccio innanzitutto presente che le Forze dell'ordine non hanno, tra le loro funzioni, quello di garantire "la legalità", come dice lei, che invece è compito del potere giudiziario, bensì la sicurezza dei cittadini. Un compito che può essere svolto in vari modi, i quali possono determinare la differenza esistente tra uno Stato di Polizia e lo Stato di diritto vero e proprio. In secondo luogo, sempre facendo riferimento all'ironia che mi pare di aver intravisto - forse sbagliando - nel suo commento, ammetto che, in un certo senso, le teorie di "coerenza relativa" delle meccaniche quantistiche possono avvicinarsi a un autonomismo politico che, certamente, non è sinonimo di anarchia o di una libertà del singolo 'sganciata' da ogni vincolo, morale o di dovere civico, rispetto all'interesse generale. Anzi, in ciò le confesso una mia maggior vicinanza al pensiero 'gentiliano', cioè quello di una sintesi tra Stato e libertà individuale, rispetto alle quattro forme distinte della filosofia 'crociana'. Teoria la quale, pur mantenendo una propria ragion d'essere in termini scientifici, corre il rischio di interpretazioni falsate, che possono riprodurre comportamenti contraddittori, in cui il diritto del singolo non risulta "distinto" da obblighi e doveri sociali, ma protetto da una vera e propria barriera divisoria. Il principio liberale della distinzione, che per esempio tutela il diritto di resistenza, la proprietà privata, o persino la successione patrimoniale, a cui il nostro codice civile dedica un'intera sezione, non può essere confuso in quarto "arte della divisione". Se si divide, anche solamente per comandare meglio, allora si ricade nel conservatorismo e nello Stato autoritario. Cordiali saluti. VL
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - domenica 3 maggio 2015 15.41
La Sua tesi è affascinante, specie dopo i fatti di Milano dove, esattamente come a Genova, lo Stato ha abdicato al suo dovere principale: quello di garantire il rispetto della legalità perché essa rappresenta, in uno stato democratico, il bene comune. Mi fa venire in mente la teoria quantistica...


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