In passato, le religioni hanno avuto la possibilità di contraddire il potere del capitalismo globale. Un compromesso che esse si dimostrarono pronte a ottemperare a patto di ottenere una tacita autorizzazione a limitare comportamenti eccessivamente libertari. Il vecchio patto di potere in altro non consisteva che in questo: nel mascherare il liberalismo degli Stati moderni, affidando alle religioni la funzione di imporre freni e dogmi alle distinte società mondiali. Ma in realtà, chi nutre una fede genuina sa bene che, anche in forme di governo laiche o secolarizzate, non c'è contraddizione più scandalosa di quella tra religione e potere. Le religioni, soprattutto nelle loro interpretazioni più fondamentaliste, integriste e teocratiche, dovrebbero fare lo sforzo di comprendere che la modernità di una società laicizzata, soprattutto nei comportamenti e negli stili di vita, rappresenta un nuovo 'spirito', il quale intende fornire una nuova visione della vita in cui sviluppare una forma compromissoria dell'esistenza umana, pur senza trascendere nel relativismo etico. Si tratta di una condizione dotata di un'intensità assolutamente nuova, maturata a lungo in questi ultimi decenni. Essa dice, nella sua laconicità di fenomeno, che le religioni sono comunque destinate a deperire, sopravvivendo solamente come prodotto di consumo mediatico, in quanto 'forma' di folclore sfruttabile esclusivamente sotto il profilo comunicativo, pienamente mescolabili al tecnicismo e al pragmatismo. Proprio quest'ultimo risvolto, tuttavia, non rappresenta affatto un modo attraverso il quale fede e religione vengono sostanzialmente ridimensionate, ma la possibilità stessa di 'ideologizzare', quindi di rendere politicamente più espressivo, il linguaggio religioso sul terreno mediatico e comunicativo. Questo è il motivo di fondo per cui le minacce che l'Isis manifesta quasi quotidianamente verso il mondo occidentale appaiono deflagranti e ci colpiscono nella loro crudezza e unilateralità. Ma ciò significa che siamo di fronte a un fenomeno di religiosità horror che rischia di allontanare ulteriormente, anziché avvicinare, l'opinione pubblica mondiale dalle religioni, col rischio di annullare ogni verità di fede facendo venire a mancare quei valori di solidarietà e di amore verso il prossimo che le religioni stesse sarebbero in grado di mantenere e di difendere. E ciò rappresenta la vera blasfemia del fondamentalismo più integrista e inattuale: un suicidio, praticato in diretta televisiva e mediatici, delle religioni in quanto visione escatologica della vita.