
15 anni di 'berlusconismo' e di seconda Repubblica avevano, già di per sé, devastato e degradato l'Italia. Oggi, il 'renzismo' si sta incaricando di proseguire tale deriva d'inculturazione, involgarimento e svilimento, istituzionale e collettivo. Diciamolo francamente: un Paese come il nostro, in cui le ideologie piccolo borghesi hanno spesso contagiato anche le classi popolari e cittadine, non può far altro che riprodurre quelle stesse ideologie piccolo borghesi che perpetuano in peggio, con nuovi nomi e sotto nuove bandiere, l'eterno fascismo italiano. Senza una vera rivoluzione culturale laica non avremo mai un'autentica 'svolta' italiana. E il cambiamento profondo di mentalità che serve urgentemente al nostro Paese non potrà mai avvenire, se non alla luce di quel principio laico di umanità tra tutti i cittadini, in grado di interrompere il dominio di uno Stato concepito nelle sue forme più trascendenti e schiaccianti, tirannico o paternamente provvidenzialista, dittatoriale o democratico, ma sempre omologativo, centralista, lontano. Soprattutto, lontano. Di qui, l'impossibilità tra classe politica e cittadini d'intendersi e di essere intesi, a causa di una concezione paternalistico-autoritaria dello Stato per i cattolici, fortemente burocratizzata per tutti gli altri, che diviene il principale ostacolo alla realizzazione di una società sinceramente nuova e diversa. Non può essere lo Stato a risolvere i gravi problemi culturali, morali e di legalità di cui soffre l'Italia, poiché tali questioni, se messe tutte assieme, costituiscono il problema dello Stato stesso. Tra una qualsiasi tipologia di Stato e l'antistatalismo degli italiani esisterà sempre un abisso, che si potrà colmare solamente quando si riuscirà a creare una nuova forma di Stato di cui i cittadini possano, a pieno titolo, sentirsi parte. Andrebbero dunque ripensati i fondamenti stessi dello Stato e il concetto di individuo che ne sta alla base. E, alla tradizionale concezione di individuo, giuridica e astratta, sostituirne una nuova, che ne esprima la realtà vivente. L'individuo non è un'entità chiusa, bensì entra in rapporto, per fini organizzativi, con altri individui, poiché l'uomo, inteso in senso civico, è il 'luogo' di tutti i rapporti tra gli uomini. Individuo e Stato dovrebbero coincidere nella pratica quotidiana di tutti i giorni, per poter esistere entrambi. Un 'capovolgimento' politico di tal genere, laico e civile allo stesso tempo, rappresenta l'unica strada che potrebbe consentirci di uscire, finalmente, dal dualismo fascismo/antifascismo, da quel circolo vizioso che comporta solamente una continua contrapposizione tra eccessi opposti. Detto in termini pienamente liberali, in Italia ognuno dovrebbe acquisire una propria autonomia: autonomia personale, cioè del singolo individuo, ma anche del comune rurale, delle fabbriche, della scuola, della città, delle aziende stesse, piccole o grandi che siano. Insomma, autonomia di tutte quelle forme della vita sociale che una sinistra modernamente laica e riformista dovrebbe comprendere e realizzare in quanto progetto oggettivo, lucido, di 'sfondo', per l'Italia del futuro.