Esponenti come Maurizio Lupi, Roberto Formigoni e lo stesso Carlo Giovanardi, a loro modo sono ammirevoli. Nulla a che vedere con i Moro o i De Gasperi, per carità. Ma nella loro coazione a ripetere sempre gli stessi, medesimi, errori torna alla mente una strana nostalgia di 'retrogusto': quel cattolicesimo ritualista e un po' soffocante; il senso di un'appartenenza riconoscibile; una radice culturale antica, che richiama la questione romana, l'impegno dei cattolici in politica, il compromesso 'sturziano' con le procedure laiche della democrazia parlamentare. Il cattolicesimo-democratico, quello vero, merita sempre una dose di stima sincera, anche da parte di un nemico. E' uno 'strano affetto', basato su sentimenti di umanità, pur riconoscendo ormai a 'occhio nudo', con l'andare del tempo, le loro contraddizioni e inadeguatezze. Per lunghissimi decenni, essi sono stati i moderati, i saggi, i 'centristi' equilibrati. Oggi, invece, i veri 'borderline' sono diventati proprio loro. Il 'Furmiga', per esempio, ha cercato a lungo di ritagliarsi un'immagine di modernità mirante a riposizionare il suo personalissimo cattolicesimo sulle antiche frontiere di influenza e condizionamento sociale della vecchia Dc. Si è trattato di un tentativo 'silenzioso', camuffato da apparente vivacità. 'Zitti zitti', questa pattuglia di democristiani stava cercando nuovi spazi, anche se a lungo colonizzati dall'aziendalismo 'berlusconiano', che per quasi un ventennio era sembrato monolitico, senza 'crepe'. Politicamente, non sono 'niente male' i democristiani: abili, insidiosi, astuti, ipnotici, in molti casi meditativi e intelligenti, seppur repressi da quella loro 'cappa' conformista. In una società in cui due stilisti conservatori e omosessuali polemizzano con una rockstar di fama mondiale che si batte per i diritti del mondo Lgbt, i democristiani sembrano veramente pesci fuor d'acqua. Una specie da proteggere, in via d'estinzione come i lupi marsicani: povere 'bestie'.