Je suis Charlie. Si potrebbe scrivere dell'orrendo attentato che ha colpito la sede del settimanale satirico 'Charlie Hebdo', a Parigi, in tanti modi. Si potrebbe parlare della matrice islamica, del vile gesto, di una 'punizione' contro la Francia di Hollande e le sue operazioni militari in Libia, o contro lo Stato islamico dell'Isis. Si potrebbe rammentare il triste bilancio di 12 vittime e 8 feriti, di cui 5 in gravissime condizioni. O si potrebbero elencare tutti i leader dei vari Paesi del mondo che si sono uniti nel cordoglio a tutta la nazione francese e di come, solo adesso, quegli stessi leader riescano a sentire il fiato sul collo del terrorismo jihadista, sempre più incalzante, sempre più vicino. Noi abbiamo scelto di iniziare così, con una semplice affermazione che sui social network è diventata l'espressione diretta del dolore collettivo e della vicinanza alle vittime di questa violenza gratuita e barbarica. Oggi, come già detto, noi tutti siamo Charlie. Poiché non è stato attaccato solo un giornale, ma sono morte delle persone la cui unica colpa è stata quella di aver esercitato un diritto sacrosanto: esprimere la propria opinione liberamente. 'Charlie Hebdo' è famoso in patria (molto meno all'estero) per le sue vignette satiriche e dissacranti, in alcuni casi al limite dell'osceno, molte delle quali rivolte contro l'Isis e il terrorismo di matrice jihadista. A essere colpito non è stato, quindi, solo un giornale di un Paese europeo e occidentale, ma il concetto stesso di libertà di stampa e di opinione, il fondamento di ogni singola Costituzione dalla rivoluzione francese del 1789 a oggi. Nessuna censura, nessuna paura di dire le cose come stanno, di dar voce alla 'pancia' di un popolo che ha fatto della convivenza pacifica uno dei pilastri della propria esistenza e che, ora, si trova a piangere chi ha difeso la coesistenza pacifica dall'oscurantismo del fondamentalismo. Un valore, la libertà di stampa, che forse riteniamo scontato, acquisito come dato. Questo attentato ci riporta tristemente alla realtà: esistono luoghi in cui un'opinione non può essere espressa in piena libertà. Paesi in cui chi prova ad alzare la testa può vedersela tagliare di netto dal collo. Ancor più allarmante è che questa pretesa di controllo ideologico si sta lentamente espandendo verso occidente. Mai demordere, esattamente come farà 'Charlie Hebdo', che dopo il lutto tornerà a raccontare, con la solita e forse ancor più vibrante ironia, la realtà che stiamo vivendo. Senza peli sulla lingua, così come chiunque svolge questo mestiere dovrebbe fare sempre. Perché in fondo, nous sommes Charlie.