Non sono un consumatore di televisione e ne sono contento senza vanti. Non solo perché la tv italiana fa schifo, pena e orrore - salvo alcuni 'lampi' improvvisi - ma perché non amo il mezzo. Preferisco la radio, ché come diceva Eugenio Finardi: "Libera la mente e non si smette di pensare". Il giornale online di cui sono editore si sta occupando di '1992', una serie pretenziosa e con pochi pregi ideata da Stefano Accorsi. E, proprio preparandomi a seguirla in qualità di critico, sono casualmente 'incappato' nella riedizione del 'Karaoke' di 'fiorellana' memoria, su 'Italia 1'. Ho passato all'estero gran parte degli ultimi 10 anni della mia vita e, tornato in Italia, scopro che nulla è cambiato del panorama televisivo: c'è sempre Carlo Conti, con il suo insulso programma di un livello culturale indecente; ci sono sempre i soliti Forum, Amici, Giudici, Chi li ha visti? Chi li ha persi? Chi se li piglia? Il 'Karaoke' con un nuovo conduttore francamente imbarazzante - almeno Fiorello era 'bravo' sul serio - ci mancava. Mi permetto così uno straordinario e coltissimo [sic] parallelo tra televisione 'rimbambitrice' e politica 'rimbambente': una fa cose vecchie spacciandole per nuove; l'altra, anche, con il 'digital divide' che spacca la popolazione tra chi è costretto a seguire insulsaggini e chi le insulsaggini se le crea sui social. Trovo tutto questo assai inquietante.